ROMA. L’espresso, quello buono, si beve solo al bar: ma entro fine anno il caffè, una delle bevande più amate dagli italiani, rischia di finire di traverso a tutti coloro che non sanno rinunciare alla loro tazzina quotidiana.
Nuovi rincari in vista anche, dopo l’aumento generale dei prezzi che sta affliggendo il nostro Paese: come riferisce Tgcom24, in alcuni casi il prezzo di 1 euro per un caffè è progressivamente aumentato fino a 1.30, ma tra qualche mese potrebbe schizzare addirittura a 1.50.
Come spiegano le associazioni di categoria, una prima causa è da rintracciare nell’inflazione e nell’aumento del costo delle materie prime: tra la primavera e il novembre dello scorso anno, la qualità arabica, la più nota, è passata da 2,765 a 4,587 dollari a tonnellata. Attualmente siamo attorno ai 4,768: un aumento superiore al 70 per cento.
Senza dimenticare il caro-energia e il conseguente aumento delle bollette: “Tra le voci più rilevanti che hanno pesato sull’aumento della tazzina – dice Luciano Sbraga, vicedirettore della Federazione italiana pubblici esercizi – c’è sicuramente il costo dell’energia elettrica dei locali. Quest’anno la bolletta energetica di un piccolo bar è passata da 5.500 euro a 12.000 euro all’anno, fino al 120 per cento in più”. Completano il quadro aumento del costo del lavoro e quello dei canoni di locazione.
Ma la ‘colpa’ è soprattutto del cambiamento climatico, anche questo. Perché mai? Presto detto: nel 2021 il Brasile, uno dei maggiori produttori di caffè, è stato colpito da un’ondata anomala di maltempo che ha prodotto bruschi cali nella temperatura, finendo così per rovinare intere piantagioni di caffè. E secondo alcune stime, riferisce ancora Tgcom24, nel prossimo periodo potrebbe esserci un calo nella produzione di arabica tra il 27 e il 45 per cento.
Quanto peserà tutto ciò per le tasche dei consumatori? Non essendoci listi nazionali, “ogni barista deciderà per conto proprio, secondo quanto ritenuto più congruo per la propria attività”, continua Sbraga. Risultato: nella classifica delle città dove sono stati segnalati i prezzi più elevati, il primo posto indiscusso spetta a Venezia, con la tazzina aumentata di circa il 10 per cento. Seguono Roma (+5,3%) e Milano (+4,8%), ma non va meglio nemmeno nel resto d’Italia
E il peggio deve ancora venire.
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