Società nel caos: quello che Gesué deve spiegare… a prescindere

Dopo essere stato ‘bocciato’ da tutti i Tribunali sportivi, il club continua la sua battaglia e accusa la Figc. Ma sulla gestione societaria ci sono ombre che solo il ‘presidente di fatto’ può cancellare. Dai dubbi del socio americano a quelli della Covisoc: quei 650mila euro di cui ancora si discute. 

di Maurizio Cavaliere

CAMPOBASSO. Sono giorni difficili per Mario Gesuè presidente (di fatto) del Campobasso Calcio. L’uomo a capo di una società che, in poco più di tre anni, ha creato e poi disperso un bellissimo sogno sportivo, non si è ancora esposto in prima persona rispetto alla grave crisi societaria in atto. Lo fa, per ora, incontrando il sindaco, finalmente di persona, e poi con un altro comunicato, quello con cui ieri sera la società ha contestato pesantemente l’operato degli organi di giustizia sportiva. Comunicato che preannuncia il ricorso al Tar del Lazio al quale il Campobasso si rivolge per riottenere la serie C ma, attenzione, fuori dai confini degli enti sportivi. Pubblichiamo in fondo a questo articolo il comunicato di ieri sera, in cui emerge la posizione attuale del club. In sostanza, il Campobasso sente di essere stato ‘carne da macello’ e di aver pagato una grave ingiustizia. Si sente defraudato, vittima di un sistema che “se hai milioni di euro di debiti o non riesci nemmeno a partire, vieni iscritto regolarmente” e invece vieni condannato “a prescindere dall’entità dell’infrazione”. Se in effetti dovessimo verificare l’atteggiamento degli organi giudicanti rispetto a situazioni particolari degli ultimi anni c’è qualcosa di cui stupirsi. Ma l’errore, purtroppo, è stato fatto. Parole dure quelle della società, che si scaglia contro gli organi Federali. Ora può certamente farlo perché quegli organi, tutti quanti, hanno ormai esaurito il loro compito, bocciando il Campobasso in tre gradi di Giudizio, quindi, a differenza di quelle dice la società, non solo in ‘Appello’ ma pure in ‘Cassazione’. E’ comprensibile questo sfogo, così come è legittimo il ricorso alla Giustizia ordinaria. Chi ritiene di aver subito un torto fa benissimo a chiedere di essere ‘riabilitato’ e poi magari anche risarcito del grave danno eventualmente subìto. Ma una considerazione, a margine del comunicato della società, va fatta. Purtroppo, il Campobasso è stato di fatto ‘condannato’. Ed è stato ‘condannato’ alla mancata partecipazione alla serie C, da tre Tribunali, ok Tribunali sportivi, ma pur sempre importanti organi giudicanti, tanto più che sono quelli che, nel merito e nella legittimità, sono chiamati a stabilire le regole e a farle rispettare nel loro ambito. Questa è l’amara realtà dei fatti che, in via definitiva, sono drammatici e definitivi (sportivamente parlando) per la società.

A prescindere da quello che succederà dopo, Gesuè è ora chiamato a uscire allo scoperto, non solo come ha fatto questa mattina con il sindaco Gravina, e a spiegare il prima possibile non quello che è successo, perché questo lo hanno capito tutti, ma quello che intende fare non solo per le sorti del Campobasso ma pure per chi, a scatola chiusa, ha acquistato l’abbonamento.

Abbiamo già riferito ieri dell’intenzione del ‘Presidente’ di voler proseguire la sua avventura e magari puntare a una serie D ‘ a vincere’. Intenzione confermata da Gravina al termine dell’incontro di oggi, annunciando l’ipotetico ingresso di nuovi soci. Sarebbe auspicabile, così come sarebbe buono che Gesué risolvesse subito la faccenda che riguarda gli abbonamenti, almeno spiegando cosa intende fare in merito. Ci vuole la massima trasparenza, lo ha detto anche Gravina che sta seguendo da vicino la questione.

Tutti possono sbagliare e quello di parlare alla piazza e di riprovarci con convinzione sarebbe un bel modo, per quanto difficile visto che bisognerebbe essere ammessi al campionato e poi rifare da zero la squadra, per dimostrare che tutto quello che è stato fatto finora non è andato perduto. Ma in questo momento, con i tifosi che stasera saranno in massa in piazza Municipio per chiedere alle istituzioni di impegnarsi per salvare il Campobasso (non la società di Gesuè ma il calcio a Campobasso, che è diverso) continuare a spingere il muro pensando di poterlo abbattere non è l’atteggiamento che la piazza si aspetta dalla società. Per di più, nel comunicato si legge chiaramente che il Campobasso è stato fatto fuori per un cavillo, una norma interpretata in un certo modo. Tutto vero fino a prova contraria, ma lo stato di salute del club è stato in ogni caso attenzionato, e non da noi e dalla gente, ma dagli organi federali che, usando il condizionale (la Covisoc) hanno evidenziato che nel giudizio espresso dalla società di revisione con riguardo ai bilanci intermedi al 31 dicembre 2021 e 31 marzo 2022 ci sono “taluni rilievi che appaiono comunque meritevoli di attenzione e di adeguato monitoraggio. Risulta infatti che una posta patrimoniale attiva (risconti attivi per un importo di Euro 650.000,00) “non sia connotata da adeguata certezza documentale, di talché la stessa consistenza patrimoniale della Società potrebbe risultare sovrastimata di un importo corrispondente”. Tutto ipotetico nelle parole della Covisoc, tutto da smontare con le carte, senza indugi per sgombrare il campo dagli equivoci. Ma Gesué non lo ha ancora fatto. E neanche si capisce se il sindaco oggi ha potuto verificare accuratamente la situazione. E’ importante dimostrare che il bilancio è a posto, al di là dell’errore, comunque grave (perché decisivo) di non aver pagato i debiti fiscali relativi a trimestri di tre esercizi diversi pur avendo ricevuto le rituali comunicazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate. Troppi dubbi circondano l’operato della società. Parliamo di quella sera di fine dicembre 2021 in cui vennero approvati il Bilancio (con il voto contrario del professionista che rappresentava la società di Matt Rizzetta, 11 per cento delle quote societarie) e il modello di organizzazione di gestione e controllo (con astensione, in questo caso, del socio americano). Il quale, quella sera, chiese spiegazioni su alcune poste in bilancio per non aver ricevuto in tempo utile i documenti contabili, in particolare la Relazione al bilancio del Collegio sindacale. Il dottor Andrea Taddei (delegato per la North Sight Group di Rizzetta) chiese delucidazioni per due beni individuati nella nota integrativa: immobilizzazioni immateriali che erano appostate nel bilancio chiuso al 30 giugno 2020 per euro 663.190 e che in quel momento (fine dicembre 2021) “risultavano invece essere diminuite a euro 8.698 e ratei e risconti attivi appostati in bilancio per euro 990.118”. Poi, il bilancio venne approvato a maggioranza favorevole dei due soci (3F Italia con amministratore unico Giuge Julien e Partecipazioni sportive, che detenevano nel complesso l’89 per cento delle quote). A presiedere l’assemblea Raffaele De Francesco.

