Lettera aperta di Gianfranco Calabrese: calcio donne tutelato solo a parole, ecco cosa accade a Isernia
ISERNIA. Niente finale di coppa Italia per il calcio femminile di serie C: il palasport ‘Liborio Fraraccio’ di Isernia non ha la certificazione antincendio e ciò – almeno per la disciplina in questione – diventa motivo ostativo, declassando ingiustamente quanti praticano con amore questo sport, sottraendo tempo a studio, lavoro e università.
La finale tra Miranda e Venafro avrebbe dovuto giocarsi domani, 27 febbraio. Ma il Comune di Isernia non ha concesso l’impianto e la Federazione italiana gioco calcio del Molise non è intervenuta per tempo per consentire che si disputasse l’incontro.
Un fatto grave, che suscita lo sfogo dell’imprenditore Gianfranco Calabrese, custode degli impianti sportivi del Comune di Miranda e da anni impegnato nello sport e nel sociale.
“Questa è la storia – scrive Calabrese – di due squadre di serie C di calcio a 5 femminile, due squadre che negli ultimi anni nonostante le difficoltà si sono allenate, hanno giocato e addirittura sono arrivate in finale di Coppa Italia. Si parla di Miranda e Venafro. Qualcuno potrebbe diren esclusivamente in dialetto “so femmn’… è social…”. Invece no, è semplicemente una storia di Sport, quello con la S maiuscola, quello non remunerato, quello che fa spostare turni di lavoro alle atlete, quello che fa studiare il doppio chi sta all’università, quello che costringe le mamme a salutare i figli alle 21 pur di allenarsi, quello che fa stare sui libri fino a mezzanotte chi ancora va al liceo.
Ebbene sì, queste due squadre sono arrivate in finale, ma forse perché “so femmn’”, forse “perché è sociale”, a queste ragazze è negato disputare una finale, è negato il rincorrere un sogno, che per la stragrande maggioranza non è nulla, ma per loro rappresenta un concetto. Queste donne fanno sport: ma stranamente da federazione e istituzioni questo sogno è vietato.
Prima finale sul campo di Pietrabbondante. In epoca Covid un palasport dignitoso, tuttavia con meno di 20 posti a sedere. Ma va bene, le ragazze avrebbero giocato lo stesso. Invece no, non è possibile, perché forse chi doveva premiare doveva mangiare il ragù. Allora arriva il sogno: il palazzetto dello sport di Isernia, con finale prevista il 27 febbraio. Le si sottopongono a 4 allenamenti settimanali, fanno sacrifici, ma solo ieri, venerdì 25 febbraio, dal Comune di Isernia si scopre che il palasport che ospita campionati di serie B1 femminile di volley e serie C Gold di basket non ha la certificazione antincendio. Partita a quando? Non è dato sapere, tra i silenzi di una Figc sempre più in balia delle onde e di istituzioni mute. Quante atlete dovranno rinunciare a un sogno, e quante smetteranno, al di là dei proclami federali che fanno di tutto, a parole, per lo sviluppo di un settore, quello femminile, sempre più vituperato da federazioni e istituzioni. Sarà – conclude amaramente Calabrese – che “so femmn!”.
Alla fine, pare che la finale venga disputata domani alle 16 a Miranda.
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