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Spunta il vaiolo delle scimmie: primo caso in Italia, cos’è e come riconoscerlo

Identificato presso l’Istituto Spallanzani. I sintomi più frequenti per riconoscerlo.  Secondo le autorità non c’è da allarmarsi, ma la novità è la mancanza di collegamento con viaggi nelle zone endemiche, perlopiù africane


ROMA. È stato identificato in Italia un primo caso di ‘Monkeypox’, il vaiolo delle scimmie, presso l’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Come si legge sulla pagina Facebook dell’istituto, “si tratta di un giovane adulto, di ritorno da un soggiorno alle isole Canarie, che si era presentato al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I. Il quadro clinico è risultato caratteristico e il Mokeypox virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e di sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee. La persona è attualmente ricoverata in isolamento, in discrete condizioni generali. Sono in corso le indagini epidemiologiche e il tracciamento dei contatti. Altri due casi sospetti sono in fase di accertamento. Al momento i tre casi osservati e gli altri casi verificatisi negli altri paesi europei e in Nord America non presentano segni clinici di gravità. La trasmissione può avvenire attraverso le goccioline di saliva e i contatti con le lesioni o i liquidi biologici infetti”.

CACCIATORI DI VIRUS. L’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato ha comunicato il caso presso lo Spallanzani al ministro della Salute Roberto Speranza e ha informato : “È stata avviata l’indagine epidemiologica sul primo caso di vaiolo da scimmie in Italia. Sono stati messi a disposizione i nostri migliori professionisti, i cosiddetti ‘cacciatori di virus’, che stanno ricostruendo tutto l’albero dei contatti. Sono già stati isolati i primi contatti stretti con precise indicazioni e prescrizioni. Non sarà fornita a nessuno alcuna indicazione né di luoghi né nominativa, nel massimo rispetto della privacy, al fine di favorire la massima collaborazione. L’Istituto Spallanzani su questo ha una grandissima esperienza e avrà a disposizione la collaborazione di tutte le nostre aziende sanitarie locali”.

ALTRI CASI. In Europa, infatti, come riporta ‘Fanpage’, sono già numerosi i casi di vaiolo delle scimmie segnalati e altrettanti i casi sospetti. Il primo Paese a segnalare i contagi è stato il Regno Unito il 7 maggio scorso, quando l’Autorità sanitaria inglese ha reso noto di averlo identificato in un paziente tornato in Inghilterra dalla Nigeria, dove si pensa possa aver contratto l’infezione. Nei giorni successivi altre sette persone nel Regno Unito sono risultate positive al vaiolo delle scimmie senza però legami con i viaggi all’estero. Altri casi sospetti sono emersi anche in Spagna (8) e Portogallo (più di 20, di cui 5 confermati), spingendo le autorità di Madrid e Lisbona a far scattare l’allerta sanitaria nazionale.

“I casi, per lo più di giovani tutti di sesso maschile, presentano lesioni ulcerose”, ha precisato la Direzione generale per la salute del Portogallo.

ISS. L’Istituto superiore di sanità italiana ha fatto sapere che “la malattia si risolve spontaneamente in una o due settimane, con adeguato riposo e senza terapie specifiche. Possono essere somministrati degli antivirali quando necessario”.

OMS. L’Organizzazione mondiale della sanità, riferisce il ‘Corriere della Sera’, ha invece osservato in Gran Bretagna la trasmissione del virus del vaiolo delle scimmie nell’ambito della comunità gay, tra uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. Riportato anche un piccolo focolaio epidemico in una famiglia inglese.

Ma che cos’è di preciso questa malattia? È la giornalista scientifica del ‘Corriere’, Margherita De Bac, a fare chiarezza in un dettagliato articolo.

CHE COS’È. Si tratta di una malattia infettiva causata da un virus principalmente diffuso in Africa nelle scimmie e in alcuni roditori, soprattutto in Ghana e Nigeria. Ha questo nome per distinguerla nell’antichità dal chickenpox, caratterizzata da macchie della pelle più estese. Secondo il CDC, il Centro americano per la prevenzione delle malattie infettive, il serbatoio di questo agente patogeno è ancora sconosciuto, ma dipende sempre dalla promiscuità uomo-animale, che non smette di generare sorprese. E infatti la sorveglianza internazionale è altissima. L’infezione non ha niente a che fare con il vaiolo umano, molto più grave, eradicato nel mondo nel 1980, ne condivide soltanto la ‘famiglia’.

COME SI TRASMETTE. Raramente la malattia può passare dall’animale all’uomo e successivamente essere trasmesso da un’individuo all’altro per via aerea (attraverso le goccioline del respiro), tramite piccole lesioni della pelle e per mezzo dle mucose (ad esempio degli occhi, bocca). La trasmissione sessuale non è mai stata descritta, tuttavia è plausibile che il contagio possa avvenire durante rapporti intimi, ma servono ancora altri dati per trarre conclusioni. Non viene al momento considerato contagioso un individuo senza sintomi, ma per precauzione i contatti stretti delle persone cui viene diagnosticata la malattia vengono monitorati.

SINTOMI.Sempre De Bac spiega come i più comuni sono febbre, mal di testa, dolori muscolari e stanchezza. I linfonodi del collo si ingrossano  e dopo qualche giorno compaiono bolle sulla pelle che inizialmente si presentano come piccole macchie. La malattia guarisce spontaneamente, senza terapie specifiche, dura dalle due alle quattro settimane e in genere non lascia strascichi. L’incubazione dura circa due settimane  dal contagio. Le forme finora osservate sono state per la maggior parte lievi.

PERICOLO. Il fenomeno non ha mai costituito allarme e anche ora non bisogna drammatizzare. Il sito del governo britannico chiarisce che la malattia non si diffonde facilmente nella popolazione e il rischio viene definito basso. La particolarità rispetto al passato è l’elevato numero dei pazienti confermati e la mancanza di collegamento con viaggi recenti in zone endemiche.

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