ROMA. Si avvicina per gli italiani l’appuntamento con il referendum abrogativo. Il prossimo 12 giugno i cittadini sono chiamati, infatti, ad esprimersi su cinque quesiti incentrati sul tema della giustizia, quali: la riforma del Csm, l’abolizione della legge Severino, la valutazione dei magistrati, la separazione delle carriere e la limitazione del ricorso alle misure di custodia cautelare.
Più nel dettaglio, se vince il sì: con la riforma del Consiglio Superiore della magistratura verrà abrogato l’obbligo della raccolta firme e i magistrati in servizio si propongono per il Csm con la sola candidatura; con l’abolizione della legge Severino verrebbero eliminati i concetti di incandidabilità e di decadenza, pertanto i condannati in via definitiva potrebbero candidarsi o continuare il mandato, con eventuali divieti stabiliti a discrezione di un giudice; con la valutazione dei magistrati saranno chiamati ad esprimersi pure gli avvocati o i professori dei Consigli giudiziari, ovvero i membri laici; con la separazione delle carriere verrà previsto che ad inizio carriera il magistrato dovrà scegliere se essere giudice o pubblico ministero, senza poter cambiare indirizzo; con la limitazione del ricorso alle misure cautelari verrebbe abrogata tra le motivazioni quella del rischio di reiterazione de reato, mentre resterebbero in piedi il pericolo di fuga e l’alterazione delle prove.
I referendum sono stati proposti dalla Lega di Salvini e dai Radicali, che dunque voteranno sì.
Diverse, invece, sono le indicazioni degli altri partiti nazionali di centrodestra e centrosinistra: si va dal Sì di Berlusconi e Renzi con Forza Italia e Italia Viva, che dal primo momento hanno accolto positivamente l’impulso referendario sulla giustizia, al No secco del Movimento 5 Stelle, per il quale tali quesiti “offrono – stando alle parole di Giuseppe Conte – una visione parziale e sicuramente sono inidonei a migliorare il servizio”
Meno nette le posizioni di Fratelli d’Italia e del Pd.
Il partito di Giorgia Meloni ha espresso perplessità su alcuni quesiti e giudicato positivamente altri: nello specifico, la presidente di Fi ha detto di essere favorevole alla separazione delle carriere e contraria alla limitazione della custodia cautelare e all’abolizione della legge Severino.
Il Partito Democratico è diviso: da un lato il segretario Enrico Letta ha detto di essere contrario perché – in caso di vittoria – questi referendum “aprirebbero più problemi di quanti ne risolverebbero”, dall’altro ha chiarito che c’è libertà di voto in quanto diversi esponenti dem hanno espresso propensione per il sì.
Si è schierato per il sì anche Carlo Calenda con il suo partito Azione.
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