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Covid, Facciolla: Molise in ginocchio e Florenzano se ne infischia

Il segretario regionale del Pd non molla la presa sulla gestione dell’emergenza: “Il direttore generale ricorda Clark Gable in Via col vento’


CAMPOBASSO. Una controreplica a testa bassa, quella del segretario regionale del Pd Vittorino Facciolla al direttore generale Asrem Oreste Florenzano. Pomo della discordia, la gestione dell’emergenza Covid, sulla quale l’esponente Dem rinfaccia al vertice dell’Azienda sanitaria regionale di non aver mai accettato, né lui né il governatore Donato Toma, le proposte pervenute da parte dell’opposizione in materia di ospedali e riorganizzazione del servizi sanitari.

“Abbiamo fatto proposte, decine di proposte – dichiara Facciolla – e abbiamo avuto un atteggiamento collaborativo, ma non siamo mai stati ascoltati dal dottor Florenzano, che continua ad avere atteggiamenti melliflui quando è davanti ai microfoni. Questa estate avevamo denunciato la carenza di ambulanze del servizio 118 e la conseguente devastazione del sistema dell’emergenza-urgenza; questa carenza è diventata ancora più drammatica ora che il duo Toma-Florenzano ha stabilito che quelle poche ambulanze dovranno occuparsi anche del trasporto dei malati Covid. Solo qualche giorno fa abbiamo messo in evidenza il problema della grave carenza di vaccini e ieri i pediatri molisani e i medici di medicina generale, in un documento pubblico, ci hanno dato ragione, dicendosi preoccupati perché non solo i vaccini non ci sono, ma quando e se arriveranno sarà pressoché inutile, perché è ormai saltata la campagna di prevenzione (motivo per cui esistono i vaccini)”.

“Abbiamo da tempo individuato e proposto la soluzione dell’ospedale Covid a Larino – continua il consigliere regionale – soluzione rimasta inascoltata dal duo Toma-Florenzano che ora cerca di correre ai ripari. Dopo aver creato zone promiscue in tutti gli ospedali della regione ieri hanno affermato che servono 4 mesi per completare i lavori della torre Covid al Cardarerelli. E ci tocca sentire anche che per ripristinare il ‘Vietri’ sarebbe servito lo stesso tempo. Intanto non è vero perché l’ospedale di Larino era già pronto e bastava riorganizzare il personale, in secondo luogo se ci fosse stata la volontà già da marzo, a questo punto l’ospedale Covid di Larino sarebbe già bello e pronto e perfettamente operativo. In terzo luogo abbiamo visto nelle altre regioni creare ospedali dal nulla in meno di un mese; in Abruzzo, ad esempio, dove prima della pandemia esistevano 90 posti in terapia intensiva ora ce ne sono 130. Il presidente Marco Marsilio il 14 luglio 2020 ha consegnato alla città di Pescara una struttura d’eccellenza ricavata da un locale abbandonato e in meno di 90 giorni ne ha fatto un ospedale Covid capace di assorbire e gestire qualsiasi tipo di emergenza”

“Infine abbiamo denunciato più volte le condizioni difficili e talvolta estreme degli operatori sanitari molisani e abbiamo suggerito di fare nuove assunzioni perché i fondi Covid trasmessi dallo Stato alle Regioni lo consentivano. E neanche questo ha fatto il duo Toma -Florenzano e il personale medico sanitario è stremato al punto che questo pomeriggio manifesteranno in piazza a Campobasso, guidati dalle sigle sindacali, cercando di attirare così l’attenzione di chi, da mesi, non risponde alle loro domande. Tutto questo è ciò che noi abbiamo osservato e fatto dalla nostra umile panchina a bordo campo. Lei invece dott. Florenzano, che siede comodamente in poltrona fumando il sigaro, così come ha fatto alla faccia nostra mentre eravamo in riunione per l’emergenza Covid, lcosa sta facendo? Cosa ha fatto di concreto per fronteggiare questa emergenza? A parte spendere 113mila euro di pensiline? Cosa ha fatto per le Usca visto che ce ne sono solo 3 e dovrebbero essercene 6? Cosa ha fatto per adibire o migliorare la rete per il monitoraggio della catena epidemiologica? Forse la risposta – conclude Facciolla con una provocazione – va letta nei suoi gesti, quel sigaro e quello sguardo ricordano tanto Clark Gable nel film ‘Via col vento’ e la sua battuta finale ’Francamente me ne infischio’”.

 

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