Omicron corre e sfugge ai test rapidi: i consigli per ridurre gli errori

Preferibili tamponi in rapida successione e con prelievo in gola al posto di quello nasale. Alcuni studi

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ROMA. Buca i vaccini e sfugge ai tamponi rapidi: la variante Omicron, che ha causato una nuova ondata di contagi in Italia e nel mondo, porta con sé nuove insidie. Una di queste, come detto, è la diagnosi attraverso esame antigenico, che oggi rappresenta uno strumento diagnostico riconosciuto e che pertanto andrebbe eseguito nel modo giusto, al fine di ridurre al minimo i margini di errore.

Sul Corriere della Sera vengono fornite alcune indicazioni utili, raccolte sulla base delle ricerche scientifiche effettuate in materia.
In primis, – si legge – i test rapidi sono altamente accurati se fatti in sequenza: poiché il periodo di incubazione con Omicron sembra essere più breve, più test rapidi si eseguono, più si riducono le possibilità di un falso negativo. Il consiglio è quello di fare un primo test rapido e poi aspettare da 24 a 36 ore per un secondo test. Molte confezioni di test antigenici danno proprio queste istruzioni. In caso di sintomi, invece, il test può essere eseguito subito.

In secondo luogo, bisogna tener conto che – sulla base di prove crescenti – Omicron si raccoglie soprattutto in gola, non nel naso, e potrebbe essere questo il motivo per cui i tamponi nasali possono fallire nel rilevare la variante: potrebbe volerci più tempo prima che il Covid attualmente circolante si manifesti nei campioni nasali.
“Un recente studio dal mondo reale, che ha seguito 30 soggetti probabilmente esposti ad Omicron negli Usa, – prosegue l’articolo del Corriere – ha scoperto che i test sulla saliva (in Italia non autorizzati) potevano rilevare i casi di Covid tre giorni prima dei test antigenici rapidi, che utilizzavano tamponi nasali. Questi risultati provengono da un piccolo studio e non sono stati sottoposti a revisione paritaria, ma fanno seguito all’annuncio della Food and Drug Administration Usa di fine dicembre secondo cui, sebbene rilevino l’Omicron, i test antigenici rapidi potrebbero avere una «sensibilità ridotta». Anche un altro studio eseguito in Sudafrica (non ancora revisionato) evidenzia che i test rapidi hanno rilevato una quota maggiore di infezioni da Omicron quando sono stati utilizzati campioni di saliva al posto dei campioni nasali”.

Infine, ad inficiare l’esito dei tamponi antigenici potrebbero essere il momento di esecuzione degli stessi e il metodo di prelievo. Riguardo al primo fattore, il tampone rapido (ma anche il molecolare) va fatto da 48 ore dopo il contatto considerato a rischio a 5 giorni dopo, l’ideale sarebbe farlo a 48 ore e poi ripeterlo a 5 giorni. Se il test viene fatto troppo presto, il pericolo è avere un «falso negativo», perché, come si vede dal grafico qui sopra, nei primi due giorni il virus non è rilevabile dai tamponi, dalle 48 alle 72 ore circa è rilevabile solo dai tamponi molecolari e dalle 72 ore anche dai tampini rapidi.
per il secondo fattore, invece, è altamente sconsigliato il ‘fai da te’, in favore di un prelievi eseguito in farmacia o presso centri autorizzati.

 

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