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Coronavirus, al Pronto Soccorso di Isernia posti tutti occupati e personale sotto stress

Il grido di aiuto del primario Pastore: “Il reparto di emergenza non può reggere da solo alla pressione che viene dal territorio”


 ISERNIA. “La piccola struttura del Pronto Soccorso di Isernia non può reggere da sola la pressione che viene dal territorio”.

A lanciare il grido di aiuto è il primario del reparto di Emergenza del ‘Veneziale’ Lucio Pastore, alla luce dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus che vede la provincia pentra particolarmente colpita dalla seconda ondata.

“Quando è iniziata questa pandemia – ricorda Pastore in un post su Facebook – ci fu chiesto di creare una zona del Pronto Soccorso di Isernia dove poter isolare eventuali od accertati casi Covid per poi smistarli nel centro Covid di Campobasso o per rimandarli al proprio domicilio per essere curati con assistenza territoriale.
In quest’ottica abbiamo individuato una zona del Pronto Soccorso con accesso autonomo per i pazienti e percorsi interni che permettevano al personale di non contaminarsi e di non contaminare gli altri ambienti del servizio. Abbiamo utilizzato per questo fine anche la tenda dataci dalla protezione civile e posizionata all’ingresso del Pronto Soccorso.

Inoltre si è creata una zona grigia al secondo piano del blocco dell’emergenza, per permettere l’attesa della risposta dei risultati dei tamponi prima di immettere i pazienti nei diversi reparti dell’ospedale”. 

Un’organizzazione che, come ribadito dal primario, “regge se funzionano le vie di smistamento dei pazienti o verso il territorio o verso il centro Covid di Campobasso. Attualmente abbiamo tutti i posti letto occupati in area Covid e non riusciamo a smistare facilmente i pazienti. Se si è in difficoltà e si è deciso che anche il ‘Veneziale’ deve diventare ospedale Covid spero che ci si attrezzi in tempo perché la piccola struttura del Pronto Soccorso non può reggere da sola alla pressione che viene dal territorio per tenere tutti i pazienti Covid. 

Siamo sotto organico, come molte altre Unità Operative e lo stato di stress degli operatori è notevole. Prima che la situazione diventi ingestibile – evidenzia infine Pastore – si spera che vengano prese le giuste decisioni”. 

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Deborah

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