IL POLO TECNOLOGICO. Il polo tecnologico, centro di ricerca nel settore delle materie plastiche, è nato come start-up innovativa del Gruppo ed è situato a Pozzilli all’interno dell’ex sede dei laboratori Mossi & Ghisolfi. Una struttura di più di 2.700 metri quadrati prevista di lavoratori di ricerca all’avanguardia. L’obiettivo è quello di avviare progetti di ricerca e sviluppo finalizzati al recupero delle materie, al supporto delle imprese nella re-ingegnerizzazione dei processi e alla riduzione dell’impronta ecologica dei prodotti di largo consumo.
Sono state analizzate, nel corso dell’incontro, le future prospettive del settore del riciclo in un’ottica di orientamento al riutilizzo dei materiali di scarto plastici soprattutto nel settore tessile e sono stati presentati i macchinari e i servizi tecnologici che il centro è in grado di offrire nel campo dell’analisi e del testing, della prototipazione del processing e compounding. Inoltre sono stati presentati i prossimi investimenti innovativi in programma nel centro, incentrati sulla viscosità per polimeri igroscopici, sulla misurazione delle proprietà di barriera su film e bottiglie e sulla produzione di filati innovativi a partire da Pet da post consumo.
Ma come funzionano nella pratica i macchinari per il processo di lavorazione? “Si parte dall’estrusore bivite – ha spiegato Giovanni Sonzogni, collaboratore dell’azienda – per la produzione del granulo. Nella bocca dell’alimentazione si inseriscono le materie prime che vengono fuse all’interno dell’apposito cilindro. Da lì escono gli ‘spaghetti’ che, dopo essere stati raffreddati nell’apposita vasca con acqua e aria, infine vengono mandati all’interno di una apposita taglierina, dove viene prodotto il granulo”.
Presente anche una pressa a iniezione. “All’interno della macchina – ha spiegato ancora Sonzogni – si inseriscono dei granuli, delle palline di plastica che, anche in questo caso vengono fuse in un cilindro molto simile a quello presente all’interno dell’estrusore bivite. Il materiale fuso viene iniettato all’interno di uno stampo Si lavora con quantitativi di 10-15 chili l’ora, mentre con l’estrusore si può arrivare a 50 chili. Tutto è ancora in via sperimentale per individuare quale sarà il materiale che sarà trasformato in tessuto”.
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