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Isernia, lo strano caso di via Laurelli: strada occupata da anni senza titolo, chiesti danni al Comune per 880mila euro

La vicenda risale al 1973 ma la ditta formalmente proprietaria delle particelle catastali ha inoltrato ora l’atto di citazione all’ente, che si è costituito in giudizio. In Consiglio comunale non si è raggiunto un accordo per fare una permuta come sanatoria


ISERNIA. Richiesta di risarcimento danni per oltre 880mila euro, quella intentata ai danni del Comune di Isernia dalla ditta Di Luozzo Giovanni & C. srl e dell’omonimo titolare, in proprio. Con atto di citazione dello scorso 23 settembre, l’impresa ha chiesto il conto a Palazzo San Francesco per una vicenda risalente al 1973, quando il Comune realizzò un’arteria secondaria con adiacenti parcheggi (l’attuale via Giuseppe Laurelli), per esigenze di pubblica utilità e per favorire il collegamento tra via Giovanni XXIII e corso Risorgimento. La strada formalmente non è mai stata comunale, ma l’ente nei decenni ne ha curato la manutenzione, dotandola anche di fognature e lampioni.

Si tratta di un’opera di urbanizzazione primaria in quanto totalmente realizzata ex novo dal Comune, su due particelle catastali di proprietà privata. L’intervento del Comune ha determinato la trasformazione radicale nell’aspetto fisico delle particelle e la loro destinazione, rendendole di fatto pubbliche. Da parte del Municipio, secondo i ricorrenti, si sarebbe configurata un’occupazione illegittima senza alcun valido atto di acquisizione, negli anni, e senza riconoscere alcun indennizzo per i danni conseguenti alla mancata disponibilità della proprietà da parte della ditta Di Luozzo. Di qui la scelta delle vie legali – con gli avvocati Michele Iadisernia e Lucia Anita Vacca – dopo il mancato raggiungimento di un accordo di permuta tra le parti. L’azienda, infatti, aveva proposto al Comune una permuta tra la strada, che ancora non risulta essere acquisita al patrimonio comunale, in cambio di altre particelle per complessivi 920 metri quadri circa. Ma il provvedimento a sanatoria, previsto all’ordine del giorno del Consiglio comunale del 9 luglio scorso, non è stato votato per mancanza del numero legale. Riproposto in agenda il 30 settembre scorso in seconda convocazione, non è stato discusso. E da allora se ne sono perse le tracce. E in mancanza di un accordo l’azienda ha fatto partire gli atti.

Secondo i legali dell’impresa, lo spossessamento del privato da parte della pubblica amministrazione senza essere seguito da un opportuno atto traslativo configurerebbe una chiara ipotesi di occupazione ‘sine titulo’ (senza titolo di esproprio) integrante un comportamento “in carenza assoluta di potere e lesivo dei diritti soggettivi degli odierni attori”. La normativa e i vari orientamenti giurisprudenziali, a fronte di un’occupazione illegittima e della mancanza di un atto legittimo di acquisizione delle particelle in questione da parte del Comune, porrebbero la ditta in diritto di richiedere sia un danno patrimoniale (determinato in misura corrispondente al valore venale del bene), che non patrimoniale per il pregiudizio patito dalla perdita della proprietà, pari al dieci per cento del valore venale del bene. Ma tra le pretese accampabili ci sarebbe anche l’indennizzo del danno per il periodo di occupazione senza titolo a fronte dell’irreversibile trasformazione e conseguente mancata disponibilità delle particelle catastali in questione.

Tutto ciò è stato quantificato nell’importo totale di 882.426,58 euro, come da perizia di parte del perito edile Danilo Rondinara. Già il 24 agosto la ditta aveva inoltrato una diffida al Comune, senza ottenere alcun cenno di riscontro. Di qui, il 23 settembre scorso, la citazione in Corte d’Appello a Campobasso – competente in unico grado in materia – per l’udienza del 20 gennaio 2021, con il Comune che si è costituito in giudizio nei termini di legge previsti.

In caso di soccombenza, considerando le somme richieste a titolo di risarcimento, per i conti dell’ente si metterebbe davvero male.

 

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