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Uccisa per essersi opposta alla mafia: una strada o una piazza di Campobasso dedicata a Lea Garofalo

La decisione del Consiglio comunale di Campobasso, che ha approvato all’unanimità la mozione del centrosinistra. Impegno dell’Assise civica anche sull’emergenza cinghiali


CAMPOBASSO. Ha perso la vita per essersi opposta alla criminalità organizzata, il Consiglio comunale di Campobasso ha approvato all’unanimità la mozione dei gruppi del Pd e de La Sinistra di intitolare a Lea Garofalo, dopo un passaggio in commissione, una strada, una piazza o un luogo significativo della città.

“La nostra città ricorderà e trasmetterà la memoria di ciò che la vita di Lea Garofalo ha voluto rappresentare con il suo coraggio e la sua capacità di non piegarsi alle nefaste consuetudini mafiose – ha dichiarato il sindaco di Campobasso, Roberto Gravina – e ringrazio i consiglieri del Pd e di La Sinistra per Campobasso per aver portato l’attenzione sulla sua figura proprio in questi giorni particolari. La morte per Lea Garofalo giunse, purtroppo, proprio nel mese di novembre, un mese dedicato anche istituzionalmente ad iniziative di promozione delle Pari Opportunità e di contrasto alla violenza e alle discriminazioni.”

Lea Garofalo, ‘giustiziata’ dall’ex compagno per non avere voluto rispettare il vincolo mafioso del silenzio ed avere, invece, testimoniato sulle faide interne tra la sua famiglia e quella del suo ex compagno Carlo Cosco, è entrata nel programma di protezione per i collaboratori di giustizia nel 2002, insieme alla figlia Denise, trasferendosi poco dopo a Campobasso. E in città era rimasta (nonostante la improvvisa rinuncia, ad aprile 2009, al programma di protezione) fino alla sua scomparsa a Milano, il 24 novembre 2009, e dove era riuscita a sfuggire ad un tentativo di rapimento messo in atto dall’ex compagno. Nel novembre del 2009, a Milano, le è stata attribuita la medaglia d’oro al merito civile. Lo straordinario coraggio e l’altissimo senso civico, che hanno animato anche la figlia Denise, sono meritevoli di essere celebrati anche a Campobasso, dove, peraltro, Lea e Denise hanno vissuto per tutto il tempo che le ha viste sottoposte a protezione.

Approvata all’unanimità anche l’altra mozione del centrosinistra sull’emergenza cinghiali. Il territorio molisano, come quello di tante altre regioni italiane, risulta caratterizzato dalla presenza ormai incontrollata di cinghiali, che si spingono sempre di più verso le aree urbane, alla ricerca di cibo, creando non solo danni ingenti alle colture, ma anche rischi gravi per la incolumità di automobilisti e cittadini, con costi elevatissimi in termini di indennizzi e risarcimento danni. Su iniziativa del competente Assessorato, la Regione Molise ha recentemente posto, in seno alla Commissione Agricoltura della Camera, il tema dell’emergenza legata al proliferare incontrollato dei cinghiali (ed ai fenomeni di devastazione correlati) e della necessità di modificare il quadro normativo nazionale di riferimento.

La mozione approvata con 24 voti a favore, 3 contrari e nessuna astensione, impegna il sindaco e la giunta, tendo conto che non si tratta di una materia sulla quale il Comune di Campobasso ha una competenza diretta, a chiedere formalmente alla Regione Molise di porre, ai tavoli ministeriali e governativi, alcuni importanti punti, già oggetto di elaborazione da parte di associazioni ambientaliste, quali basi di partenza per la discussione delle modifiche normative necessarie e per la messa a punto di un piano di gestione nazionale dell’emergenza cinghiali.

Ciò che si chiede in sintesi di far rilevare è: il divieto assoluto di immettere sul territorio nazionale altri capi di cinghiali a scopo di ripopolamento e il divieto assoluto di foraggiarli; la necessità di effettuare le catture e gli abbattimenti sulla base di adeguati piani di gestione, che li affidino, soprattutto nelle aree protette, a personale specializzato e che prevedano entità e modalità del prelievo, con fissazione di obiettivi correlati ai diversi contesti territoriali; coinvolgimento del mondo agricolo, per la gestione delle operazioni di cattura e del successivo abbattimento, e messa a disposizione di risorse per la realizzazione di misure di protezione delle colture più preziose e per indennizzi più veloci; adozione, nei territori non soggetti a vincoli di tutela, di piani di prelievo venatorio e di monitoraggio delle popolazioni di cinghiali redatti su basi tecnico-scientifiche e che escludano tecniche quali quella della “braccata” o “girata con cani”; creazione di una banca dati nazionale, in collaborazione con le Regioni, sulla presenza dei cinghiali e sui danni provocati.

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