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Arte povera e simbolo del ‘Terzo paradiso’: Carmen D’Antonino a confronto con Michelangelo Pistoletto

L’incontro rientrante nel progetto P.A.C.I. 20/21 ha permesso di analizzare i concetti di tecnologia, ecosostenibilità e di rapporto tra arte e società


ISERNIA. La storica dell’arte Carmen D’Antonino, supportata alla regia da Antonio Pallotta, nel corso dell’ultimo appuntamento video del ‘Premio Auditorium Città d’Isernia 2020/2021’, ha intervistato il Maestro dell’Arte Povera Michelangelo Pistoletto a cui è stata anche consegnata un’opera raffigurante il simbolo del ‘Terzo Paradiso’.

Durante il confronto, i due studiosi hanno affrontato numerosi temi: dal rapporto tra arte e spettatore all’influenza della tecnologia, dalla funzione sociale all’idea di spazio. Facendo spesso riferimento alle opere e alla carriera di Pistoletto, è subito emerso il significato di arte povere ossia “la concretizzazione dell’arte come pura rappresentazione delle cose come qualcosa che conferisce alle cose stesse la capacità di conoscersi”.

Ma andiamo con ordine. Il maestro ha esordito parlando dell’autonomia dell’arte, sottolineando anche la sua funzione sociale; per poi focalizzare l’attenzione sull’artista che, “giunto a fare un’opera che è una dichiarazione della propria concezione del vivere”, deve uscire dal suo studio per cercare cos di portare il suo messaggio nel mondo. “L’arte – ha infatti spiegato Michelangelo Pistoletto – è un movimento sia autonomo che sociale. I nostri occhi ci portano fuori, ma noi riportiamo la luce da fuori nell’incontro con la società e nello stesso tempo elaboriamo individualmente tutto quello che la meraviglia dell’esistente ci permette di creare. E quindi l’individualità non è divisa dalla molteplicità”.

L’arte, si apprende dall’intervista, ha una funzione sociale “ma non per fare la politica così com’è, ma per rigenerare il concetto stesso di politica, di economia, di convivenza”. “In questa pandemia, – ha continuato il maestro – noi abbiamo forse capito che il nostro pianeta è piccolissimo e quindi dobbiamo avere la coscienza che non siamo più individui separati che possono avere distanze controllabili. La distanza non esiste più, siamo tutti uniti. Non siamo mai “uno” e basta. Ognuno di noi cerca l’atro. Siamo due almeno, due è il minimo. Noi possediamo una dualità, abbiamo sempre un’idea positiva e negativa che dobbiamo mettere sempre in accordo; e dopo questo accordo lo dobbiamo cercare scambievolmente. Questo si traduce in possibilità di fare politica insieme.

Altro punto chiave del dibattito è stato il concetto di ‘Terzo Paradiso’. Queste le sue parole a riguardo: “A seguito del morso della mela siamo usciti dal paradiso terrestre e abbiamo cominciato a costruire una mela artificiale che oggi domina totalmente la mela e il mondo naturale. Dobbiamo pensare che la Natura debba essere conservata per dare alle generazioni future possibilità di progredire. Per fare tutto questo dobbiamo trovare un Equilibrio tra il mondo artificiale e quello naturale. Il Primo Paradiso e il Secondo Paradiso devono essere messi in condizione di creare un Terzo Paradiso, una terza dimensione che ancora non c’è”.

Partendo da questo, si è passati poi a una digressione sulla tecnologia ritenuta dal Michelangelo Pistoletto come “lo specchio tecnologico dell’esistenza, come qualcosa di necessario che, però, non può sostituire quello che rappresenta”.

In chiusura, poi, un momento dedicato all’ecosostenibilità così affrontato dal maestro: “Un mio lavoro rappresentativo di questo concetto è la Venere degli Stracci. La donna raffigurata è un elemento che dal passato va nel futuro ininterrottamente. Scorre nel tempo. È l’idea della bellezza, del sentimento migliore che possiamo esprimere che però si ritrova ad abbracciare un cumulo di detriti che la società ha consumato. C’è l’aspetto del contatto fra la persona e l’abito; quelli della venere sono abiti non semplicemente stracci o stoffe colorate. Lì dentro a quegli indumenti sono vissute delle persone, sono passati degli esseri umani, alcuni dei quali probabilmente non ci sono più, sono ritornati nudi come la venere, ma tutti loro hanno lasciato un documento del loro contatto che cerca ancora di ricontattare vita nuova”.

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