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Lo spettro della quarantena per il vaiolo delle scimmie: nuova circolare di Speranza

Galli choc: “L’epidemia determinata da maschi che fanno sesso con maschi, probabilmente scaturita da un ampio raduno alle Canarie”


ROMA. Il vaiolo delle scimmie, con i nuovi casi accertati in Italia (tra cui un sesto allo Spallanzani di Roma, ancora una volta con un link di ritorno dalle Canarie), fa scattare un’ordinanza ‘preventiva’ del ministero della Salute a guida Roberto Speranza in cui si torna a parlare, neppure fosse passato un secolo dal Covid, delle famigerate quarantene.

“In specifici contesti ambientali ed epidemiologici, sulla base delle valutazioni delle autorità sanitarie, potrebbe essere richiesta l’applicazione di misure quarantenarie”. Questo il testo della nuova circolare, che specifica inoltre come “i contatti asintomatici “non devono donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma mentre sono sotto sorveglianza”. I contatti “devono essere monitorati almeno quotidianamente per l’insorgenza di segni/sintomi per un periodo di 21 giorni dall’ultimo contatto con un paziente o con i suoi materiali contaminati durante il periodo infettivo. I sintomi includono mal di testa, febbre, brividi, mal di gola, malessere, astenia, eruzione cutanea e linfoadenopatia”.

L’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato, come riporta l’Ansa, sottolinea come non esista nessun allarme, ma il sistema di sorveglianza infettivologica è in stato di massima attenzione, con accertamenti in corso su altri casi sospetti”, visto che sono 16 i contatti in isolamento.

E sul vaiolo delle scimmie non poteva mancare l’intervento di uno dei volti più noti dell’epoca Covid, quello del virologo Massimo Galli. Rispondendo alla domanda di un giornalista a margine di un seminario scientifico a Napoli, come riporta ancora l’Ansa, Galli ha chiarito che “non è affatto un virus delle scimmie, ma un virus presente probabilmente in alcune specie di roditori. Uomini e scimmie ne sono solo vittime accidentali, e quindi non è un virus rilevante per la nostra specie”.

“I poxvirus – ha aggiunto il virologo – sono molto diversi da quello del Covid, sono virus a DNA e tendono ad adattarsi in numero enorme, in migliaia di anni, ad una propria specie. Il vaiolo definito ‘della scimmia’ – ha detto ancora – è un virus un po’ meno selettivo, ma è probabile che un suo serbatoio sia rappresentato da un roditore africano, probabilmente scoiattoli del genere ‘funisciurus’, che sono quelli più candidati, tra tutti, per le ricerche eseguite. L’epidemia – ha concluso Galli – sembra essere stata determinata da maschi che fanno sesso con maschi, probabilmente scaturita da un ampio raduno alle Canarie“.

L’infettivologo Massimo Galli (foto repertorio Lapresse)

Sgomberato il campo su una nuova vaccinazione di massa: “Non credo – ancora Galli – che siamo nelle condizioni di riproporre una vaccinazione di massa contro il vaiolo delle scimmie, perché una vaccinazione ha i suoi costi in termini di effetti collaterali, soprattutto trattandosi di un vaccino contro il vaiolo. Inoltre esiste un farmaco, anche se non ancora sperimentato in modo significativo sull’uomo”.

Il farmaco in questione, così Galli all’Ansa, è “il tecovirimat ed è disponibile in quantitativi per ora modesti, ma sembra utile per tutti i tipi di vaiolo”. Era stato studiato per essere usato “in caso di attacchi di bioterrorismo con vaiolo e inibisce una proteina cruciale per il virus”. Quindi, ha concluso lo scienziato, “non siamo messi così male”.

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