Isernia dice sì all’Egam: l’acqua sarà gestita da un nuovo ente. Castrataro: nessuna privatizzazione, ma prevedibili rincari

In Consiglio comunale il sindaco spiega vantaggi e rischi dell’adesione alla società a intera partecipazione pubblica che gestirà direttamente le risorse idriche. Possibili nuovi ingenti investimenti sulla rete che non saranno a carico dei cittadini. Mancini: scelta miope e priva di coraggio, abbiamo le nostre sorgenti


di Pasquale Bartolomeo

ISERNIA. Sceglie la strada dell’adesione all’Egam, la costituenda società di gestione del servizio idrico integrato regionale, il Comune di Isernia. In sostanza, perde il controllo di gestione diretta dell’acqua, ma si assicura la possibilità di fare ingenti investimenti sulla rete (molto vecchia), ai quali altrimenti avrebbe dovuto provvedere con risorse proprie.

Ciò comporterà dei rincari, in virtù dell’obbligo derivante da una direttiva Arera (l’ Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) di adeguamento a un sistema tariffario che dà garanzie anche alle persone meno abbienti, le quali avranno una certa quota di acqua gratis. Ma è chiaro che, andando in un meccanismo solidaristico, chi è più efficiente come Isernia – che ha l’acqua di proprietà, con le sue sorgenti – avrà un incremento rispetto a chi compra l’acqua.

La decisione di entrare nell’Egam è scaturita nel corso dell’ultimo Consiglio comunale dell’8 giugno, con il sindaco Piero Castrataro che ci ha tenuto subito a precisare: a Isernia l’acqua non sarà privatizzata. L’Egam, istituito con legge regionale del 2017, è una società a totale capitale pubblico a cui affidare in forma diretta la gestione del servizio idrico integrato e c’è la possibilità di recedere, in caso ci fossero dei cambi che vanno verso la privatizzazione. Esso, come da Statuto, è ente pubblico non economico dotato di autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale e contabile e ad esso partecipano obbligatoriamente i Comuni ricadenti nel territorio regionale.

“Si può anche non aderire – ha sottolineato il sindaco – ma significherebbe non avere più alcun trasferimento dallo Stato, dalla Regione o dall’Europa per fare investimenti nel ciclo idrico integrato. Negli ultimi 5 anni abbiamo sfruttato due milioni di euro che venivano dalla Regione tramite i Pisu per fare manutenzione ordinaria e straordinaria sugli acquedotti comunali. Quei due milioni di euro chiaramente non sono stati caricati sulle spalle degli isernini, altrimenti ci sarebbe stato un aumento delle tariffe dell’idrico di qualcosa come il 33 per cento. La non partecipazione significa che tutti gli investimenti necessari sulla rete verrebbero a essere carico del Comune, quindi smentisco che le tariffe dell’acqua rimarrebbero uguali, senza rincari. Partecipando, è pur vero che perdiamo in autonomia, perché il concetto è quello solidaristico, ovvero di decidere insieme agli altri Comuni del Molise quali sono gli investimenti prioritari, come la sostituzione delle reti. La società avrà 30 milioni di euro di fatturato, con un capitale sociale di 1 milione di euro. Se anche facesse degli utili, essi non sarebbero destinati alla distribuzione dei soci, ma agli investimenti. La sede legale è Campobasso, Isernia e Termoli saranno sedi operative. Il capitale sociale vedrà un 10 per cento di partecipazione di Molise Acque, con un consigliere d’amministrazione su 5, quattro che vengono votati dai soci. La durata della società è di 30 anni, ma ciò non vuol dire che essa non possa votare un cambio di azionisti, trasformandosi da società a intero capitale pubblico in una società con partecipazione privata, ma questo dipenderà dalla capacità della politica di avere una gestione corretta ed efficiente dell’Egam stesso”.

“Si tratta – ha aggiunto Castrataro – di una grandissima opportunità per la città, soprattutto per intercettare alcuni investimenti per l’efficientamento delle reti idriche, ma anche per realizzare il collettore fognario sulle borgate orientali. Capisco che ci siano delle perplessità. Secondo me, la politica deve essere in grado di individuare nella nuova società delle persone competenti che la possano gestire nel miglior modo possibile. Tengo a precisare che purtroppo, indipendentemente dall’Egam, le tariffe potrebbero aumentare nei prossimi anni. Questo perché, se non entriamo nell’Egam, non abbiamo più fondi europei, regionali o nazionali come negli ultimi anni. È comunque possibile che ci siano dei piccoli aumenti ma sono comunque contingentati, perché c’era una direttiva che dice che non possiamo andare oltre un determinato limite (8 per cento l’anno). Sono sicuro – ha concluso Castrataro – che con il tempo tutto si stabilizzerà e avremo un servizio efficiente e meno perdite”.