Fermo restando che la società avrebbe gestito tutto correttamente (non abbiamo motivi certi per pensare il contrario) un chiarimento definitivo sulla questione sarebbe doveroso: perché oggi i tifosi sono diffidenti e ‘incazzati’. Il sindaco Gravina sembra gettare una nuova luce sulle ombre. Oggi o domani potrebbe succedere qualcosa, la società potrebbe cioè comunicare di nuovo. Intanto il popolo rossoblù si muove e non più in direzione di Mario Gesué.

Il comunicato del Campobasso (19 luglio 2022)
 “Il giudizio impietoso del Coni non ha estromesso dalla serie C un club di calcio. Ha cancellato dal calcio professionistico una città, una regione intera, un popolo. Una società che fino al giorno prima veniva considerata dalla Lega Pro un modello di fair play, equilibrio finanziario e lungimiranza. E che all’improvviso è diventata carne da macello su forte impulso proprio degli organi federali. Con i tanti giovani in organico, alcuni dei quali arrivati anche in serie A. Con il suo pubblico modello, un vero spot per il calcio. Tutto vanificato da un cavillo. Come se lo sport fosse solo materia contabile. E il resto non avesse importanza alcuna. Chissà per quale motivo, poi. Politica? Interessi? Noi, questo, ancora non riusciamo a spiegarcelo. E ci chiediamo: se errore c’è stato (perché ora la parola, sull’argomento, passa alla giustizia ordinaria) su una norma non chiara, il calcio italiano è un mondo migliore e sicuro dopo l’esclusione del Campobasso? La risposta è no. E quello che è toccato al Lupo, domani potrebbe capitare a chiunque, ovvero ritrovarsi fuori. Fuori e basta. Senza mezze misure, a prescindere dall’entità dell’infrazione. Tutti in carcere, senza appello. Sia chi ha ucciso che chi ha parcheggiato in divieto di sosta. Poi, magari, se hai milioni di euro di debiti o non riesci nemmeno a partire, vieni iscritto regolarmente. È giustizia, questa? Le regole si applicano sempre o talvolta vengono solo interpretate? Dov’erano Covisoc, Figc e Lega Pro? Dov’erano i massimi esponenti federali?

Oggi siamo in ginocchio, inutile nasconderlo. Ci spezzano il cuore i sorrisi spenti di quei bambini che hanno colorato i gradoni di Selvapiana con il loro entusiasmo. Le lacrime dei tifosi che si sentono traditi. La delusione che si è trasformata in rabbia. E che sappiamo di dover accettare, perché è un gesto d’amore: come esultammo insieme quella magica notte di giugno, quando il nostro pullman rientrò da Rieti tra ali di folla, allo stesso modo siamo consapevoli che ognuno stia elaborando a modo suo la triste giornata di ieri. Ma proprio questo dolore ci accomuna ancora. E se il sentimento è veemente, è perché il progetto che stavamo sviluppando insieme era forte. Era il sogno della gente di Campobasso e del Molise. Ma anche di questa società. E siamo profondamente dispiaciuti che possa interrompersi.

Di fronte a quella che riteniamo un’ingiustizia, però, non scappiamo né ci nascondiamo. Vogliamo reagire. Sappiamo che è dura, ma andremo fino in fondo affinché non venga depredato un patrimonio come la serie C. Se affidiamo il nostro pensiero ai social, oltretutto in forma tutt’altro che anonima, non è certo perché non intendiamo metterci la faccia, ma solo perché è il modo per raggiungervi più in fretta. Oggi non possiamo fermarci. Non possiamo lasciare spazio alle polemiche, ma solo continuare a combattere nell’interesse di tutti.

Le risposte, quelle precise, le daremo appena sarà tutto chiaro. Cosa possiamo dire, ad esempio, ai nostri abbonati se non conosciamo ancora di quale livello sarà il nostro campionato? Aspettiamo e poi ragioniamo insieme.

Sia chiaro: il confronto lo accettiamo sempre. Soprattutto se costruttivo. Nelle prossime ore, ad esempio, interloquiremo con il sindaco e con le altre istituzioni, a cui spiegheremo che andremo avanti con maggior forza. A breve interverremo con decisione e presenza anche sulla stampa. Siamo ancora vivi. Feriti, ma vivi. E non vediamo l’ora di rialzarci”.