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Regionali, Cavaliere ‘avvisa’ Toma: “Sulle candidature decide Roma. Prevale la logica di coalizione”

L’assessore e neo capodelegazione di Forza Italia in Giunta: “Richiesta di secondo mandato legittima, ma da considerare nel meccanismo di equilibri interni al centrodestra”. Monito a Di Baggio: più rispetto per il partito che lo ha fatto crescere


di Pasquale Bartolomeo

CAMPOBASSO. No all’appartenenza politica solo per ragioni di convenienza, a mo’ di saliscendi. E un avviso ai naviganti: non vi agitate, sulle candidature decide Roma.

Non ha dubbi Nicola Cavaliere, assessore regionale all’Agricoltura in quota Forza Italia e di recente nominato dalla coordinatrice Annaelsa Tartaglione capodelegazione di partito in seno alla Giunta regionale. Una nomina interpretata da più di qualche addetto ai lavori come una sorta di ‘museruola’ per Donato Toma, da tempo attivissimo a chiedere la ricandidatura a presidente della Regione.

Assessore, perché questa nomina? “Occorre avere un punto di riferimento tra il Consiglio e la Giunta, più che mai dopo che la politica è stata estromessa su una serie di situazioni legate alla gestione. A tutto c’è un limite, noi siamo il primo partito. In Giunta c’è un assessore, poi c’è un consigliere eletto nelle liste e un sottosegretario che nel giro di qualche mese, mi auguro, ci dirà dove intende candidarsi”.

Sento una certa vena polemica in riferimento al sottosegretario Di Baggio.

“Guardi, sono rimasto dispiaciuto dalle parole del sottosegretario che sul ‘Quotidiano del Molise’ ha detto che non sa se resterà in Forza Italia. Da chi ha fatto prima l’assessore e poi oggi riveste un altro ruolo apicale, mi sarei aspettato un maggiore rispetto. Lui è stato il nostro terzo eletto e, in virtù di una scelta politica che ha premiato la rappresentanza della provincia di Isernia, è stato chiamato in Giunta, togliendo possibilità al secondo più votato, Armandino D’Egidio, di ricoprire quel ruolo. Mi chiedo allora, oggi, se quella scelta fu indovinata, visto che in politica tutti ci insegnano che contano sempre i numeri”.

Di Baggio ha anche detto di volere chiarimenti su altre nomine fatte dalla coordinatrice regionale, Annaelsa Tartaglione, che sta ristrutturando il partito sul territorio.

“C’è stata una mobilitazione interna, con delle segnalazioni che sono arrivate dai coordinatori provinciali. Nessun altro nome è stato avanzato da parte di chi, come me, ha ricevuto una lettera di invito a presentare proposte. Credo perciò che ci sia un’azione mirata alle prossime Regionali, che mira ad accusare il partito di scarsa democrazia interna e mancanza di condivisione, quando poi si dichiara di voler incontrare amministratori a fini elettorali senza ancora sapere con chi candidarsi”.

Lei, invece, di sicuro alle Regionali ci sarà. Con Forza Italia, intendo.

“Io non ho nessun tentennamento e non perseguo alcuna strategia che miri a capire dove sia più comodo farsi eleggere. Il partito non va utilizzato per avere incarichi e posizioni di rendita senza riconoscerne i meriti che hanno consentito alle singole persone di crescere. Sa, qui vedo che si punta a coinvolgere persone che, anziché lavorare per costruire una forza politica più salda, puntano a indebolirla tramite liste civiche. La gestione Iorio, per farle un esempio, aveva creato un sistema perfetto: c’erano liste civiche importanti, pensiamo a Progetto Molise o Molise Civile, ma non si è mai minimamente immaginato, durante quella fase, di far indebolire ‘la casa madre’. Anzi: Forza Italia era la struttura principale, poi c’erano le ramificazioni elettorali, dei satelliti che contribuivano a rafforzare il partito. Qui invece si punta a rovesciare questo schema, ma alle Comunali di Isernia, per farle un altro esempio, questo non è accaduto e Fi è il primo partito col 17 per cento”.

Toma invece? Sarà ricandidato? Lei che ne pensa?

“Partiamo da un dato: la richiesta di ricandidatura è assolutamente legittima. Ma in una coalizione, rispetto ad elezioni anticipate che nessuno si aspettava, certi ragionamenti si fanno nelle sedi opportune. Alcuni partiti, rispetto a questa richiesta, si sono espressi per la discontinuità, ma è presto. Dobbiamo anche vedere cosa accadrà in Sicilia, altra regione interessata dal voto (dove Forza Italia non vuole sostenere il presidente uscente Musumeci, ndr). È bene chiarire una cosa: i gridi di allarme sono inutili, i candidati presidenti di Regione come anche i candidati in Parlamento non vengono decisi sul territorio. Dal territorio arrivano suggerimenti, ma le candidature citate rientrano in un quadro sistemico di equilibri di coalizione. Dunque, la ricandidatura andrà considerata in un quadro più generale”.

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