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Calcio, è tornata la serie A: le squadre e i calciatori più in vista

Che stagione sarà e cosa bisognerà aspettarsi dai team? Nell’articolo le risposte a queste e ad altre domande del momento


di Matteo Mongiello 

Sarà una stagione più agguerrita che mai, come non se ne vedevano da tempo. E il motivo è semplice: gli assetti societari sono stati largamente stravolti, complice il Covid-19 che ha portato i conti delle squadre italiane più prestigiose a presentare un segno meno davanti alle cifre dei bilanci.

E questo vuol dire che, almeno per quest’anno, non vedremo nomi altisonanti in grado di decretare a monte la vittoria della favorita di turno.

Perché, a conti fatti, di favorite, quest’anno, non ce ne sono.

In una sola estate, ad esempio, la Juventus ha dovuto dire addio al massimo introito mai ottenuto nella sua storia con la cessione di Cristiano Ronaldo al Manchester United e l’Inter, invece, deve fare a meno di Lukaku e Hakimi – i due principali protagonisti della cavalcata trionfale verso lo scudetto dello scorso anno –  ora accasati rispettivamente al Chelsea e al PSG per cifre mostruose come 115 milioni e 70 milioni di euro).

Ai nastri di partenza questa stagione di Serie A si è presentata come una delle meno scontate e più agguerrite degli ultimi anni, vista la mancanza di un vero e proprio big che possa spostare gli equilibri come hanno fatto proprio Ronaldo e Lukaku nel recente passato. E le aspettative, dopo due giornate non sono state deluse, con ben cinque squadre a punteggio pieno in vetta.

La prima della classe per differenza reti al momento è la Lazio di Maurizio Sarri, ex allenatore di Juventus e Chelsea, che ha avviato il suo progetto biancoceleste da questa stagione, mantenendo la spina dorsale della squadra (Immobile, Milinkovic-Savic e Luis Alberto) scoperta dal suo predecessore Simone Inzaghi, ma cambiando modulo passando al famoso 4-3-3 che ha regalato successi come l’Europa League con il Chelsea all’allenatore napoletano. Sprazzi di “bel gioco Sarriano” si sono intravisti nelle prime due sfide con Empoli e Spezia quando, in entrambe le gare, la squadra capitolina si è ritrovata a rincorrere dopo pochissimi minuti, e ambedue le volte brava a rimediare immediatamente, prima pareggiando e poi ribaltando il risultando finendo per amministrare i match concludendoli per 3-1 e 5-1 con Immobile mattatore (già ben quattro marcature in 180 minuti).

L’obiettivo dichiarato è quello di finire nei primi quattro posti per ottenere la qualificazione alla prossima Champions League mentre, per essere considerata come una contendente al tricolore, molto faranno gli scontri diretti come quello con il Milan di domenica prossima, primo crocevia importante della stagione per comprendere se la Lazio, dopo anni di ricostruzione e di battaglie per ottenere un pass per l’Europa che conta, è finalmente pronta per il definitivo salto di qualità.

Chi ha bisogno di riscattare una stagione deludente in campionato è la Roma di Jose Mourinho, anche lui accasatosi nella capitale (sponda Giallorossa). Per farlo la nuova società americana ha portato al servizio dello “Special One” una prima punta come Tammy Abraham, che in due settimane sta già riuscendo a far dimenticare Edin Dzeko, passato all’Inter in questa sessione estiva di calciomercato, e un portiere d’esperienza come Rui Patricio, oltre al jolly Shomurodov e mandando via “esuberi” come Pau Lopez ,Gerson (e non solo) che hanno portato a pari – o quasi – il bilancio giallorosso.

Le prime due di Mou ( oltre alle sfide di Conference League, trofeo da vincere secondo i piani dei Friedkin) con Fiorentina e Salernitana hanno portato al cospicuo bottino di sei punti su sei disponibili, con prestazioni dominanti sul campo e con l’impronta dell’allenatore portoghese già ben salda nella rosa che ha ritrovato in Zaniolo il vero colpo di questa campagna acquisti (espulso nella prima di campionato ma che ha già dato segnali positivi nei minuti in campo con un gol anche nella sfida con il Trabzonspor).

Per dare continuità ai risultati, problema principale da sempre della Roma, bisognerà fare punti con il Sassuolo (rimaneggiato dal mercato con la partenza di Caputo ma che può contare sempre su un parco attaccanti di alta qualità), spesso e volentieri spina nel fianco nelle precedenti annate, ma l’entusiasmo portato da Mourinho e la qualità espressa sul campo finora da Pellegrini e compagni fa ben sperare che questa possa essere la stagione della rinascita romanista, dopo anni bui tra addii delle bandiere e acquisti sbagliati.

A cambiare “condottiero” anche l’Inter, non più guidata da Antonio Conte, a cui molti attribuiscono la maggior parte dei meriti del titolo grazie alla sua inimitabile capacità di far uscire il massimo della qualità da qualsiasi componente della rosa, ma bensì da Simone Inzaghi, alla consacrazione definitiva con una big dopo aver compiuto un ottimo lavoro alla guida della Lazio: sicuramente è partita in salita l’avventura del tecnico (fratello del bomber del Milan Filippo Inzaghi) visti gli addii di Lukaku ed Hakimi (il primo inaspettato, mentre il secondo concordato per rimediare ai bilanci  – come già spiegato – troppo negativi per una società), ma Beppe Marotta ha fornito una squadra comunque competitiva per affrontare le tre competizioni stagionali con “ scippi” alle dirette concorrenti come Correa e Dzeko dalle romane e Calhanoglu dai cugini rossoneri, oltre all’acquisto della scommessa Dumfries,  che ha il compito non facile di non far rimpiangere Hakimi.

