Categories: CULTURA & SPETTACOLI

Pontefice della fratellanza: presentato il libro dedicato a Celestino V

Molto apprezzato il lavoro realizzato da Stefania Di Carlo e Ilio Di Iorio. Presente all’incontro in Abruzzo anche monsignor Palumbo, vescovo di Trivento


OCRE. Il Testamento del 1300 dell’illustrissimo cardinale celestino Tommaso da Ocre o da Apruzio insieme a una biografia su Celestino V del 1445 scritta dall’umanista agostiniano Maffeo Vegio (De vita et obitu Coelestini quinti papae) sono gli argomenti trattati dal 14° libro del ‘corpus celestiniano’ che è stato presentato nella Chiesa Madonna dei Raccomandati di S. Panfilo d’Ocre, in provincia de L’Aquila, alla vigilia della visita del Santo Padre, Papa Francesco.

Alla presenza di vari esponenti della cultura e di un numeroso pubblico, il sindaco Gianmatteo Riocci, ha detto che gli è corso “l’obbligo di supportare concretamente questa nuova fatica editoriale “ad honorem” di Celestino V e della conoscenza e riscoperta del territorio che amministra”.

Marcello Sgattoni, ex responsabile Fondo Abruzzesistica Biblioteca “Delfico” di Teramo, che ha fornito il testamento dell’illustre cardinale celestino, Tommaso da Ocre o da Aprutio, ha segnalato – per il tramite del moderatore  Emilio Marcone, dirigente scolastico f.r. del Liceo Classico di Atri – quanto sia importante fornire ai ricercatori documenti che giacciono nel dimenticatoio e è stato ben lieto di consegnare tale documento del ‘Fondo Palma’ agli studiosi Stefania Di Carlo e Ilio Di Iorio nel 2005 nell’abbazia di S. Maria di Mejulano di Corropoli  al fine di renderlo fruibile in un’occasione così tanto felice; fatto che si è avverato con la visita del Santo Padre a L’Aquila di cui si dà atto con foto.

Poi l’intervento di monsignor Orlando Antonini, Nunzio Apostolico, che ha indicato questo studio come un ulteriore contributo degli studiosi Di Carlo e Di Iorio alla conoscenza di Celestino V. Ha ripercorso la tanta letteratura in merito da Frugoni ai giorni nostri e ha prospettato un aspetto inedito di Celestino V, ovvero l’amante della bellezza e dell’arte. Si è lungamente soffermato, anche riprendendo considerazioni che usciranno nel suo prossimo libro, sul pittore Gentile da Rocca(morice) di cui si hanno – per volere di Celestino V – opere in Sant’Onofrio a Sulmona, a Santa Maria ad Cryptas a Fossa, ma anche a Ronzano e Pescosanonesco nel Teramo e nel Pescarese.

All’incontro ha partecipato anche monsignor Claudio Palumbo, vescovo di Trivento (già vicario di Isernia) che, dopo avere ricordato il suo maestro Padre Raimondo Corona (non a caso originario di S. Panfilo d’Ocre), ha indicato il ruolo del Molise nella vicenda celestiniana. Ha indicato nel nuovo studio sul cardinale Tommaso e sulla Vita di Celestino un ulteriore tassello per una giusta lettura del “più illustre Figlio del Molise, regione nella quale permangono ancora, assieme alla soavità della di lui santa vita, molteplici tracce di Pietro del Morrone/Celestino V e dei suoi seguaci (variamente detti nel corso dei secoli maiellesi, morronesi e, infine, celestini ). Così è a cominciare dalla Terra di Isernia, ricchissima di memoria liturgica e di memoria storica, con il primo monastero molisano celestiniano di Santo Spirito (1272/1275), a Sant’Angelo Limosano, con il vicino antico cenobio benedettino di Santa Maria di Faifoli (Montagano), ristrutturato dallo stesso Pietro del Morrone negli anni 1278-79, a Santa Maria di Maiella a Trivento (1290; il 2 settembre 1294 — ventisette giorni prima della grande indulgenza aquilana – destinataria di una littera continent indulgentiam quinque annorum et quirique quadragenarum per quanti, veramente pentiti e confessati, avessero visitato questa chiesa), a San Martino di Boiano (1290), a Santa Maria di Maiella in Agnone (1290), a Santo Spirito, poi San Pietro di Maiella, a Venafro (1277/1294), solo per restare alle strutture realizzate quando il Santo era in vita. Dopo la di lui morte, nel corso dei secoli XIV-XVII, chiese e monasteri celestiniani furono realizzati a Guglionesi (Ss. Annunziata), Morrone del Sannio (Beato Roberto da Salle), Limosano (San Pietro a Maiella), Montorio dei Frentani (San Pietro), Termoli (Sant’Angelo), Petrella Tifernina (S. Pietro), Campobasso (Santa Maria della Libera), Isernia (S. Pietro Celestino), Capracotta (Santa Croce), Ripalimosani (S. Pietro Celestino), Riccia (S. Spirito, poi San Pietro Celestino), Belmonte del Sannio (Santa Maria del Noce), per concludere con una “ecclesia S. Petri Celestini”, oggi trasformata in deposito, a Sant’Angelo Limosano, per terminate con la menzione di un “Santo Spirito in Voltumo”, in agro di Monteroduni”.

Il libro

La professoressa Stefania Di Carlo, coautrice con Ilio Di Iorio scomparso nel 2017, ha precisato che Tommaso da Ocre fu nominato da Celestino V nel Concistoro del 1294, assistette al miracolo sull’arcivescovo di Cosenza dopo la rinuncia di Celestino, partecipò al conclave del successore, officiò la messa funebre di Celestino a Fumone nel 1296, godette dei favori di Carlo II d’Angiò e di Bonifacio VIII che lo fece Camerlengo. Infine, come dimostra il Testamento, poté disporre di un’ingente fortuna in fiorini, provisini, oggetti di argenteria, ornamenti religiosi, donati alle chiese delle ville di Ocre e a vari ordini religiosi romani, nonché per estinguere mutui accesi e sanare debiti contratti. Per quanto attiene alla Vita di Celestino V di Maffeo Vegio, che indica in Marruvium (S. Benedetto dei Marsi), la studiosa aquilana ha ripreso i bei contenuti elucidati dall’amico e scomparso studioso Antonio Grano, in I Castelli di Pietro, dimostrando l’infondatezza della teoria, dovuta forse a un agostiniano troppo legato ai classici in quanto fine umanista. Ha anche voluto fare rilevare le peculiarità di questa nuova biografia, ovvero l’attenzione data al ruolo della madre di Celestino come è accaduto per altri santi, il rapporto della rinuncia istituito non con papi precedenti dimissionari caso mai in tempo di persecuzione ma con gli imperatori romani, il richiamo puntuale alla Bolla del Perdono che proprio oggi è stata riletta ante apertura della Porta Sancta da Papa Francesco e che ha visto partecipante tra i vescovi di Abruzzo e Molise, proprio monsignor Claudio Palumbo  cui è demandato l’incarico odierno di officiare la Messa delle 18:30, ovvero quella importantissima dei Vespri. Nel corso del suo breve intervento Stefania Di Carlo ha definito Celestino V il papa “inclusivo e non divisivo”, il pontefice della fratellanza, dell’amore per il prossimo, della pace.

Deborah

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