Lettera a Maria Cristina Messa: “Perché è stata eliminata la possibilità di tentare l’ingresso a settembre, dopo la maturità dando modo di studiare durante l’estate?”
di Giuliano Vacca
ROMA/ISERNIA. Nuova modalità di svolgimento delle prove d’accesso per le facoltà di Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Veterinaria. Tra gli ultimi atti firmati dal ministro dell’Università Maria Cristina Messa c’è infatti il decreto che prevede, tra l’altro, due cambi importanti a partire dall’anno accademico 2023-2024: il test si potrà tentare già in quarto superiore; gli studenti avranno 4 tentativi in totale.
Nei confronti della modifica la reazione, però, non è stata unanime: qualcuno ha urlato “Finalmente”, tra questi lo stesso Ministero che ci tiene a sottolineare come la riforma incrementi il numero di tentativi e possibilità; qualcun altro invece ha storto il naso. Tra questi anche una ragazza di un istituto superiore di Isernia che nei giorni scorsi ha scritto al dicastero per manifestare le proprie perplessità.
I test, secondo il dl, si potranno svolgere o ad aprile o a luglio, non più quindi a settembre. Questo inevitabilmente, se per i ragazzi del quarto anno rappresenta un pretesto per organizzarsi al meglio, per quelli del quinto invece è un ostacolo: “Mi sono accorta – scrive la studentessa – di un enorme scoglio a cui noi maturandi siamo, purtroppo, costretti ad andare a sbattere (e sicuramente i danni non saranno lievi!): come faremo, infatti, ad affrontare una maturità e a pochi giorni di distanza un ipotetico test di accesso a una facoltà tanto importante? Come faremo a prepararci per entrambe le prove?”
“Potreste anche aver ragionato secondo la logica di un’istruzione italiana idilliaca – continua la ragazza – che prevede che un ragazzo esca da un percorso di cinque anni con un bagaglio culturale più che adeguato ad affrontare una prova del genere; ma, purtroppo, la realtà è un’altra e, credo, anzi spero, che la conosciate anche voi”
Inoltre, il test di medicina, che si svolgerà esclusivamente da pc anche se aule allestite dai vari Atenei, è basato sul Tolc-Med, un modello standardizzato che già da anni molti atenei utilizzano per l’accesso ai corsi a numero chiuso “locale”. La composizione: comprensione testo, 7 domande in 15 minuti; biologia, 15 quesiti in 25 minuti, chimica e fisica, 15 quesiti in 25 minuti, matematica e ragionamento, 13 quesiti in 25 minuti. A tal proposito, la studentessa nella sua missiva dice: “Bisogna anche considerare la difficoltà di questi nuovi tolc, i quali, avendo come predecessore il “temuto” test dalla fama tutt’altro che tranquilla, non fanno molto ben sperare. Perché, infatti, non lasciare le prove a settembre? Perché non dare l’opportunità di preparasi nei mesi estivi, con uno stato d’animo più tranquillo?”
Alle domande della ragazza è seguita la risposta dell’ufficio relazioni pubbliche del Ministero dell’Università. Risposta che però è risultata poco esauriente. L’Urp infatti si è limitato a riportare il link contenente le prime regole del caso per poi aggiungere soltanto “altre informazioni seguiranno, così da permettere a tutti gli studenti interessati di parteciparvi nelle migliori condizioni possibili”.
Non è difficile immaginare che questa risposta abbia rappresentato una delusione per la ragazza e per tanti coetanei che si trovano a vivere la stessa situazione, sapendo che una volta usciti dalle superiori saranno piene di ansie e paure e temendo che certi provvedimenti possano solo accentuare questi timori. “Non credo che sia questo il ruolo di uno Stato. – chiude la ragazza – Siamo le nuove generazioni, degne di avere sogni, degne di credere in questi ultimi. Spero che la mia mail, la mia voce, possa essere presa in considerazione. Cordiali saluti, una ragazza ma ancora prima una cittadina che ha ancora voglia di sperare nel buonsenso del suo paese.”