HomeNotizieCULTURA & SPETTACOLIIl teatro entra in carcere: grande emozione per ‘Lo studio su Pinocchio’

Il teatro entra in carcere: grande emozione per ‘Lo studio su Pinocchio’

L’opera messa in scena dai detenuti della casa circondariale di Campobasso, guidati dall’attore Diego Florio. Un progetto del Cpia ‘Maestro Alberto Manzi’


CAMPOBASSO. Il teatro entra in carcere. Pensieri, emozioni e arte sono andati in scena lo scorso 15 settembre presso la casa circondariale di Campobasso con l’opera teatrale ‘Studio su Pinocchio’ diretta con grande sensibilità e cura dei dettagli da Diego Florio, attore di fama e profonda umanità che ha coinvolto e sostenuto i detenuti in un percorso introspettivo declinando il tempo come hic et nunc, come opportunità di riflessione e irripetibile spazio per essere.

L’opera teatrale è stata realizzata nell’ambito delle attività extracurriculari organizzate dal Cpia ‘Maestro Alberto Manzi’ di Campobasso, con la collaborazione di tutto il personale della casa circondariale guidata con grande professionalità dalla direttrice Antonella De Paola.

Erano presenti alla rappresentazione la dirigente scolastica del Cpia Valeria Ferra, che ha consentito la realizzazione del progetto, l’insegnante Filomena Di Lisio che ha coordinato le attività, le maestre Simona Frangiosa e Barbara Piacente, tutor del progetto, la direttrice Antonella De Paola, l’educatore Giuseppe Petrella, le psicologhe della struttura e gli agenti penitenziari che con grande collaborazione hanno contribuito alla realizzazione delle attività.

Il teatro insegna a superare le difficoltà, ha spiegato Diego Florio, renderle parte integrante del percorso di crescita di un individuo. È il luogo in cui tutti sono importanti, ma nessuno è necessario. Tutti sono al servizio di qualcosa che va oltre le singolarità: lo spettacolo, che andrà avanti, sempre e comunque. Pur essendoci stata la necessità di effettuare sostituzioni fino a pochi giorni prima della rappresentazione, a nessuno è venuto in mente di tirarsi indietro, perché ormai tutti sentivano la responsabilità dello spettacolo e della necessità di proteggerlo. In questo, tutti i partecipanti, sono stati straordinari. Il teatro insegna perciò lo spirito di servizio e il concetto di quel ‘qui e ora’ in cui nasce e si nutre la rappresentazione che è, al tempo stesso, metafora della vita: è solo lavorando sul presente, sulla bellezza, che si gettano i semi di un futuro in cui al centro ci sia sempre spazio per l’umanità. Il teatro, che si nutre di poesia, è per questo il luogo del cuore e della riflessione, dell’ascolto e della cooperazione: un luogo senza mediazioni, senza filtri in cui, in un patto antichissimo, uomini in carne ed ossa ancora si incontrano per rappresentare la vita.

In altre parole, un luogo dell’anima. Lo spazio teatrale come spazio di sincerità dove in molti hanno scoperto un talento da coltivare, la recitazione, altri la consapevolezza di poter avere una seconda opportunità, ricalcolando il proprio percorso. Iniziare un viaggio dentro se stessi per riscoprirsi cambiati. Infine l’emozione dell’artista Diego Florio esprime sinceramente il senso del suo talento: perché quegli uomini provenienti da sogni disattesi hanno messo il cuore nella rappresentazione prendendo e allo stesso tempo offrendo la parte migliore di sé.

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