Sicuramente un controllo visivo e tattile della superficie resta un efficace punto di partenza perché consente di scoprire eventuali irregolarità


ROMA. Con l’usura del battistrada non si scherza, ne va della nostra sicurezza e del nostro portafoglio. Pneumatici usurati aumentano sostanzialmente il rischio di aquaplaning e diminuiscono le performance di frenata sul bagnato.

Non è un caso che esista un limite di legge, 1,6 mm di profondità minima dell’incavo battistrada, che se non rispettato può portare a una sanzione amministrativa pecuniaria o a una decurtazione di punti sulla patente.

Quando vanno sostituite le gomme

Le gomme hanno degli indicatori di usura (Tread Wear Indicators – TWI) alla base degli incavi che indicano la profondità di 1,6mm, che è il limite di legge di utilizzo degli pneumatici. Quando la profondità degli incavi del battistrada arriva al livello di questi indicatori, anche solo in un punto del battistrada, il pneumatico deve essere sostituito, non solo perché il suo utilizzo è illegale, ma anche perché non offre più adeguate garanzie di sicurezza.

Le prestazioni sul bagnato (resistenza all’acquaplaning) diminuiscono proporzionalmente allo spessore del battistrada. Oltre quanto previsto dal limite legale, per rimanere nei margini di sicurezza, indipendentemente dalle condizioni climatiche che possono variare senza preavviso, gli esperti consigliano di sostituire le gomme quando il battistrada è di circa 3mm per le gomme estive e di 4 mm per le gomme invernali.

Gomme che presentano rigonfiamenti, screpolature, tagli, oggetti in carcassa, o usure irregolare devono essere sottoposti alla verifica di personale specializzato e sostituiti se necessario.

E’ comunque consigliabile che uno specialista, dopo cinque anni, controlli tutte le gomme, ruota di scorta compresa, indipendentemente dai chilometri percorsi e dal battistrada residuo, valutando la loro eventuale sostituzione.

Come verificare l’usura degli pneumatici

Sicuramente un controllo visivo e tattile della superficie resta un efficace punto di partenza perché consente di scoprire eventuali irregolarità facendo estrema attenzione a rigonfiamenti e tagli, anche minimi, che potrebbero degenerare e provocare problemi in utilizzo. Poi si procede alla misurazione del battistrada.

Esiste il metodo empirico, quindi non troppo preciso, della moneta (uno o due euro, rispettivamente per le gomme estive e invernali) posta nella scanalatura centrale.

Se la parte centrale della moneta non è coperta, la gomma ha raggiunto il suo limite massimo di usura.

Per rendere preciso il controllo, esiste l’indicatore di usura sul battistrada stesso: un piccolo risalto di 1,6 mm, posizionato dentro le scanalature principali della gomma.

Per trovarlo più facilmente bisogna cercare sul fianco della gomma la sigla TWI (che sta per ‘Tread Wear Indicator’) e in quella posizione si trovano nelle scanalature con i risalti di 1,6 mm.

Se il battistrada si è consumato fino a essere radente all’indicatore, non si è più a norma e le gomme vanno sostituite al più presto.

Altro metodo efficace: l’utilizzo di uno strumento reperibile a pochi euro sul mercato, ossia il calibro di profondità o profondimetro.

Posizionato lo strumento sulle scanalature della gomma, si misura la profondità in modo molto preciso e può dirci se è tempo di recarci dal gommista.

Ma le operazioni rappresentate mirano soprattutto ad una questione di sicurezza.

Ma anche, nel tempo, di un buon risparmio.

Prendersi cura dei pneumatici non vuol dire solo effettuare la sostituzione tra il treno invernale e quello estivo (o viceversa) o verificare di tanto in tanto la loro pressione.

Anche la presenza del sistema TPMS (il Tyre Pressure Monitoring System o Sistema di monitoraggio della pressione dei pneumatici) nell’equipaggiamento di una vettura aiuta nel quotidiano ma non esenta il guidatore da un controllo costante della pressione, almeno una volta al mese e in base alle condizioni di servizio.

Prima di tutto l’usura

Le gomme gonfiate in modo corretto permettono di guidare sempre in massima sicurezza. Viaggiare con le pressioni corrette è fondamentale per massimizzare prestazioni, frenata, trazione, evitare l’usura precoce e/o l’usura irregolare, e ridurre i rischi di danni accidentali al battistrada, allungando così la vita del pneumatico.

Va ricordato che le pressioni corrette sono indicate dal costruttore del veicolo, e si trovano all’interno del libretto di manutenzione e a volte anche su qualche parte, facilmente accessibile, della carrozzeria del veicolo.

Controllare quindi, almeno una volta al mese, la pressione di gonfiaggio delle gomme a “freddo”, compresa la ruota di scorta.

In nessuna circostanza le pressioni a freddo delle gomme devono essere inferiori alla pressione indicata nel libretto di manutenzione, o più alta del valore massimo di pressione a freddo presente sul fianco del pneumatico.

