Dpcm, le alternative ci sono. L’immunologa Antonella Viola spiega cosa c’è da fare davvero

La scienziata dell’università di Padova ha indicato in tre punti principali le sue idee su come andrebbe gestita l’emergenza

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PADOVA. ‘Cosa fare (per chi mi dice che non c’erano alternative)’. Così Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova, ha intitolato un post su Facebook in cui indica una serie di misure da attuare, secondo lei, per frenare la corsa dell’epidemia di Covid-19. Lo scopo principale è quello di fornire un secondo punto di vista, alternativo al nuovo Dpcm firmato dal presidente Conte il 25 ottobre. La dottoressa, in altre occasioni, aveva già espresso contrarietà alla chiusura anticipata di bar e ristoranti.

Nel ‘suo’ dpcm, la prima voce riguarda il problema scuola-trasporti. “Subito: prime 3 classi delle superiori lezioni in presenza con ingressi sfalsati. Ultimi 2 anni Dad”, didattica a distanza, al ” 75%. Nelle prossime settimane: trovare nuovi mezzi e personale per far tornare tutti in presenza”.

Al secondo punto la dottoressa Viola parla di chiusure. “Subito: identificare attraverso i dati di tracciamento raccolti tra maggio e la prima settimana di ottobre i luoghi a maggior rischio di contagio. Chiudere solo quelli (per esempio, se salta fuori che nei cinema non ci sono stati contagi, perché chiuderli?). Nelle prossime settimane: adeguare i locali o le regole per permettere le riaperture”.

Infine, la questione contagi. “Subito: Dad per università. No sport da contatto. Lavoro agile per chiunque non sia necessario sul posto di lavoro. No cerimonie religiose. No sport invernali. Chiare indicazioni per gli anziani e le persone con patologie (devono vedere il minor numero di persone possibile e sempre con mascherina per tutti, quindi niente pranzi, caffè o qualunque occasione in cui non si tenga la mascherina). Se ristoranti aperti (vedere sopra), massimo 4 persone al tavolo (a meno che non siano un unico nucleo familiare). Mascherina obbligatoria sempre dalle scuole medie. Nelle prossime settimane: far arrivare i test rapidi in ospedali, Rsa, scuole, fabbriche. Assumere personale per il tracciamento. Aumentare posti letto in ospedale e assumere personale sanitario (questo è l’unico punto che in realtà non è fattibile in poche settimane)”.

Ad Agorà, su Raitre, la Viola ha poi aggiunto: “Non si può andare avanti a colpi di lockdown e di coprifuoco: non serve un approccio di buonsenso o di pancia, ma un approccio razionale. Le misure vanno prese sulla base dei dati”. Dati che però non sono a disposizione di chi dovrebbe poterli analizzare: “Dobbiamo capire dove avvengono i contagi, i dati del tracciamento ci sono e vanno a messi a disposizione della comunità scientifica – ha infatti sottolineato la scienziata – I contagi avvengono nei ristoranti? Nei bar? Nei cinema? Se non ci sono dati precisi, perché usare la falce e chiudere tutto? Il problema non si risolve a Natale, dovremo farci i conti probabilmente almeno per un anno”.

Pierre

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