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Assemblea sulla sanità, l’appello della rete della Sinistra: diritto alla salute e più medicina territoriale

L’intervento di Nicoletta Radatta, di Unione Popolare, durante il confronto di scena nel piazzale antistante la chiesa di Sant’Antonio


TERMOLI. Di scena, ieri sera a Termoli, nel piazzale antistante la chiesa di Sant’Antonio, un’assemblea pubblica in difesa dell’ospedale San Timoteo e della sanità pubblica in generale.

Ad organizzare l’iniziativa ‘Termoli bene comune – Rete della sinistra’, che intende promuovere il diritto alla salute per tutti, favorendo altresì la medicina territoriale.

Ad intervenire, tra glia altri partecipanti al dibattito, l’esponente di Unione popolare Nicoletta Radatta: “Quando parliamo di sanità, parliamo di cittadini di serie A, quelli che vivono nelle regioni dove la sanità funziona; cittadini di serie B, quelli che vivono dove la sanità lascia a desiderare e parliamo di cittadini di serie C, quelli che vivono nei piccoli paesi, lontani anche 40 km dall’ospedale più vicino, dove la sanità semplicemente non esiste.

Nei piccoli centri – prosegue Redatta – il medico di base riceve soltanto per un paio d’ore al giorno, la guardia medica arriva alle ore 20 e molte volte non ha gli strumenti per poter intervenire tempestivamente e le ambulanze più vicine non hanno il medico a bordo. In queste condizioni come si fa a garantire il diritto alla salute? In materia di sanità, c’è stato un retrocesso importante rispetto al 1978, quando fu creato il Sistema Sanitario Nazionale. All’epoca il diritto alla salute poggiava su quattro pilastri: ospedali, personale medico e sanitario, farmaci e terapie. Oggi, invece, di quei pilastri ne è rimasto solo uno – gli ospedali intesi solo come struttura fisica- che ovviamente non possono reggere il sistema in assenza degli altri tre.

Perciò, se la salute è un diritto fondamentale dell’individuo e interesse della collettività, bisogna necessariamente tornare al sistema sanitario universale e solidaristico. La spesa sanitaria non è un costo da contenere, – incalza l’esponente di Unione Popolare – ma un investimento nella prevenzione delle malattie e nella promozione della salute in grado di evitare l’aggravarsi delle condizioni delle persone. A questo scopo risulta fondamentale la medicina territoriale, ossia quell’insieme di prestazioni sanitarie di primo livello e pronto intervento capaci di evitare il sovraccarico delle strutture ospedaliere.

I tagli alla sanità vanno, invece, nella direzione opposta perché la riduzione dei “costi” porta alla riduzione dei posti letto, alla riduzione del personale – e quindi delle prestazioni – spingendo la domanda verso il privato e creando di fatto un mercato delle prestazioni sanitarie.

Perciò – conclude Redatta – bisogna organizzarsi e pretendere un sistema sanitario capace di garantire il diritto universale alla salute uguale su tutto il territorio, sia a livello regionale che nazionale”.

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