Il caso mascherine approda in Parlamento con la richiesta della deputata molisana: “Lo dobbiamo ai ragazzi provati da un anno di Dad”
CAMPOBASSO. Una commissione parlamentare d`inchiesta per fare luce anche sulla fornitura di mascherine alle scuole italiane. La chiede la deputata di Italia Viva Giusy Occhionero, capogruppo dei renziani in commissione Difesa alla Camera
“L`ex commissario Arcuri – ricostruisce la parlamentare molisana, riprendendo gli articoli di Qn – aveva stipulato un contratto di fornitura di mascherine risultate poi inadeguate e non funzionali. Un altro problema per i ragazzi che hanno già subito la conseguenza della pandemia con oltre un anno di sospensione dalle attività di formazione didattica. Ora è bene fare chiarezza, anche su questo punto. Lo dobbiamo ai nostri studenti. Italia Viva aveva chiesto una commissione parlamentare d`inchiesta. Che dovrà necessariamente occuparsi anche di questo nuovo presunto scandalo”.
In assenza di risposte, si valuta anche un`interrogazione. Nel suo account Facebook la parlamentare avanza intanto una richiesta immediata al premier Draghi: “Il governo interrompa il contratto”. L`impegno scade a settembre e prevede la produzione di 130 milioni di chirurgiche a settimana al costo di 8,3 centesimi l`una.
Al centro dell`operazione mascherine nelle scuole c`è Fca. Una macchina in corsa che non si è mai fermata, nemmeno quando gli studenti erano a casa e facevano lezione con la didattica a distanza. “Siamo arrivati così a quasi quattro miliardi di pezzi, 1,9 consegnati alle scuole in tutta Italia e sostanzialmente altrettanti (1,8) stipati nei magazzini delle Poste e destinati per lo più agli istituti.
Per la cronaca – ricorda Occhionero – tra settembre e ottobre dell`anno scorso, la stessa Fca aveva chiesto alla struttura del commissario Figliuolo di ritirare due lotti per il cattivo odore. Ma le famiglie continuano a lamentare lo stesso problema, a intermittenza. Qualche mamma ha confidato a Qn di usare le chirurgiche consegnate a scuola per spolverare. Ci sono famiglie che le buttano e altre che le chiudono nei cassetti di casa. C`è chi si è inventato di stenderle per giorni come si fa con il bucato per togliere quella puzza “come di cloro”. Alla fine, i più le comprano.
Anche questo – conclude Occhionero – forse spiega come mai siano stati rispediti indietro dalle scuole `solo` 800mila pezzi”.
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