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Divario infrastrutturale, ancora una volta il Molise viene tagliato fuori dal governo

La ricognizione prevista dal Dl Semplificazioni, non porta come necessaria la scelta di destinare gli interventi laddove c’è un deficit di infrastrutture, ma entrano in gioco una serie di criteri che rischiano di penalizzare ulteriormente il Molise. Da qui la richiesta indirizzata al governatore Toma dalla capogruppo Dem a Palazzo D’Aimmo, Micaela Fanelli: “Chieda conto al governo”


CAMPOBASSO. “Al Molise servono infrastrutture. E questa non è solo una certezza, ma anche un’emergenza a cui fare fronte”. E’ quanto sostiene in una nota la capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale, Micaela Fanelli.

Il riferimento è alle “quattro corsie e tutte le altre opere di cui – spiega Fanelli – la nostra terra ha un’urgente necessità. Il presidente Toma ha sempre detto che avrebbe prestato la massima attenzione al tema della perequazione infrastrutturale, fondamentale per la nostra regione e per tutti i territori del Sud Italia e delle aree interne. Giusto! Ora però sta succedendo qualcosa che richiede un impegno politico forte e unitario, per dimostrarlo. Un impegno suo e di tutti. Nessuno escluso.

Purtroppo – ricorda la consigliera del Pd – l’articolo 60 del decreto legge recante la governance del PNRR, il cosiddetto DL Semplificazioni, approvato lo scorso venerdì dal Consiglio dei Ministri, definisce una perequazione infrastrutturale che, con una modifica alla Legge Calderoli, ha definito una data e una procedura per la ricognizione degli interventi infrastrutturali necessari per andare a ridurre i divari, così come sancito dall’articolo 119 della Costituzione. Ma la ricognizione non porta come necessaria la scelta di destinare gli interventi laddove c’è un deficit di infrastrutture, ma entrano in gioco una serie di criteri. Si legge infatti che per “i criteri di priorità e le azioni da perseguire per il recupero del divario risultante dalla ricognizione” si fa specifico riferimento, oltre che alla carenza della dotazione infrastrutturale, “all’estensione delle superfici territoriali e alla specificità insulare, alla densità della popolazione e delle unità produttive”.

Spariscono dalla definizione dell’articolato gli altri criteri previsti nell’art.22, ovverosia “la valutazione della rete viaria con particolare riferimento a quella del Mezzogiorno”, il deficit infrastrutturale e quello di sviluppo, i particolari requisiti delle zone di montagna criteri che, come di tutta evidenza, avrebbero avvantaggiato regioni come la nostra.

Letto così – osserva con rammarico Fanelli – il Molise resterebbe parecchio indietro: classificandosi all’ultima posizione in base ai criteri per la dotazione. Minore estensione, scarsa densità, poche imprese e sicuro non un’isola, la nostra regione pur avendo scarsissime infrastrutture continuerebbe ad averne sempre meno rispetto agli altri territori!

E quindi, in definitiva, ci chiediamo a cosa serva questa ricognizione, se poi la ripartizione applicherà altri principi e non quello del deficit infrastrutturale? Servirà forse per dire in Molise non ci sono infrastrutture, ma i criteri dicono che non ce ne potranno essere? Che per il Molise ci saranno risorse così esigue che il gap infrastrutturale – compreso quello delle infrastrutture sanitarie, assistenziali e scolastiche oltre che di quelle stradali, autostradali, portuali, aeroportuali e ferroviarie – non sarà mai colmato?
Va chiesto al Governo, alla Ministra Carfagna, al Ministro Giovannini, alla Ministra Gelmini.

E va chiesto di aumentare il fondo che, in definitiva, resta insufficiente per l’intero Paese. Parliamo, infatti, di 4.600 milioni di euro per gli anni dal 2022 al 2033. Circa 400 milioni l’anno per tutta l’Italia per questa finalità di riequilibrio sono assolutamente irrisori.

Lo faccia il Presidente Toma che ha detto di avere a cuore il tema. Lo faccia formalmente per il Molise e per tutti i molisani. Ecco perché sto per presentare in Consiglio una mozione che impegni il Governatore a operare in tale direzione.

Allo stesso modo – aggiunge Fanelli – sollecito anche tutti i parlamentari molisani a porre la questione, perché se l’interpretazione fosse questa, va chiesta la correzione di un’impostazione che andrebbe a penalizzare la nostra terra.

Questo articolo va cambiato, perché altrimenti la forbice delle disuguaglianze territoriali sarà destinata inesorabilmente ad allargarsi. E questo non può accadere. Non possiamo permetterlo! Si tratta di un’impostazione che può e deve essere modificata in fase di conversione del DL. Aspetti tecnici e strutturali su cui andare a intervenire per mettere al riparo territori come il nostro. Tutto ciò è risolvibile con un diverso approccio, mentre ciò che va sciolto è sicuramente il nodo politico e le priorità indicate dal Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, perché servono davvero politiche di coesione e non politiche in favore di territori che già hanno di più.

Ecco perché ora è necessario far sentire la voce del Molise. Io lo sto facendo in ogni sede e continuerò a farlo, nel mio piccolo. Spero che scelgano di seguire questa strada anche gli altri. Ora serve uno scatto di orgoglio, ma in modo particolare serve battersi per diritti che siano equi per tutti i territori.

Bisogna – conclude la capogruppo del Pd a Palazzo D’Aimmo – invertire la rotta e tutelare il principio opposto: garantire investimenti lì dove sono fondamentali per ridurre ritardi e divari. Verso i luoghi meno ricchi. Diversamente, resteremo sempre più indietro. Il Molise non lo permetta!”

 

Redazione

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