HomeNotiziePOLITICA & ATTUALITA'Green pass, l’odissea dei molisani nel ‘limbo’ dei sistemi informatici

Green pass, l’odissea dei molisani nel ‘limbo’ dei sistemi informatici

IL CASO/ A coloro che hanno avuto un decorso ‘meno convenzionale’ nella loro battaglia al Covid-19, le pieghe della burocrazia hanno lasciato poco scampo: sono decine i casi di pazienti completamente vaccinati che ancora non ricevono la certificazione verde. E l’obbligo voluto dal governo si avvicina


CAMPOBASSO/ISERNIA. Aumentano le segnalazioni giunte alla redazione di isNews – e riportate anche dagli altri colleghi della stampa molisana – di disagi e lungaggini nella distribuzione del Green Pass, il documento che presto sarà obbligatorio anche solo per andare a prendere un caffè al bar.

Le storie dei pazienti che ancora non ricevono la certificazione verde sono molto simili tra loro. Per la maggioranza è stata loro inoculata solo la prima dose del vaccino, essendo stati malati e poi guariti di Covid-19 nel periodo tra ottobre e dicembre. Molti non hanno mai potuto avere accesso al tampone Asrem, che – probabilmente congestionata dal periodo della piena seconda ondata – non ha risposto alle segnalazioni dei medici di base. I pazienti, dopo la regolare prenotazione, sono stati normalmente convocati presso il centro vaccinale di competenza per la prima dose: qui giunti, su decisione dei medici vaccinatori di turno, in quanto pazienti guariti entro sei mesi è stata loro inoculata una dose unica – di Pfizer o Moderna, nella maggioranza, ma anche di AstraZeneca. Vaccinazione completata, come da protocollo, sospiro di sollievo.

Questa è la premessa. Di casi così, in Molise, ce ne sono stati diversi. Ed è qui che inizia l’odissea di questi utenti sfortunati. Per impreparazione degli operatori o per manchevolezze del sistema informatico, infatti, a molti di questi molisani non è stato correttamente registrato l’avvenuto completamento del ciclo vaccinale. L’intoppo è diventato sospetto quando, dopo settimane di attesa, del tanto sbandierato Green Pass non c’era ancora traccia.

A questo punto le storie dei lettori arrivate in redazione si trasformano in un pantano di rimpalli, scaricabarile, burocrazia farraginosa e sistemi di comunicazione fallaci. Di norma, ai pochi fortunati che sono riusciti a superare il muro del centralino Asrem è stato comunicato di rivolgersi al centro vaccinale di competenza per verificare la completezza dei dati e farli inserire correttamente nel sistema – sottolineamo: per Asrem è l’utente che deve bacchettare gli operatori e spingerli a lavorare bene – in modo che si potesse poi procedere all’aggiornamento del fascicolo sanitario e quindi all’erogazione del Digital Green Certificate.

Ma anche così, l’intervento dell’utente improvvisatosi censore non è sufficiente. Da qualche parte la procedura si inceppa, perché i certificati vaccinali non risultano comunque inseriti nel Sistema tessera sanitaria, passaggio necessario sia al ministero della Salute per poter inviare il codice Authcode, sia ai farmacisti e ai medici di base per poter scaricare e consegnare il Green pass ai pazienti. Tale procedura, va ricordato, è suggerita proprio per chi non ha ancora ricevuto il documento né sulle app Io e Immuni né tramite mail del Ministero. Addirittura alcuni farmacisti contattati dalla nostra redazione spiegano: “È come se [il paziente] non esistesse nel sistema per il Green pass, e praticamente viene invitato a controllare tutto l’iter della comunicazione dell’avvenuta vaccinazione fino al sistema tessera sanitaria”. E come dovrebbe fare un utente normale, magari un anziano, a controllare questi passaggi, se non si ha proprio idea di quali siano gli step?

Aiuterebbe di certo il contatto umano con un operatore. Di norma, nei centri vaccinali sul territorio gli impiegati sono gentili e disponibili a controllare i dati di chi ne fa richiesta: ma anche loro, sul Green pass, hanno le mani legate. Il consiglio che danno è allora di chiamare il numero 0874-1866000, ovvero il servizio assistenza della campagna vaccinale molisana: ma a questo numero, quando non risulta occupato e irraggiungibile anche in orario di servizio, le file sono interminabili e spesso la chiamata viene interrotta dopo diversi minuti di attesa con la voce registrata che statua: “A causa dell’eccessivo traffico sui nostri sistemi, non possiamo soddisfare la sua richiesta”. In altri casi si viene spediti all’ufficio Igiene o ad alcuni medici responsabili del servizio. Anche loro però rimandano al ministero della Salute. Ed è peggio che andar di notte: il supporto via email dice che “il Green pass non è di loro competenza”, ed è più facile vincere un terno al lotto che trovare un operatore libero al numero 1500.

Bisogna dare almeno atto al direttore Oreste Florenzano che, informato delle problematiche, sta tentando di intervenire anche personalmente per arginarle. Ma non sempre si riesce in maniera tempestiva. E non tutti possono avere un canale diretto, caso per caso. È innegabile che, da qualche parte nella catena, il meccanismo non funziona come dovrebbe.

Insomma, con l’obbligo di esibire ovunque la certificazione verde ormai dietro l’angolo, per molti molisani in regola con la vaccinazione il rischio è quello di doversi rivolgere ai privati e fare tamponi rapidi ogni 48 ore anche solo per prendere un caffè con un amico. Ed è un problema serio: un obbligo è giusto e legittimo solo se viene garantito il diritto di chi ha rispettato tutte le direttive imposte. E la vigilanza del ‘Governo dei Migliori’, su questo – senza voler peccare di lesa maestà – è stata quantomeno manchevole.

Pierre

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