I frutti di questi acquisti sono già emersi nelle prime due partite con il Genoa (il bosniaco e il turco protagonisti di  un gol e un assist a testa) e nella rimonta a Verona, con l’ingresso di Correa che in un quarto d’ora ha già fatto breccia nei cuori nerazzurri siglando una doppietta che ha permesso di sbancare il Bentegodi; la Sampdoria di D’Aversa sarà la prossima avversaria della società del distretto di Porta Nuova, prima di iniziare il cammino europeo con una sfida stellare con il Real Madrid solamente tre giorni dopo, e sarà fondamentale ottenere il massimo dei punti per mantenere alto il morale di una tifoseria ancora in conflitto con la dirigenza per le vicende di mercato.

Punteggio pieno anche per il Milan di Stefano Pioli, unico mister riconfermato tra le big, che è stata il re del mercato, con ben undici movimenti tra rinnovi fondamentali come Tomori e Tonali e acquisti d’elite come quello di Olivier Giroud, arrivato dal Chelsea per dare una mano ad un Ibrahimovic sempre più attanagliato da problemi fisici, e Mike Maignan dai campioni francesi del Lille, arrivato per il post Donnarumma e già protagonisti a suon di miracoli e gol con Sampdoria e Cagliari, utili per regalare i primi sei punti della stagione e la vetta della classifica.

La prima sfida proibitiva sarà tra le mura amiche di San Siro (che è ritornato a riempirsi con i tifosi e ad occupare il 50% della capienza totale), contro la Lazio di Sarri alla prossima giornata, dove potremmo assistere al ritorno di Ibra anche se non dal primo minuto e di Kessie, faro del centrocampo rossonero nella scorsa stagione –  alle prese con delle noie muscolari – e fondamentale nello scacchiere ben orchestrato da Pioli che in un anno e mezzo è passato dal più che probabile addio alla conferma e al rinnovo sulla panchina di un Diavolo pronto a tornare ad alzare trofei prestigiosi come era abituato fare.

La quinta potenza di questa massima serie è il Napoli di Luciano Spalletti, che ha potuto allenare sin dall’inizio praticamente gli stessi effettivi dell’anno scorso con l’unico innesto Zambo Anguissa, arrivato all’ultimo giorno di mercato a rinforzare la cerniera di centrocampo con Fabian Ruiz e Lobotka, oltre al lungodegente Demme.

Le vittorie contro due corazzate come Venezia e Genoa sono arrivate, però, non senza alcuna difficoltà, vista l’espulsione di Osimhen nell’esordio al “Diego Maradona” e il gol di Petagna, arrivato solamente all’84esimo di una partita tiratissima a Marassi, dove i partenopei hanno rischiato più volte anche di perderla.

Dopo la sosta delle nazionali arriveranno all’ormai ex “San Paolo” gli acerrimi rivali della Juventus, e la società di De Laurentis dovrà evitare a tutti i costi la sconfitta per non ritrovarsi, poi, in ulteriori complicazioni durante la stagione a causa di punti persi per strada nelle sfide dirette come quella di sabato pomeriggio.

Proprio la Juventus è la nota dolente di questo inizio di campionato: infatti quelli che sono considerati come i favoriti per la vittoria finale, hanno dovuto “convivere” con ben due battute di arresto – una più sorprendente dell’altra – con l’esordio alla Dacia Arena di Massimiliano Allegri (per lui un ritorno sulla panchina bianconera), macchiato da due papere di Szczesny che hanno permesso ai friulani dell’Udinese di agguantare un pari quasi insperato, dopo un primo tempo chiuso per 2-0 con le reti di Dybala e Cuadrado e con un calcio a tratti “irriconoscibile” per quanto ci aveva dimostrato nella scorsa stagione la Juventus di Pirlo dal punto di vista di qualità del gioco (decisamente troppo bassa per una squadra che arrivava da 9 titoli consecutivi).

Alla seconda giornata, ancora più inaspettata, è arrivata la sconfitta allo Juventus Stadium contro la neopromossa Empoli, con un gol di Mancuso a metà della prima frazione, con una Juve incapace di creare grandi pericoli a Vicario e con una mancanza di reazione che ha fatto suonare inevitabilmente un campanello d’allarme ad Allegri che, alla ripresa, dovrà obbligatoriamente ottenere punti a Napoli per non veder scappare le contendenti sin da subito e finire in una bufera mediatica che già si è scatenata alla “Continassa”, in seguito a questi risultati e alla partenza di CR7, non sostituito a dovere secondo i tifosi bianconeri che si aspettavano un colpo migliore del solo Kean dall’Everton.

La stagione è appena iniziata e fare i primi bilanci risulta complicato dopo 180 minuti ma la certezza che ci hanno regalato queste due giornate è che, con o senza stelle, anche quest’anno la guerra sembra essere appena cominciata e nessuna contendente ha intenzione di deporre le armi fino all’ultima battaglia.

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