Lo sfogo di Mario: “Chiudo la pizzeria, l’asporto non va e i ristori non arrivano”

Imprenditore di 26 anni affida alla nostra redazione il suo sfogo. Ha avuto fino a 10 dipendenti, ora in pizzeria lo aiutano la madre e il padre

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di Maurizio Cavaliere

CAMPOBASSO. Mario Fiore, campobassano, ha 26 anni. Gestisce la pizzeria Marius aperta 6 fa con un mutuo. Una scommessa o forse un sogno che prende forma e lo porta a lavorare tanto e bene al punto che arriva ad avere dieci dipendenti, lui che era partito dal servizio in sala per poi diventare cuoco. 

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Ma il 2020 è anche per lui l’anno della crisi: la pandemia lo aggredisce dapprima moderatamente, nel primo lockdown, quando riesce a lavorare con l’asporto, poi, da novembre in poi, lo colpisce ripetutamente ai fianchi, abbattendo le sue certezze. I dipendenti si licenziano: con i soldi del Decreto ‘Cura Italia’ paga i Tfr, gli resta poco per gestire l’impresa, ma soprattutto, la gente non compra più la pizza da asporto. “Di questo passo sono costretto a chiudere, non ci sono più i presupposti per proseguire. Oggi in pizzeria mi aiutano mia madre e mio padre che fanno mille sacrifici, siamo rimasti noi, ma negli ultimi giorni non abbiamo venduto niente. La gente, a differenza del primo lockdown, non compra più la pizza. Mancano i soldi, mancano le forze. A tutti”.

Mario ci è venuto a trovare in redazione. Ha bisogno di lanciare un appello, di sfogarsi: far sentire la sua voce a qualcuno che possa capire le grosse difficoltà in cui si è ritrovato: “Devo ancora ricevere il primo e il secondo ristoro. L’Agenzia delle Entrate mi ha detto che c’è un problema informatico da risolvere. Io aspetto da mesi, ma a differenza di allora oggi non so come andare avanti”. 

Tra novembre e dicembre Mario ha provato a diversificare l’offerta. Si è inventato pasticciere e ha sfornato panettoni e pansalato. “Ho venduto quello che ho realizzato, ma io non sono un pasticciere, gestisco una pizzeria e per necessità ho pure imparato a farle, le pizze. Se ricevo quattro prenotazioni al giorno, non è più cosa”, prosegue senza possibilità di essere frainteso.

Eppure la pizzeria Marius in Via Lazio si era fatta un nome, lavorava e accontentava il palato di tanti. Viaggiava bene. La realtà oggi è che il dramma di Mario è evidentemente quello di tanti altri imprenditori. Lui è giovane e sta provando a resistere, altri non ce l’hanno fatta. Mario ci ha detto tutto in questo video nel quale dichiara di essere pronto a tagliare i coperti fino all’80 per cento. Ma sa che se il Covid non sarà effettivamente sconfitto le cose non cambieranno: “Non posso aspettare la fine della pandemia, vivo con quegli introiti. Non è possibile”.

A meno che i ristori non gli diano la spinta per ricominciare o per inventarsi qualcosa di nuovo. Certo è che l’asporto non funziona più neanche come tampone di una grossa emorragia. E’ una malattia collettiva, purtroppo. E se neanche più le pizzerie vanno bene, in Molise, si può immaginare il dramma economico e umano che stanno vivendo gli altri piccoli e grandi imprenditori.

 

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