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Isernia, positivi e prigionieri in casa aspettando la telefonata dell’Asrem che non arriva

Il calvario di una famiglia isolata da due settimane in attesa che l’azienda sanitaria disponga l’effettuazione dei tamponi. E c’è anche chi dopo 40 giorni deve ancora sottoporsi al test molecolare di verifica


ISERNIA. Chiusi in casa da settimane in attesa di un tampone. Continua l’odissea di tanti molisani risultati positivi al coronavirus. Si moltiplicano le segnalazioni che quotidianamente arrivano in redazione, da parte dei cittadini che vogliono raccontare l’incubo che stanno vivendo. 

Michele Scarselli vive nella periferia di Isernia con la sua famiglia.

“Sono passati 15 giorni dal primo tampone effettuato in una struttura accreditata – ha affermato -. Appena ottenuto il risultato di positività al Covid ho immediatamente avvisato il mio medico di famiglia, che ha inviato apposita comunicazione all’Asrem. Da allora però nessuna risposta. Per questo ho anche inviato una pec ai carabinieri, ma niente.

La mia famiglia è composta da 4 persone. Mia figlia è positiva, mentre mio figlio e mia moglie sono risultati negativi al primo tampone.
Siamo tutti isolati in casa aspettando giorno dopo giorno che il telefono squilli ma purtroppo questo non accade, perché non accade? Che risposta – si chiede Michele – può dare un padre ai suoi figli? Non dicerto posso dirgli che siamo in difetto con le amministrazioni o le istituzioni”.

La storia di Michele e della sua famiglia è uguale a tante altre. Anzi, ci sono persone che ormai aspettano da circa 40 giorni di essere sottoposte a tampone di verifica, per poter uscire dall’isolamento. E per questo continuano a lanciare il loro appello alle istituzioni “perché questo silenzio – hanno affermato in molti – ferisce a volte più della malattia”.

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