Con la Lega sotto il 10% e il Partito Democratico sotto il 20 i due segretari dei partito rischiano seriamente di doversi dimettere


ROMA. Aveva detto che sotto il 20 per cento, per la Lega, non si sarebbe accontentato. Sembra essere caduto sotto la sua stessa parodia, Matteo Salvini: quel ‘meme’ che su Internet lo vede essere portatore di sventure per chiunque egli tifi, dopo alcune fortunose coincidenze sportive. La Lega, secondo le attuali proiezioni, sembra destinata ad affrontare un crollo clamoroso nella coalizione di centrodestra, ben dietro la fiamma tricolore di Giorgia Meloni e di quel caterpllar che è divenuto Fratelli d’Italia, passato da un misero 4% ad una solidissima percentuale a due cifre. Addirittura avanti solo di mezzo punto rispetto al Cav, imperturbabile higlander con la sua rocciosa base elettorale. Uno scenario desolante per il Carroccio, e per il suo Capitano decaduto, che dalla Waterloo del Pateete sembra non essere più stato in grado di recuperare consenso.

Se Atene piange, Sparta non ride. Gli anni di governo non hanno giovato al Partito Democratico che, complice la resurrezione del Movimento Cinque Stelle operata da Giuseppe Conte, si è ritrovato a dover gestire un’emorragia inevitabile di voti. Col rischio di scendere sotto i venti punti percentuali, Enrico Letta trema davanti all’idea passare alla storia come il segretario che ha condotto per mano il partito verso il baratro: mai così in basso, in una lenta agonia che era nell’aria dalla scissione renziana. Poco o nulla è stato fatto per rinnovare i dem, anzi: si è scelta la via della conservazione, che in una compagine dichiaratamente progressista si è rivelata – nel lungo periodo – un autogol clamoroso. impoverito di credibilità e soprattutto di elettori, il Pd deve fronteggiare ora l’amara realtà.

Mai la corona pesa così tanto come nei tempi difficili: e questi, per i due big, sono forse i più duri di sempre. Così duri da costare loro, molto probabilmente, testa, carica e reputazione. Rimane solo da vedere quanto tempo impiegheranno a recapitare le dovute lettere alle rispettive sedi.

Pietro Ranieri