Stefano Cucchi, la Cassazione: 12 anni per i carabinieri accusati del pestaggio

La decisione della Suprema Corte


ROMA. Condanna definitiva a 12 anni di carcere per i due carabinieri accusati del pestaggio di Stefano Cucchi. La sentenza della Corte di Cassazione pochi minuti fa, che mette fine a una vicenda iniziata nell’ottobre del 2009, quando il giovane romano fu portato nella caserma Casilina perché trovato in possesso di stupefacenti e picchiato fino al ricovero e alla morte successiva.

Si tratta di Alessio Di Bernardo (originario di Sesto Campano) e Raffaele D’Alessandro accusati di omicidio preterintezionale: per loro i giudici hanno ridotto la condanna da 13 a 12 anni. Ci sarà invece un nuovo processo di appello per i due carabinieri accusati di falso, Roberto Mandolini, che era stato condannato a 4 anni di reclusione, e Francesco Tedesco, condannato a 2 anni e mezzo.

Il procuratore generale Tomaso Epidendio aveva chiesto la conferma delle pene per tutti gli imputati, sottolineando che si trattava “di soggetti professionalmente preparati che si trovvaano ad affrontare una reazione prevedibile, e nemmeno delle più eclatanti, durante il fermo di Stefano Cucchi che rifiuta di sottoporsi al fotosegnalamento”, aggiungendo che il pestaggio attuato dai carabinieri nella caserma Casilina “è stato una punizione corporale di straordinaria gravità, caratterizzata da una evidente mancanza di proporzione con l’atteggiamento non collaborativo del Cucchi”. Per questo, il procuratore aveva chiesto la conferma dell’aggravante dei futili motivi per gli imputati.