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Agenti aggrediti nel penitenziario di Campobasso, la solidarietà della Garante dei diritti: più attenzione alla realtà carceraria

Leontina Lanciano interviene all’indomani dell’aggressione perpetrata da un detenuto con problemi di natura psichiatrica. E nel manifestare vicinanza alle vittime, auspica un potenziamento del sistema di assistenza penitenziaria


CAMPOBASSO. All’indomani dell’aggressione avvenuta in carcere ai danni di quattro agenti della polizia penitenziaria “azzannati” da un detenuto con problemi psichici, interviene la Garante del diritti della persona in Molise Leontina Lanciano, che, nell’esprimere solidarietà alla vittime, pone anche il problema del potenziamento del sistema di assistenza penitenziaria.

“In qualità di Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale e ristrette in istituti penitenziari, – afferma – esprimo profonda solidarietà ai quattro agenti della Polizia Penitenziaria, in servizio presso la Casa circondariale di Campobasso, recentemente aggrediti da un detenuto affetto da problematiche, stando a quanto si apprende da fonti legate all’ambiente carcerario, di natura psichiatrica.

Il ruolo che rivesto mi vede costantemente al fianco dei soggetti reclusi, ma le funzioni di Garante dei diritti della persona mi rendono vigile ed attenta sui bisogni e le esigenze di tutti i cittadini. Non posso pertanto non manifestare vicinanza ai quattro agenti per il gravissimo episodio di violenza di cui sono rimasti vittime, che disapprovo e condanno fermamente.

Tale episodio palesa alcune precarietà organizzative relativamente ai servizi di gestione dell’apparato penitenziario nel nostro Paese ed in particolare nella realizzazione dei necessari percorsi di cura dei soggetti affetti da determinate patologie.

Per questa tipologia di detenuti, si rende dunque necessario potenziare il sistema dell’assistenza penitenziaria, attraverso l’attuazione di servizi specifici, in grado di assicurare la continuità terapeutica e, ove possibile, la reintegrazione nel contesto di appartenenza.

I reclusi affetti da tali disturbi, soprattutto in momenti di contingenze emergenziali, come quelle legate alla pandemia in atto, dovrebbero essere seguiti attraverso trattamenti incentrati sulle esigenze individuali di ciascuno.

Auspico dunque che, a fronte dei fatti gravissimi recentemente accaduti, – conclude – si presti maggiore attenzione alla difficile realtà carceraria, per evitare il verificarsi di episodi simili e soprattutto porre rimedio alla condizione di disagio in cui versano i detenuti e, insieme a loro, tutti gli operatori del settore, compresi gli stessi agenti di polizia penitenziaria”.

 

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