Categories: CULTURA & SPETTACOLI

Isernia, riparte la rassegna teatrale al Proscenio con S.T.R.E.G.H.E. di Ferdinando Smaldone

Un testo duro, che non fa sconti né agli spettatori né agli artisti, e un inizio col botto per la nuova stagione di spettacoli


ISERNIA. Riparte la stagione teatrale 2021-22 del Teatro Il Proscenio a Isernia. Primo appuntamento per la XII rassegna ‘Mario Scarpetta’, proprio nella giornata del 24 ottobre che il Governo ha inteso dedicare ai lavoratori dello spettacolo, con S.T.R.E.G.H.E., un testo originale di Ferdinando Smaldone. La compagnia del Teatro Rostocco di Acerra torna a Isernia per un’ospitata che diventa occasione di riflessione e di catarsi, una funzione che a volte il teatro – nell’ansia di coccolare lo spettatore – dimentica. Ma che rimane, come ai tempi degli antichi Greci, fondamentale per la crescita sociale e spirituale della collettività.

Smaldone, che cura anche la regia, lavora sui testi originali degli inquisitori e riporta in scena lo spaccato di un vero olocausto ideologico troppo spesso dimenticato: le persecuzioni e le uccisioni di migliaia di innocenti, operate dalla Chiesa cattolica, in nome di un’insensata crociata contro la stregoneria e l’eresia. La strega non sempre è quella descritta da una lunga tradizione: spesso era la saggia che, depositaria di un sapere trasmesso da una generazione femminile all’altra, cura con le erbe, ma anche con le parole e la mente. In questo spettacolo, questa figura affascinante diventa una metafora per raccontare la condizione odierna dell’universo donna. Le malelingue, i pregiudizi, l’ipocrisia, la sete di controllo degli uomini e il desiderio di quella ‘maggioranza silenziosa’ che preferisce sempre e comunque pronarsi di fronte al potere costituito sono i temi fondamentali di questo testo denso, colto e coinvolgente.

Le eccezionali interpreti – tutte donne: Noemi Pirone, Francesca Caprio, Chiara Vitiello, Lorena Purcaro e Anna De Mase – si alternano in scena, ora vestendo i panni delle popolane, ora quelli delle streghe, ora quelli degli stessi inquisitori. Passano così dalla fastidiosa bigotteria, a una cruda seppur scenica violenza, a una carnalità suadente, misteriosa, eppure carezzevole ed eterea, e quasi danzano sulle note di una colonna sonora accuratamente scelta in bilico tra il sacro e il profano.

Uno spettacolo duro, che non fa sconti agli spettatori né agli artisti: prezioso, necessario, ammaliante come un incantesimo a cui è impossibile resistere.

Pietro Ranieri

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