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Da Isernia a Shanghai, Caterina Notte e la potenza dell’arte… predatrice

Trent’anni fa dal Molise partì il suo volo d’artista, oggi vive tra Monaco di Baviera e Olbia. In questo momento, nel mondo, sono aperte tre mostre con i suoi lavori: “Le mie donne bendate rappresentano la libertà nella fragilità, perché la debolezza è la nostra potenza”.


di Maurizio Cavaliere

Verona, Lecco e poi Shanghai: continua a girare il mondo con i suoi scatti e le video performance che inneggiano alla libertà nella fragilità, Caterina Notte, apprezzata artista il cui viaggio è partito da Isernia, prima tappa Roma, dove si trasferì a 18 anni per frequentare la Facoltà di Architettura e di Economia all’Università La Sapienza.

Caterina è reduce da un discreto successo di pubblico nelle uscite di Verona (Artantide) e Abbadia Lariana, provincia di Lecco. Due appuntamnti importanti in cui l’artista propone una serie di immagini in cui cerca di verificare il grado di percezione della libertà da parte del soggetto ripreso e di suggerire l’idea della libertà come loop irrinunciabile nella propria vita.

“La debolezza è la nostra potenza – è il suo pensiero di Caterina –  L’impossibilità di essere deboli è insita nella natura degli esseri viventi, è un rapporto simbiotico quello tra preda e predatore, di intensa co-evoluzione. L’equilibrio si capovolge continuamente perché l’ecosistema di cui facciamo parte continui a sopravvivere”.

La sua ricerca artistica ha origini ancestrali. Poi a Roma si è scoperta straordinaria interprete o forse sarebbe meglio dire testimone di uno stato d’animo, il suo, che trasmette con vigore nel soggetto fotografato.

Sorprende infatti la determinazione nel concentrare l’attenzione sul corpo e la carne, l’uso che ne fa serve per segnare un nuovo cammino dello sguardo umano. Il corpo umano per lei è la massima forza e potenza in ogni individuo, in particolare bambini e donne. Le prede dell’umanità diventano i predatori nel momento in cui prendono coscienza della potenza generata da uno sguardo ribaltato. Il soggetto fotografato e guardato è più forte di chi lo guarda, tanto da provocare a volte nello spettatore un movimento di arretramento rispetto all’opera, un passo indietro. E’ forse questo sussulto motorio il riflesso simbolico del suo impegno per la responsabilità sociale dell’arte, qualcosa che valorizza sempre il messaggio etico del lavoro di un’artista.

Sono tre le mostre di Caterina Notte in questo momento. Dal 10 settembre l’artista isernina è a Verona con la bipersonale all’interno del progetto Re-genesis nella galleria Artantide. In galleria sono esposti 18 lavori inediti della serie Predator nell’ambito della mostra dal titolo ‘Dentro la luce’ curata da Sandro Orlandi Stagl.

Dal 15 settembre (fino al 15 ottobre), invece, il Civico Museo Setificio di Monti ad Abbadia Lariana ospita invece una personale dell’artista, sempre dalla serie Predator.

Tra le bende che segnano il corpo dei soggetti fotografati ci sono anche quelle di Predator#220 (foto qui in basso) unite ad una corda di fili di seta dell’800 provenienti proprio dal torcitoio del Civico Museo Setificio Monti. E’ un’opera che salda il legame con la location in cui sono esposti i lavori, infatti è installata accanto al torcitoio, come se ne facesse parte.

 

“Tra l’altro – spiega la fotografa e installatrice – è la prima opera del ciclo Predator che è dedicata all’ambiente e alla sostenibilità”. Si tratta infatti di lavori stampati con una tecnologia innovativa su un tessuto battericida e con applicato sul retro un altro tessuto che purifica l’ambiente. Un’opera che non è statica, ma che in qualche modo vive, purificando l’ambiente che la circonda. “Questo tipo di installazione fa parte di un progetto curato da Sergio Battimiello” (qui il link https://artdesignbox.it/ ).

