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Rapina al Dok, il mistero del terzo uomo nella palazzina: nel mirino soggetto già noto alle forze dell’ordine

Isernia/ Sotto la lente della polizia gli eventuali rapporti dei due arrestati con un residente nell’edificio scelto per la fuga


di Pasquale Bartolomeo

ISERNIA. Il terzo uomo potrebbe essere la chiave. L’anello di congiunzione tra i rapinatori venuti dalla Campania e il supermercato Dok di Isernia, assaltato da malviventi con una pistola in pugno. Un uomo che non c’entra direttamente con il raid messo a segno venerdì mattina, ma che potrebbe avere un legame con chi ha messo a segno il colpo. Un mistero tutto da svelare, ma non l’unico, intorno a una vicenda che presenta ancora tanti lati oscuri.

I VIDEO. Saranno i filmati di videosorveglianza interna al supermercato a permettere di fare luce. La polizia di Isernia ha subito acquisito subito le immagini, una volta intervenuta sul posto, per cercare di ricostruire al meglio la dinamica dei fatti.

L’ASSALTO ARMATO. Cosa è accaduto veramente il 10 giugno? Due o tre rapinatori (questo il primo nodo da sciogliere) entrano intorno alle 7.30, passando dall’ingresso principale e colgono di sorpresa il direttore, girato di spalle, puntandogli una pistola contro e costringendolo a consegnare i residui di cassa presenti nel negozio.

LE CASSEFORTI. I malviventi (a volto coperto, secondo le testimonianze raccolte) non avrebbero fatto i conti col fatto che l’uomo, per ragioni di sicurezza, è in possesso di una sola chiave rispetto alle tre casseforti che contenevano il denaro da mettere in cassa per dare il resto ai clienti. Le altre due chiavi, per le rispettive casseforti, sono in dotazione di altri due dipendenti aventi funzione apicale nel supermercato. Impossibile dunque impossessarsi di tutto il denaro servendosi solo del malcapitato direttore, legato mani e piedi (ma non imbavagliato, da quanto appreso da isNews) e lasciato nel gabbiotto sulla destra, all’ingresso del negozio.

Secondo altre testimonianze raccolte dalla nostra testata subito dopo la rapina, i banditi avrebbero costretto i dipendenti presenti a voltarsi guardando verso gli scaffali, in modo da non poter interferire nelle loro azioni, per poi fuggire col magro bottino di circa 300 euro.

Una volta usciti dal supermercato, entriamo nel campo delle ipotesi tutte da provare, quelle relative alla fuga nella palazzina di fronte al Dok.

LA FUGA NELLA PALAZZINA. Qui le domande sono tante: i rapinatori sono entrati per caso perché il portone era aperto? C’era qualcuno che li aspettava? Sono riusciti a farsi aprire con uno stratagemma? E perché scegliere un riparo proprio a pochi metri dal ‘luogo del delitto’, visto che qualcuno avrebbe potuto vederli facilmente, nella concitazione del momento? Fatto è che quando viene dato l’allarme – con ogni probabilità da qualche dipendente presente, con due di essi intenti a liberare il direttore dai legacci – la polizia arriva entro pochi minuti e circonda subito la palazzina (nella foto).

SCAMBIO DI PERSONA. Una prima auto della Squadra Volante nota subito qualcuno, o qualcosa all’interno. A quanto pare c’è un uomo di colore sulla mansarda che corrisponde alla prima descrizione di uno dei sospetti. Gli agenti fanno irruzione, mettono in sicurezza le famiglie e fermano un ragazzo di colore, migrante, residente nell’edificio e in Italia da cinque anni. Si scoprirà poco dopo che il giovane è totalmente estraneo ai fatti. Uno scambio di persona? Non è dato saperlo,

Gli altri due fermati – uno della provincia di Napoli e un afroamericano, anch’egli proveniente dalla Campania – vengono invece successivamente arrestati per rapina e sequestro di persona e portati in carcere, prima a Isernia e poi, in attesa dell’udienza di convalida, trasferiti nel penitenziario di Velletri.

IL TERZO UOMO. Una prima ricostruzione, non confermata ufficialmente dagli inquirenti, riferirebbe di un terzo complice che non è stato trovato. Forse perché è fuggito senza lasciare tracce? O, in alternativa, perché ha abbandonato i suoi ‘compari’ fuggendo da una finestra che dà sul parcheggio laterale della palazzina, dove aveva posteggiato l’auto pronta per la fuga, una volta calmatesi le acque? Ipotesi, ribadiamo, tutte da provare. Ma se così fosse ci sarebbe un terzo rapinatore in libertà.

Di certo, come appreso da isNews, c’è che la polizia è al lavoro anche su possibili rapporti tra i rapinatori e un’altra persona residente nella palazzina dove loro si erano rifugiati. Si tratta di un uomo già noto alle forze dell’ordine, che potrebbe aver avuto legami di conoscenza con i due arrestati. Potrebbe essere stato lui il basista del colpo o anche in questo caso non ha nulla a che vedere col Dok?

Le risposte potrà darle solo la procura, una volta pronunciatosi il giudice per le indagini preliminari sulla convalida degli arresti. Per ora, bocche cucite da parte di tutti.

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