No Green pass, no Reddito di cittadinanza: l’inghippo studiato dal Governo per spingere tutti al vaccino

Dal primo febbraio chi è senza certificato rischia di rimanere senza sussidio

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ROMA. C’è un risvolto dell’ultima legge di Bilancio approvata dal governo Draghi che è passato sotto silenzio dagli oneri di cronaca. Il documento ha introdotto alcune novità che riguardano il Reddito di cittadinanza, introducendo l’obbligo di frequentare degli specifici corsi di formazione e colloqui di lavoro presso i centri per l’impiego. Rigorosamente in presenza.

Questa novità si sovrappone a quanto stabilito dal decreto legge del 7 gennaio 2022 che ha introdotto, tra le altre cose, anche l’obbligo del green pass base (ottenibile anche tramite tampone) per accedere agli uffici pubblici. Obbligo che scatterà dal 1° febbraio. Di fatto, i percettori del Reddito di cittadinanza non vaccinati dovranno perlomeno farsi un tampone ogni volta che saranno obbligati a partecipare a un’attività all’interno dei Centri per l’impiego.

Il restyling della misura introdotta dal primo governo Conte è attivo dall’inizio dell’anno. La linea lungo la quale si sono sviluppate le modifiche è stata quella di una stretta, nel tentativo di porre un freno ai casi di persone che percepiscono il sussidio senza averne il minimo diritto. Il cambiamento più grande ha riguardato il tema dei rifiuti delle offerte di lavoro congrue da parte dei percettori del sostegno. Chi dice no all’offerta si vedrà scalare il sussidio di 5 euro per ciascun mese. Al secondo rifiuto, il sussidio viene revocato – mentre fino all’anno scorso accadeva al terzo rifiuto.

È stata anche ridotta, per rispettare il principio di congruità della prima offerta, la distanza massima dalla residenza del beneficiario da 100 a 80 km. La seconda può invece essere collocata ovunque in Italia, senza più limiti di distanza dalla propria abitazione.

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