Non ridurre mai le pressioni se le gomme sono calde.

E’ bene sapere che un sovragonfiaggio comporta una riduzione dell’area di contatto fra gomma e superficie stradale, con più probabilità di subire danni accidentali da impatto, ed un’usura precoce nella zona centrale del battistrada, mentre un sottogonfiaggio provoca eccessive flessioni, deterioramento del pneumatico ed un’usura precoce/irregolare sulle spalle del battistrada.

Quindi sempre e solo affidarsi alle istruzioni scritte dal produttore del veicolo: le sole pressioni corrette sono quelle indicate dal libretto di manutenzione del veicolo, e vanno assolutamente rispettate.

Prendersi cura delle gomme alternando anteriori e posteriori

Curare le gomme vuol dire anche effettuare una rotazione regolare e precisa, tra asse anteriore ed asse posteriore, a condizione che non siano previste misure di pneumatici differenziate tra i due assi. Gli esperti raccomandano di applicare la procedura di rotazione degli pneumatici così come definita nel libretto di uso e manutenzione del fabbricante del veicolo.

Qualora tale procedura non sia specificata, per ottimizzare l’usura e la resa degli pneumatici, consigliamo di invertire le coperture dell’asse anteriore con quelle dell’asse posteriore ogni 8.000-10.000 km.

Resiste il luogo comune di coinvolgere il pneumatico di scorta nella rotazione, ma questo è un errore: l’importante è che anche quest’ultimo sia sempre pronto ad una eventuale emergenza, monitorando la pressione mensilmente e, in ogni caso, sempre prima di lunghi viaggi.

Con la rotazione evidentemente si allunga la vita delle gomme e quando è il momento di cambiarle lo si fa con l’intero treno: l’autovettura in questo modo resta equilibrata nelle prestazioni.

Effettuare la rotazione è anche l’occasione per fare un controllo accurato delle gomme, delle valvole e dei cerchi che sono altri fondamentali componenti per il corretto funzionamento delle gomme.

Conservarle nel modo giusto

Viene abbastanza sottovalutata l’importanza della conservazione delle gomme, una volta smontate.

I gommisti specializzati hanno aree attrezzate allo scopo ma è possibile anche conservarle in un box o in uno spazio di proprietà.

E anche qui ci sono delle accortezze da non tralasciare per la cura e l’integrità dei pneumatici: i segni di una cattiva conservazione sono molto visibili e di solito si riconoscono poiché si tratta di screpolature che interessano la superficie.

A ogni modo una volta pulite accuratamente le superfici da eventuali residui oleosi, benzina o altro, occorre conservare le gomme in un locale asciutto, areato e preferibilmente ad una temperatura inferiore ai 25°, al riparo dalla luce del sole e dalle intemperie.

La posizione deve trovarsi lontana da sostanze chimiche, solventi o idrocarburi; fonti di calore, corpi incandescenti o materiali che possono provocare scintille e/o scariche elettriche; fonti di ozono (trasformatori, motori elettrici, dispositivi per saldatura…).

Le aree e le attrezzature di deposito non devono contenere:

apparecchiature che generano ozono (trasformatori, motori elettrici, dispositivi per saldatura, etc), e vanno esclusi anche i gas e i vapori di combustione che possono generare ozono per processo fotochimico.

fonti di calore, corpi incandescenti o materiali che possono provocare scintille e/o scariche elettriche, tracce di solventi, combustibili, idrocarburi, lubrificanti, prodotti chimici, acidi, disinfettanti, soluzioni di gomma, etc.

Anche in questo caso, può sembrare tutto scontato ma non lo è.

Il miglior modo di immagazzinare le gomme è quello verticale, in un’unica fila su uno scaffale posto ad almeno 10 cm dal suolo, con i fianchi disposti verticalmente in modo che il profilo non venga alterato, in pratica le gomme non devono subire alcuna deformazione dovuta a tensione o schiacciamento.

Se l’immagazzinamento è breve (non oltre le 4 settimane) si può ricorrere all’immagazzinamento in pila una sull’altra, rifacendo settimanalmente la pila invertendo l’ordine delle gomme, senza, ovviamente, appoggiare pesi sulla pila.

Se le gomme sono montate sui cerchi l’immagazzinamento migliore è in pila, e non richiede l’inversione settimanale dell’ordine delle gomme.

Infine un trucchetto elementare ma utile: segnate le vostre gomme con un gessetto o con qualsiasi altro materiale cancellabile, indicando se si tratta di un’anteriore destra o sinistra, oppure di una posteriore di entrambi i lati del veicolo.

In questo modo, potrete facilmente riconoscerle durante la successiva fase di montaggio e avere il quadro completo per la rotazione.

Domenico Carola (Osservatorio del Codice della Strada Il Sole 24 Ore)