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Subappalti illeciti, operai sfruttati e frode da 43 milioni di euro: molisani indagati

Tocca anche Isernia e Campobasso l’inchiesta della Polizia che ha consentito di smantellare una rete di produzione di dispositivi di protezione anti Covid. Le misure


CAMPOBASSO/ISERNIA. Tocca anche il Molise l’inchiesta della Polizia che ha consentito di smantellare una rete di produzione di dispositivi di protezione anti-Covid. L’operazione investigativa di polizia è culminata con l’esecuzione di 16 misure cautelari tra Prato, dove tutto ha avuto inizio, Roma, Pavia, Modena e Isernia e notifica di avvisi di garanzia a 11 persone tra Pisa, Arezzo, Reggio Emilia, Lecco, Campobasso, Vicenza, Bologna, Torino, Brescia, Lecce, Pavia, Modena e Isernia

È di 43 milioni il valore dei beni sequestrati e sono dunque complessivamente 27 le persone indagate. Per 4 di essi sono scattati cgli arresti con custodia cautelare in carcere, in 6 casi sono stati previsti gli arresti domiciliari, poi 2 divieti di esercitare uffici direttivi in persone giuridiche o imprese e 4 obblighi e divieti di dimora. 

Come riferisce Toscamedianews, secondo quanto ricostruito, gli inquirenti sfruttavano gli operai, spesso clandestini e in condizione di bisogno, sottoponendoli a turni massacranti per produrre mascherine, camici e tute protettive anti Covid in regime di subappalto illecito. In questo modo le spese di manodopera venivano abbattute, così da massimizzare i profitti. Quando dunque piovevano commesse e appalti per forniture pubbliche, da canali commissariali e con la Regione Lazio in particolare, la produzione veniva di nuovo subappaltata alle ditte che sfruttavano gli operai. E così da capo.

Le accuse sono a vario titolo di violazione del divieto di subappalto in contratti con la pubblica amministrazione, frode in forniture pubbliche, truffa aggravata ai danni dello Stato, sfruttamento del lavoro e impiego di manodopera clandestina, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato, sottrazione di cose sottoposte a sequestro, violazione di sigilli, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico e falsa attestazione a pubblico ufficiale su identità o qualità personali.

L’inchiesta, svolta dalla Squadra mobile di Prato e coordinata dalla procura pratese è stata portata avanti con l’ausilio del gruppo specializzato per prevenzione e contrasto dello sfruttamento del lavoro della Asl centro. Ha preso il via dall’esposto presentato da un’organizzazione sindacale circa la condizione di sfruttamento di un operaio presso una ditta tessile. 

“È stato scaricato il costo della prevenzione nel pieno dell’emergenza pandemica sullo sfruttamento di lavoratori – ha detto il procuratire Giuseppe Nicolosi – spesso stranieri, privi di qualsiasi tutela legale nell’ambito del rapporto di lavoro”.

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