IN ALTO, LA VIDEOINTERVISTA AL SINDACO

Parole pienamente condivise dal capogruppo di Volt, Umberto Di Giacomo, autore di un intervento, in aula, dal forte sapore europeista. “La ratio del provvedimento che oggi è in esame ha le sue radici nella Legge Galli del lontano 1994, cioè 28 anni fa, i cui temi sono stati poi ripresi nella Direttiva europea quadro sulle acque n. 60  del 2000, ben 22 anni fa. Il Comune di Isernia avrà un ruolo importante nella società di gestione, essendo uno dei centri più popolosi della regione, e questa posizione dovrà essere utilizzata al meglio: dovremo essere bravi a cogliere tutte le opportunità che la rete offre, insisteremo sulla capacità più elevata di attrarre e intercettare finanziamenti, vigileremo affinché l’organo non diventi un carrozzone elefantiaco e macchinoso, controlleremo che non ci siano sprechi e perché l’acqua venga difesa, tutelata, protetta davvero. Dovremo avere non 10, ma mille occhi, affinché nessuno nei prossimi anni possa pensare di tradire gli intenti e gli obiettivi di questo progetto”.

“Quella a cui siamo chiamati come amministrazione – ha continuato Di Giacomo – è un’operazione di responsabilità collettiva nella gestione di un bene comune: se sfruttata bene – e non ho dubbi che così sarà – la rete consentirà di lavorare insieme, trasmettere e condividere buone pratiche, raggiungere obiettivi di equità e avere uno sguardo complessivo e unitario sul settore delle risorse idriche territoriali. L’acqua è la risorsa più importante e la sua gestione non può essere lasciata ai singoli Comuni, in genere privi di competenze specifiche e capacità gestionali. Sottolineiamo con favore la possibilità, prevista dalle norme, di adottare misure specifiche a vantaggio delle fasce più deboli della popolazione, con un quantitativo minimo pro capite di acqua stabilito in 50 litri a cui si ha diritto quotidianamente e l’eventuale abbassamento delle tariffe. Una dimostrazione che, nell’ottica di un mutuo soccorso tra enti locali si può anche puntare a riequilibrare il divario sociale. Si può essere contrari, ovvio. Ma speculare sulla paura dei cittadini non è corretto e non è giusto. Non c’è alcun tentativo di imboccare la strada della privatizzazione dell’acqua: qui parliamo dell’adesione italiana a una direttiva europea, che obbliga gli enti locali a virare verso un servizio integrato, perché questa è stata individuata come strada migliore per la corretta gestione delle risorse idriche. Le tariffe potranno subire un aumento? È possibile, ma non dipende solo ed esclusivamente da questo provvedimento, bensì da una situazione globale che negli ultimi mesi è stata travolta dalla guerra russa in Ucraina. Noi – ha concluso  – voteremo sì a questa deliberazione perché siamo convinti che la strada della collaborazione e della mutua responsabilità possa avere degli effetti molto positivi. Siamo un movimento che crede nell’Europa giusta e con leggi giuste. Riteniamo che il controllo e la gestione affidati agli enti locali siano un ottimo scudo che ci riparerà da passi falsi, ma se questi dovessero essere comunque compiuti saremo bravi e rapidi a correggere le storture, riportando la gestione sulla retta via”.

Contrario invece Giovancarmine Mancini, capogruppo di Fdi in assise. “Negli anni Novanta – ha ricordato – ero consigliere di amministrazione dell’Erim, Ente risorse idriche Molise e sia il centrodestra che il centrosinistra andavano verso la privatizzazione. Avrei avuto garantiti bei soldini come indennità di cui avrei goduto per chissà quanto, ma ebbi il coraggio di dire di no. L’ente alla fine fu commissariato e andammo a casa. Sono dello stesso avviso, oggi come allora. Questo è il primo passo verso la privatizzazione, anche se oggi il privato ancora non c’è. Bisogna avere il coraggio delle proprie azioni, l’importante è andare avanti a testa alta. È vero che gli investimenti sarebbero tutti a carico nostro: ma vuol dire che saremo così virtuosi da poter intervenire sulla rete idrica, ma ci costerà comunque meno. Aderire sarebbe una scelta miope, abbiamo le nostre sorgenti con la nostra acqua. Va bene il principio della solidarietà, l’acqua è un servizio sociale. Dobbiamo fare gli interessi della nostra gente, mentre qui ci sono delle tagliole evidenti. La legislazione cambia, ciò che è vero oggi non lo sarà domani. E se perdiamo l’acqua, sarà per sempre. Questo è un tema che va oltre gli schieramenti politici. Il bene idrico lo abbiamo per natura, è un problema etico prima ancora che politico ed economico, con i nostri cittadini già iper tartassati. Mi meraviglio dei Cinque Stelle, che sono per l’acqua pubblica ovunque, ma qui votano a favore di qualcos’altro. Sventiamo un’operazione che danneggerà il futuro delle generazioni”.

L’adesione all’Egam, ente istituito dal centrosinistra di Frattura nel 2017 ma che la Giunta regionale di centrodestra sta portando attualmente avanti, è passata con 19 voti favorevoli e il solo Mancini contrario, unico presente in aula per l’opposizione.