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“Negro di m**da, da qui non esci vivo”: medico del Camerun aggredito durante una visita fiscale

È accaduto a Chioggia. Il professionista 30enne, dipendente Inps, ha presentato denuncia e chiesto il trasferimento: “Ho paura per la mia famiglia, non posso lavorare in queste condizioni”


CHIOGGIA. Nel giorno dei funerali del calciatore 20enne morto suicida a Nocera Inferiore per il clima di razzismo che sentiva intorno a lui, un’altra vicenda conquista tristemente la ribalta delle cronache: quella di un medico fiscale dell’Inps, originario del Camerun, aggredito e minacciato da un paziente.
A riportare i fatti – rilanciati poi da TgCom24 – è stato il Corriere del Veneto.
“Mercoledì, il medico, che vive a Padova e da sei mesi opera per conto dell’Inps, – si legge nella ricostruzione – doveva controllare un lavoratore che abita in un condominio della periferia della cittadina veneziana. L’uomo non era in casa e si è presentato più tardi in bicicletta, con costume e ciabatte, avvertito presumibilmente da una familiare. Di qui la furia, raccontata dallo stesso professionista assalito: “Ha chiuso il portone in modo da impedirmi di uscire dal cortile e ci ha piazzato davanti una sedia. Mi ha intimato di mettere nero su bianco che l’avevo trovato regolarmente a casa. Altrimenti, diceva, mi avrebbe tagliato la testa”. Poi, ha aggiunto: “Mi spingeva, premendomi le dita sul torace. Mi ha strappato dalle mani il tablet che uso per lavorare e l’ha scagliato contro la parete, mandandolo in pezzi. E intanto continuava a urlare frasi razziste, del tipo ‘Negro di m…, da qui non esci vivo. Non puoi venire in Italia a fare il c… che ti pare. Tu firmi che ero in casa o ti spacco la testa’”.
La cosa assurda – ha proseguito il 30enne – è che tutto il vicinato era presente, affacciato alle finestre, e nessuno ha mosso un dito per aiutarmi. ‘Adesso te la vedi con lui’, mi schernivano”.
Quando il medico si è allontanato, l’aggressore lo ha addirittura inseguito in motorino, rompendo la maniglia della sua vettura.

Il sanitario – si legge ancora – ha denunciato l’episodio alle forze dell’ordine ed ha altresì chiesto il trasferimento. “Ho paura per la mia famiglia – ha detto in lacrime – non posso lavorare in queste condizioni. Non sopporto l’idea – ha concluso – che mia figlia di soli due anni cresca in una società dove ci sono individui che usano il colore della pelle per insultare”.

 

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