L’urlo di cittadini, agricoltori e amministratori locali: siamo stati abbandonati da tutti. GUARDA IL SERVIZIO
di Pietro Ranieri
CASTELPIZZUTO. Rabbia, rassegnazione, dolore negli occhi. E un silenzio irreale, avvolto nella neve sulla cima delle montagne che fanno da sfondo al paese, rotto solo dal suono dei campanacci e dei fischietti dei manifestanti. A Castelpizzuto regna un’atmosfera fuori dal mondo. Sembra ci sia stato un bombardamento, o quasi come si fosse sul set di un film. C’è un dentro e un fuori, quando si arriva all’ingresso del paese. Una barriera che non è più solo un confine segnato sulle mappe, ma è diventata fisica, palpabile, visibile. Il piccolo paese alle pendici del Matese è sempre stato immerso in una terra incontaminata e difficile da raggiungere. Anche telefonicamente, perché in quell’area i telefoni cellulari prendono poco e male. Un ‘a parte’ che era sempre stato la forza di questa comunità e di questo territorio. Che oggi rischia però di rimanere completamente isolato, non solo dalla frana e dagli agenti atmosferici, ma anche da una politica regionale presente finora solo a parole.
Alla manifestazione organizzata questa mattina da Coldiretti erano presenti in tanti. Agricoltori, allevatori, persone che con la terra e gli animali sopravvivono, letteralmente. Sfruttando e a volte strappando da queste montagne difficili un sostentamento per sé e le loro famiglie. Quello che mancava era la politica. Nessuno, dalla Regione, era presente. Certo, a palazzo D’Aimmo oggi era convocato il Consiglio, quindi si potrebbe arguire: assenti giustificati. Ma, ciò non di meno, assenti.
La rabbia, si diceva, presente negli occhi del sindaco Carla Caranci, costretta a sospendere ogni altra attività amministrativa per dedicarsi completamente all’attività di manutenzione dei lavori di contenimento effettuati sulla frana della Provinciale 21. Nella voce di Aniello Ascolese, direttore regionale di Coldiretti, che si è fatto portavoce dei disagi e della fatica dei suoi associati – e non solo – nel dover gestire la situazione. Costretti a trasportare mangimi e rifornimenti anche per centinaia di animali con normali auto, perché furgoni e mezzi pesanti sono impossibilitati a transitare. La vicinanza sentita di Giacomo Lombardi, primo cittadino del comune confinante Roccamandolfi. La rassegnazione, nelle parole degli agricoltori e allevatori, che con semplicità rispondono “tireremo a campare”, alla domanda: se la situazione dovesse peggiorare, come farete?
Infine, il dolore. L’urlo di una comunità abbandonata da tutti, lasciata a morire dalle lungaggini della burocrazia, dallo scaricabarile, da una politica che non è in grado di approvare in tempi brevi interventi urgenti anche se provvisori, quantomeno per arginare la frana che continua a correre, metro dopo metro, lenta ma implacabile. L’inverno sta arrivando. E presto, a Castelpizzuto non resterà neanche più il diritto alla libertà di movimento: la dignità di una comunità viva e attiva, purtroppo, gli è già stata negata.
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