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Sanità molisana verso il baratro: “Troppe prestazioni aggiuntive e niente concorsi”

La soluzione “sbagliata” al problema della carenza di personale. Il grido dell’associazione Isernia Beni Comuni, che evidenzia come in tal modo sia stato smantellato il comparto pubblico, e l’appello alla Commissaria


CAMPOBASSO/ISERNIA. La carenza di medici e le procedure concorsuali ‘flop’ sono solo la punta dell’iceberg. E deriverebbero da una gestione sanitaria che, per anni, ha tamponato le criticità facendo ricorso allo strumento delle prestazioni aggiuntive (arrivate a raggiungere cifre esorbitanti), rendendo il sistema pubblico insostenibile.
Di questo avviso si dice Lucia Pallotta per conto dell’associazione Isernia Beni Comuni che, attraverso un post su Facebook, analizza la questione e lancia un appello alla Commissaria per una inversione di rotta.

“Questo problema non si è manifestato all’improvviso né di recente – si legge – C’è stato un progressivo depauperamento voluto, a partire dalla rottamazione di una intera generazione di dirigenti medici circa 10 anni fa. In realtà già da molti anni il sistema dava segni inequivocabili che prima o poi avremmo dovuto fare i conti con la tragica realtà che stiamo vivendo. Invece di preoccuparsi di ricostituire il capitale umano, si andava avanti aumentando la quantità di ore aggiuntive straordinarie, defunzionalizzando progressivamente le strutture […] Le prestazioni aggiuntive sono state troppo spesso individuate come la soluzione alla cronica carenza di medici, ma hanno tamponato poco e male la situazione e in alcuni casi sono state solo fonte di introito importante per alcuni. Dai dati presi dal sito dell’azienda sanitaria molisana, disponibili dal 2011 ad oggi, risulta che le prestazioni aggiuntive nel corso dell’ultimo decennio sono cresciute a dismisura. Nella tabella 1 sono riportate le cifre pagate a questo titolo e appare chiaramente che dalle somme poco significative dei primi anni del periodo siamo giunti a somme milionarie in tempi recenti. Il grafico rende visivamente più immediato e chiaro il fenomeno e la sua evoluzione temporale. La linea retta che lo attraversa e che sale in forte pendenza da sinistra a destra rappresenta la tendenza del fenomeno se le condizioni non cambieranno. Ma si tratta di una proiezione matematica che nulla dice sulla reale possibilità di continuare su questa strada senza che il sistema collassi”.

Di qui il commento in chiave di una progressiva privatizzazione del sistema sanitario del Molise: “Ci rifiutiamo di credere – si legge ancora – che i vertici aziendali non siano consapevoli della insostenibilità del sistema sanitario molisano. Crediamo invece che ci sia una precisa volontà di affossare il sistema pubblico. Il ricorso esagerato e prolungato alle prestazioni aggiuntive e le difficoltà connesse alle pratiche concorsuali sono solo strategie per distruggere il sistema sanitario pubblico e giustificare agli occhi dei cittadini il passaggio ‘inevitabile’ al sistema privatistico. Nell’anno 2020 per le prestazioni aggiuntive sono stati pagati più di un milione e settecentomila euro, ma quasi la metà di queste prestazioni sono state fatte oltre il monte ore autorizzato (tab. 1), cioè senza preventiva autorizzazione, tanto che per il pagamento il direttore generale Oreste Florenzano ha dovuto fare ricorso ad opportuna delibera, la n. 443 del 7 luglio 2020. I dettagli della storia sono tutti nel documento facilmente scaricabile dal sito Asrem. I punti sostanziali sono però che, nel passaggio di cariche tra direttori generali e commissari, i medici hanno dovuto sostenere turni aggiuntivi pesanti in assenza di formale autorizzazione e per essere pagati hanno dovuto minacciare azione legale”. A sostegno di quest’ultima tesi l’associazione cita la delibera 443, in cui “Florenzano scrive che per il mancato riconoscimento dei corrispettivi economici sono stati intrapresi procedimenti giudiziari (ortopedici) e che rispetto alle ulteriori azioni legali preannunciate (Pediatri – Ginecologi) dal personale che rivendica le competenze”. E aggiunge: “La S.C. Supporto Giuridico amministrativo ha segnalato che il rischio di soccombenza per l’azienda è molto elevato per cui è da considerare la possibilità di una liquidazione spontanea delle somme che valga ad evitare l’aggravio di oneri per l’ente”. Le somme cui fa riferimento sono 645.995,34 euro e 247.511,00 euro, riferite rispettivamente all’anno 2019 e all’anno 2020. Pertanto la considerazione finale: “La Commissaria avrà avuto il tempo di leggere questi dati e rendersi conto del problema?”.

 

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Alessandra

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