Ma i lavori di Caterina Notte – quelli della serie 100 Posters action# legati al progetto internazionale Antonyms contro la violenza di genere – sono esposti anche ad oltre 9mila chilometri dal Molise, precisamente nel Dipartimento culturale del Consolato generale tedesco a Shanghai. Caterina ha già esposto a diverse latitudini: a Dortmund, New York, Montreal, Praga e Santiago del Cile per citare alcune delle città che hanno abbracciato il suo messaggio.

Ora tre mostre tutte insieme, una bella soddisfazione da parte di una donna che ricerca ed esplora le strade del corpo umano nelle pieghe dell’umanità femminile. Con la serie Predator l’artista ‘annuncia’ che la donna è perfettamente in grado di riscrivere la propria debolezza. La complessità della figura femminile viene esaltata e viene fatta rientrare in un discorso socio-economico di sorveglianza oltre che quotidiano. La sua fotografia performativa lascia al soggetto ripreso la libertà di agire rompendo gli schemi, agendo al posto dell’artista in una trasposizione continua del sé e in una costruzione di infinite nuove identità. Il tema della sorveglianza attraversa tutto il suo lavoro facendo emergere la necessità di una nuova fisionomia del corpo non più controllato o costretto, in un atto di riconquista profonda e senza compromessi.

Una maturazione artistica notevole il cui germoglio erano evidentemente quelle scansioni del (proprio) corpo, che Caterina, ossessivamente, realizzava utilizzando i primi scanner A4, riassemblando il materiale per ottenere di quella dimensione tecnologica impalpabile una fotografia reale. La sua ricerca rimandava già alla fragilità e alla potenza dell’individuo di fronte alle nuove tecnologie.

Artista vera, per profondità concettuale e qualità stilistica, Caterina Notte è un ottimo esempio del Molise determinato, operoso e, per dirla in termini forti come forte è la ricerca della propria identità, in esilio: quella terra che si fa apprezzare ovunque nel mondo. Qui sotto Predator#225.

Oggi Caterina vive e lavora tra Monaco di Baviera e Olbia. Fra le tappe che hanno segnato il suo percorso creativo, quella datata 2005 quando venne selezionata per partecipare al Corso Superiore di arte visiva presso la Fondazione Ratti (visiting professor Alfredo Jaar) durante il quale elaborò l’urgenza di una responsabilità sociale come artista.

Ora come allora, la performer isernina sceglie di usare diversi strumenti per sperimentare una forma di comunicazione diretta, dal video alla performance, dall’installazione alla fotografia. Diversi suoi video sono stati realizzati e prodotti in Molise con personaggi reclutati tra le persone del luogo, coinvolgendoli in un’esperienza di riflessione attiva sul proprio ruolo di ‘abitante’ del pianeta terra come anche la performance Fatodol del 2006, realizzata per la residenza IoProject. Con tale progetto l’artista testa il fatalismo persistente negli abitanti di un piccolo borgo molisano, e infine

con la fotografia il focus si sposta sulla potenza e sulla trasformazione della carne in movimento (serie Aliens Form n.0, 2018).

Dell’anno scorso è poi la vittoria nella Call for Proposal della ‘Mostra Contemporanea’ curata da Ambra Patarini con l’opera Predator#41. Ambra Patarini che è anche la curatrice della mostra appena aperta a Lecco, esibizione da vedere assolutamente. La segnaliamo ai molisani del Nord, quelli che hanno voglia di conoscere una conterranea che sta amplificando i moti dell’io interiore, senza compromessi: cruda come un corpo stretto da vincoli e bende, un’immagine che ti sconvolge la giornata, “lo sguardo potente – come dice la curatrice – della ragazza che è diventata adulta e predatrice, e ora sfida lo spettatore, anche se dietro di sé c’è ancora la bambina di un tempo”.

C’è tanta curiosità intorno a questa artista. Anche in Molise avremo modo di conoscere la sua arte… predatrice. Il 21 novembre, Caterina parteciperà col suo ultimo video ‘Freezdom’ alla rassegna di videoarte a cura dell’altro ottimo molisano Tommaso Evangelista nell’ambito del festival About the future al palazzo Ex Gil di Campobasso. Anche Freezdom fa parte del ciclo Predator, inno alla libertà questa volta in un vortice multimediale di percezioni soggettive.

Maurizio

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