HomeNotizieCRONACAIsernia, maltrattamenti nella scuola dell'Infanzia: sospesa una maestra

Isernia, maltrattamenti nella scuola dell’Infanzia: sospesa una maestra

La misura è scattata a seguito delle indagini dei carabinieri. Oltre 40 gli episodi accertati nei confronti di un bambino


di Deborah Di Vincenzo

ISERNIA. Maltrattamenti nei confronti di un bimbo: questa l’accusa formulata nei confronti di una maestra della Scuola dell’Infanzia di San Lazzaro a Isernia, sospesa dall’insegnamento per quattro mesi.

La misura cautelare è scattata a seguito dalle indagini dei carabinieri coordinate dalla Procura, che hanno consentito di accertare 42 episodi di violenza, soprattutto psicologica, nei confronti del piccolo.

Un’indagine complessa e parecchio delicata, i cui dettagli sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa dal procuratore Carlo Fucci e dal comandante provinciale dell’Arma, il colonnello Vincenzo Maresca.

LA DENUNCIA. Tutto è cominciato nel dicembre scorso, quando in caserma si è presentata la madre del bimbo. Ai militari ha raccontato che suo figlio mostrava segni di malessere, come crisi di pianto, incubi notturni, stati di paura che lo facevano svegliare dal sonno urlando e piangendo. Non solo. Ha detto ai carabinieri che il bimbo le aveva riferito di essere stato picchiato dalla sua maestra. Ma c’è di più. Come spiegato dagli inquirenti, la madre del piccolo qualche giorno prima di sporgere la denuncia, era stata testimone diretta di un episodio significativo avendo avuto modo di notare, nel recarsi presso l’istituto scolastico, la maestra in questione rincorrere tra i banchi della classe il figlio che una volta raggiunto veniva afferrato, messo a testa in giù e percosso con uno schiaffo sul culetto.

LE INDAGINI. I militari della Stazione Carabinieri di Isernia guidata dal maresciallo Zampini, ricevuta la denuncia, hanno attivato il Codice Rosso. Le indagini, avviate nell’immediato, hanno permesso al magistrato inquirente di disporre le intercettazioni di conversazioni e comunicazioni tra presenti, con contestuale ripresa vídeo all’interno della classe. Dalle attività investigative sono emersi gravi indizi di colpevolezza nei confronti della maestra. Sono 42 episodi significativi di violenza emersi.

LE INTERCETTAZIONI. Diverse le espressioni ingiuriose intercettate verso il bambino: “…perché non te ne vai, ma quanto sei brutto…”, definendo il piccolo al culmine di una lite con un suo compagno di classe “animale”; “non mi chiamo maestra…. perché non sono grassa come lei e come te”, “qua devi stare. Qua solo perché sei un animale… tu non sei un bambino come gli altri sei animaletto”)
Intercettato anche l’utilizzo di espressioni intimidatorie: (“io ti spezzo le braccia”, “se ti permetti di correre pero ti giuro ti vengo a prendere per i capelli e ti porto dal preside”; … ti prendo per il collo e ti appendo come i polli”, “io ti ammazzo”).
E ancora. Dalle indagini è emerso che la maestra “istigava i compagni di classe alla violenza nei confronti del bambino”.

IL COMMENTO. “Si tratta di episodi – ha evidenziato il procuratore Fucci in conferenza stampa – indicativi di qualcosa che non va in un sistema. Ovviamente da parte nostra non c’è generalizzazione, ma forse bisognerebbe essere attenti, in fase di selezione ma anche successivamente, perché il rapporto di equilibrio tra insegnante e bambino è estremamente delicato. Probabilmente – ha detto ancora – bisognerebbe anche pensare a periodi di compensazione, di riposo per gli insegnanti costantemente a contatto con tanti bambini, per cercare di ridurre questo tipo di episodi”. Fucci si è poi rivolto ai genitori invitandoli, in caso di comportamenti anomali da parte dei loro figli, a rivolgersi alle forze dell’ordine in tempi rapidi. “Anche in questo caso – ha poi concluso – ci siamo mossi dopo un’attenta valutazione degli episodi. Nessuna misura – ha assicurato – viene richiesta o adottata in maniera avventata”.

Naturalmente resta ferma la presunzione di innocenza. L’indagata nel corso delle indagini potrà esperire tutti i rimedi processuali per sostenere le proprie difese.

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