HomeNotiziePOLITICA & ATTUALITA'A Isernia vincono i giovani, ma soprattutto si candidano!

A Isernia vincono i giovani, ma soprattutto si candidano!

Coloro che ora siederanno in assise civica potranno finalmente applicare la loro visione del mondo al piccolo territorio della città e dimostrare che la creatività, la competenza messa al servizio del bene comune, quanto ammirato in altri luoghi del pianeta, nelle esperienze di viaggio o di lavoro, tutto può essere applicabile alla quotidianità del nostro territorio


di Giovanni Petta

A Isernia hanno vinto i giovani. Il nuovo sindaco, Castrataro, ha 46 anni. Melogli, quando venne eletto, ne aveva 56. Brasiello 53, D’Apollonio 65. L’età media dei consiglieri di maggioranza è 42,8. Quella dei consiglieri di opposizione è 50,1. Quasi otto anni di differenza.

Nell’analisi dei fenomeni umani, i numeri non riescono mai a dire tutto ma qualche significato devono averlo per forza. Nel caso di Isernia, i numeri evidenziano differenze e diversità le cui conseguenze si vedranno solo nei prossimi anni, a patto che si riesca a dispiegare l’essenza più profonda della gioventù e non solo, come avvenuto nel passato, la sua apparenza.

Nel prossimo futuro, i giovani che hanno vinto le elezioni potranno finalmente applicare la loro visione del mondo al piccolo territorio della città di Isernia e dimostrare che la creatività, la competenza messa al servizio del bene comune, quanto ammirato in altri luoghi del pianeta, nelle esperienze di viaggio o di lavoro, tutto può essere applicabile alla quotidianità del nostro territorio. Quei giovani potranno mettere alla prova la loro capacità di persuasione e la loro pazienza nel convincere chi ha ancora voglia e interesse di zavorrare il cambiamento, della possibilità di realizzare, proprio nella piccola dimensione isernina, un laboratorio di cose nuove che ci salverà dallo squallore del vivere lontano dalla Bellezza e dalla insufficienza e inefficacia dei servizi.

L’importanza di quanto accaduto a Isernia non sta nella vittoria alle elezioni di un gruppo di giovani ma nella loro candidatura. In un momento storico in cui meno del cinquanta per cento degli elettori va a votare e chi vince lo fa, dunque, con la preferenza del venticinque per cento degli aventi diritto al voto, in un mondo tanto in deficit di partecipazione democratica, avere un numero così elevato di ragazzi che sentono l’esigenza di candidarsi è straordinariamente importante. È oro colato. È un bene prezioso e gli adulti, gli anziani, i vecchi (chiamateli come volete) dovrebbero mettersi subito a lavorare per preservare e, magari, accrescere tale tesoro ricevuto gratis e senza alcuno sforzo.

Ciò che è già in atto, invece, è un atteggiamento antico e tipico degli anziani: mandare avanti i giovani con la speranza di vederli sbagliare per poi delegittimarli, umiliarli e riprendere il posto di comando. Tale tecnica è stata utilizzata negli ultimi tempi contro i Cinque Stelle e si fa riferimento a tale episodio non per adesione alle idee del movimento di Grillo ma perché è quello un caso esemplare di ciò di cui si sta parlando.

In quella occasione, i Cinque Stelle avevano rinnovato, con l’elezione di giovani deputati e senatori, il 25 per cento del Parlamento italiano. Avevano portato i giovani là dove si fanno le leggi. A quel punto bisognava dare loro energia e sostegno per procedere a un cambiamento necessario alla vita economica e sociale degli italiani e degli europei. Quel cambiamento era così necessario che buona parte di ciò che quei giovani proponevano è oggi nel programma di governo di Mario Draghi. E, purtroppo, realizzato da lui quel cambiamento non sarà la stessa cosa perché Draghi ha 74 anni e perché si è formato e ha operato in un mondo totalmente diverso dal mondo che sarà tra cinque o dieci anni.

Nel caso dei Cinque Stelle, invece di sostenere il cambiamento, noi vecchi rinforzammo prima Renzi e poi Salvini e, in questo modo, togliemmo energia a quell’entusiasmo dei giovani che poteva essere la nostra salvezza. Torturammo i giovani che manifestavano al G8 di Genova perché dicevano le stesse cose che oggi apprezziamo nel programma di governo di Draghi e della maggior parte dei premier europei. Prendemmo in giro Greta e ora siamo felici del fatto che le sue idee sono un punto di riferimento importante di ciò che sarà costretto a fare Mario Draghi.

Quello che abbiamo fatto ai giovani dei Cinque Stelle potremmo ora farlo ai giovani che hanno vinto le elezioni di Isernia. Il godimento che proviamo oggi per il fallimento dei Grillini potrebbe essere lo stesso che proveremo tra due o tre anni nell’osservare, proprio a causa della mancanza del nostro sostegno, il fallimento di Castrataro e dei suoi. Spero che ciò non accada e questa speranza non nasce da buonismo o immotivata adesione a un ideale di giovanilismo da salotto. Lo spero perché sono egoista e penso alla mia vecchiaia. Lo spero perché voglio un ospedale decente, una piscina per i miei acciacchi, un autobus elettrico per muovermi in città e collegamenti decenti per andare a Roma o Napoli quando non sarò più capace di guidare; perché voglio una stagione teatrale e una stagione di concerti per gli inverni che mi aspettano, marciapiedi decenti se sarò costretto a muovermi su una sedia a rotelle, un arredo urbano meno grigio e degradato che riempia la coda dei miei occhi quando passeggio, case nuove – se proprio sarà necessario costruirne di nuove – che si ispirino a un po’ di bellezza e non alla regola del parallelepipedo. Insomma, spero che questi giovani non falliscano perché voglio vivere meglio.

Per questo, spero che gli anziani come me non si mettano alla finestra ad attendere gli errori dei giovani e poi affermare che loro avrebbero fatto meglio. Non si dà senso alla propria esistenza dimostrando che quelle degli altri sono peggiori. Noi anziani abbiamo avuto le nostre occasioni e le abbiamo sprecate. Ciò che abbiamo costruito è sotto gli occhi di tutti e fa veramente schifo. Ecco perché, umilmente, dovremmo dare il nostro contributo, soprattutto il nostro sostegno morale, alle iniziative che vedremo mettere in atto nei prossimi mesi e nei prossimi anni.

Io lo farò. E lo farò, come dicevo, non per generosità o buonismo. Lo farò perché ciò che osservo non mi piace e perché credo che questa sia l’ultima possibilità che ho per avere servizi efficienti e un po’ di bellezza a fare da sfondo alla mia vecchiaia. Lo farò perché alle generazioni che mi hanno preceduto, e alla mia soprattutto, non credo più.

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