Caro bollette, il sit-in di Coldiretti: stanno privando le montagne dei loro guardiani

Oggi la manifestazione degli agricoltori davanti alla prefettura di Isernia, per manifestare contro l’aumento dei costi che sta non solo impedendo il corretto prosieguo della catena zootecnica, ma anche forzando la chiusura di diverse aziende: così si lasciano sguarnite le aree interne. GUARDA IL SERVIZIO


ISERNIA. Dopo le manifestazioni a livello nazionale che giovedì 17 febbraio., partendo da Roma, ha visto confluire in varie piazza italiane centinaia di allevatori e agricoltori contro il caro bollette e l’aumento esponenziale dei costi di produzione, giovedì 24 è stata la volta del Molise. Allevatori e agricoltori si sono ritrovati, a partire dalle ore 9.30, davanti la Prefettura di Isernia dove hanno tenuto un sit-in.

Nel corso della mattinata il prefetto Gabriella Faramondi ha ricevuto una delegazione dell’organizzazione, guidata dal delegato confederale Giuseppe Spinelli e dal direttore regionale Aniello Ascolese.

In piazza anche i giovani agricoltori, che dopo la scelta coraggiosa di restare a lavorare nella loro regione, oggi sono seriamente preoccupati per il futuro e chiedono, fra le altre cose, anche di sbloccare i finanziamenti per lo sviluppo delle energie rinnovabili dall’agricoltura.

Dal latte alla carne bovina e suina, dalla frutta alla verdura, l’intera produzione agricola è strozzata dai bassi prezzi e dai maggiori costi dovuti al rincaro dell’energia. “Per poter pagare un caffè al bar – ha detto Spinelli – gli allevatori devono mungere tre litri di latte, pagati solo qualche decina di centesimi alla stalla, ben al di sotto dei costi di produzione in forte aumento per i rincari di mangimi ed energia”. Per questo, prosegue Spinelli, “ribadiamo all’assessore regionale all’Agricoltura, Nicola Cavaliere, che urge un Piano zootecnico regionale, in mancanza del quale rischiano la chiusura a breve centinaia di aziende. Un danno incalcolabile in termini di occupazione, salvaguardia e tutela del territorio e dell’ambiente”.

Non va meglio per chi produce il grano per il pane, pagato 31 centesimi al chilo, o la carne di maiale per i salumi a 1,4 euro al chilo. Con l’esplosione dei costi energetici quasi un agricoltore su tre (30%) è oggi costretto a ridurre la produzione di cibo, con una situazione che per Coldiretti è diventata insostenibile, che mette a rischio le forniture alimentari e, con esse, la sovranità alimentare di tutto il Paese.

Nei documenti della piattaforma di mobilitazione della Coldiretti che sarà consegnata alla dottoressa Faramondi si legge tra l’altro la richiesta di sbloccare 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni, attraverso la garanzia del 100% pubblica e gratuita di Ismea, e fermare le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali.