Ammazzò il patrigno con un piatto di penne al salmone avvelenate: condannato a 30 anni

La sentenza della Corte d’Assise dopo 12 ore di Camera di consiglio


BOLOGNA. Trent’anni di carcere: questa la pena inflitta dalla Corte di assiste di Bologna nei confronti del 20enne Alessandro Leon Asoli, accusato dell’omicidio del patrigno Loreno Grimandi.

Il 57enne morì il 15 aprile dello scorso anno dopo aver mangiato un piatto di penne al salmone avvelenate con nitrito di sodio. Il ragazzo era finito sotto processo anche per il tentato omicidio, con le stesse modalità, della madre Monica Marchioni.

La pm Rossella Poggioli aveva chiesto l’ergastolo.

La Corte, al termine della Camera di consiglio durata 12 ore, ha inflitto tre anni di libertà vigilata al termine della pena e deciso un risarcimento di 500mila euro alla madre della vittima e 750mila euro di provvisionale per la madre dell’imputato.

La linea difensiva, portata avanti anche nelle repliche discusse, è che Alessandro Leon non abbia commesso l’omicidio, ma che si sia trattato di un tentato suicidio della madre, fortemente depressa, che avrebbe anche ucciso il marito, con cui era in crisi.

La Procura ha invece contestato l’omicidio pluriaggravato al ragazzo: premeditazione, motivi abietti e uso di sostanze venefiche, comprate su internet. Il movente, secondo l’accusa, sarebbe stato l’eredità. Le motivazioni saranno depositate entro novanta giorni.