Durissimi scontri tra il primo cittadino, il presidente del Consiglio Lombardozzi e gli esponenti d’opposizione Formichelli e Azzolini. La delibera di adesione all’Accordo quadro della Regione per il servizio di supporto alla riscossione arriva in assise priva dei pareri previsti. Votato un mero atto di indirizzo che dovrebbe impegnare la nuova amministrazione. Ma in caso di ballottaggio si può riconvocare la seduta con d’Apollonio sindaco già martedì 5 ottobre


di Pasquale Bartolomeo

ISERNIA. Dipenderà dal responso delle urne la sorte del servizio di gestione e riscossione dei tributi al Comune di Isernia.

Il Consiglio comunale, riunito martedì 28 settembre, ha infatti votato (con 21 favorevoli) una proposta di adesione all’Accordo quadro regionale per la gestione del servizio di supporto alla riscossione. Ma si tratta di un mero atto di indirizzo, visto che la delibera era arrivata in Consiglio sprovvista dei pareri tecnico, contabile e dei revisori dei conti.

Proprio al fine di acquisire i pareri previsti prima di deliberare – per quanto non vincolanti – il Consiglio ha votato di valutare l’aggiornamento della seduta al giorno 5 ottobre (o anche oltre) nel caso in cui i predetti pareri siano pervenuti per tempo e sentita la prefettura, al fine di verificare la validità della convocazione del Consiglio a tale data”. Prefettura che, a quanto pare, avrebbe dato il via libera: se ci sarà ballottaggio, in sostanza, il Consiglio comunale ancora in carica potrà essere riunito per deliberare l’ultimo atto dell’amministrazione d’Apollonio. Ovvero, l’adesione all’accordo con la società Municipia per garantire al Comune il gettito dai tributi con aggi estremamente competitivi rispetto a quanto pagato o ancora da pagare fino ad oggi alla società Ica Creset.

Fin qui tutto bene. Ma la seduta consiliare di martedì sarà ricordata come una delle più accese della consiliatura ormai al termine, anzi: una delle più tribolate da anni a questa parte, in un clima da resa dei conti condito da insulti, accuse, veleni, rimpalli di responsabilità, minacce di querele e nervosismo a fior di pelle, soprattutto del sindaco. Proprio quest’ultimo, in chiusura dei lavori, si è scusato con il Consiglio per i toni accesi: giunto a fine mandato d’Apollonio non si è più tenuto, togliendosi autentici macigni – più che sassolini – dalle scarpe. Uno spettacolo, da parte di tutti, molto poco edificante per quello che avrebbe dovuto essere l’epilogo della consiliatura.

Se Isernia non avrà un sindaco già al primo turno, tuttavia, potrebbe esserci anche la seconda ‘puntata’ tra qualche giorno; occasione per la quale chi scrive auspica maggiore serenità da parte di tutti gli eletti, nel rispetto dei cittadini che li hanno votati.

ASSENZA DI PARERI. Il consesso si apre con il presidente Peppino Lombardozzi che, dopo aver manifestato nei giorni scorsi la propria contrarietà a convocare l’assise sotto elezioni, fa mettere a verbale come gli argomenti in discussione non fossero a suo giudizio da considerarsi indifferibili e urgenti. A convincere poi Lombardozzi dopo un colloquio informale era stato il prefetto Gabriella Faramondi, chiamata in causa dal consigliere delegato al Bilancio Giampiero Mancini, che le aveva scritto invocandone l’esercizio dei poteri sostitutivi al fine di convocare subito una seduta, vista la richiesta di ben 29 consiglieri comunali su 32.

Il primo a prendere la parola è proprio Mancini e sono subito dolori: il consigliere delegato lamenta l’assenza dei pareri e ritiene che, stando così le cose, non si possa deliberare. Dito puntato su Lombardozzi, accusato di non aver istruito gli atti in quanto già in premessa non voleva accettare la richiesta di convocazione. Come chiarito dal segretario generale Riccardo Feola, “la proposta, così come è agli atti, assume i connotati di delibera di indirizzo in quanto carente dei pareri. Se avrà voto favorevole ci sarà un indirizzo approvato dal Consiglio che dovrà necessariamente passare per gli uffici e acquisire i pareri contabile, tecnico e dei revisori dei conti. A quel punto potrà tornare in Consiglio dopo l’istruttoria, cosa che poteva anche essere fatta prima”.

Proprio su questo punto inizia lo scambio di accuse reciproche: chi doveva provvedere? Il presidente del Consiglio o l’amministrazione, anche nella persona del sindaco?

Il primo cittadino si difende subito, sostenendo che il presidente Lombardozzi avrebbe dovuto assumersi le sue responsabilità e dunque, anche se un caso del genere non era mai capitato, attivarsi di conseguenza. “Dopo che il presidente del Consiglio ha rivisto le sue posizioni e ha convocato giovedì 23 settembre il Consiglio, io il giorno dopo ho chiamato il presidente dei revisori per chiedere il parere. Ma lui mi ha detto che avrebbe dovuto studiare le carte per esprimere un parere compiuto”.

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