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Terremoto a L’Aquila, sentenza shock. Laura Ciolli: “Oggi li avete uccisi tutti un’altra volta”

La sorella di Danilo, una delle vittime molisane del sisma, commenta il verdetto del tribunale civile secondo cui ci sarebbe stato un concorso di colpa da parte di chi ha perso la vita tra le macerie


L’AQUILA/CAROVILLI. “Oggi li avete uccisi tutti un’altra volta”. Così Laura, la sorella di Danilo Ciolli, il 25enne universitario di Carovilli giovane vittima molisana del terremoto dell’Aquila.

Il commento è naturalmente alla sentenza di oggi del tribunale civile, secondo cui ci sarebbe stato un concorso di colpa da parte di chi quella maledetta notte del 6 aprile 2009 perse la vita tra le macerie. Una condotta incauta, secondo i giudici, quella di chi rimase in casa.

“La scossa della notte del 6 aprile – ricorda Laura in un post su facebook – fu preceduta da una lunga serie di scosse o sciame sismico. La sequenza si aprì con una scossa di lieve entità (magnitudo 1,8) il 14 dicembre 2008 e poi riprese con maggiore intensità il 16 gennaio 2009 con scosse inferiori a magnitudo 3,0 per poi protrarsi, con intensità e frequenza lentamente ma continuamente crescenti, fino all’evento principale.

Danilo Ciolli

Inizialmente, oltre alla zona dell’aquilano, fu interessata, come epicentro dell’attività, anche la zona di Sulmona (17 e 29 marzo 2009, magnitudo 3,7 e 3,9)”.

Il 30 Marzo 2009 Laura era a L’Aquila, in piazza Duomo. “Sono stata in fila 2 ore e 45 minuti insieme a Danilo – scrive ancora nel post – per parlare con esponenti della protezione civile. La nostra domanda fu chiara: ‘dobbiamo andare via?’ La risposta fu: ‘no, ragazzi, è tutto ok, l’energia si sta liberando piano piano. Non si possono prevedere i terremoti, ma possiamo certamente rassicurarvi. Il periodo più difficile è passato’. Vergognatevi. Oggi, li avete uccisi tutti, un’altra volta.

Ci tengo a specificare che la mia famiglia non si è costituita parte civile e non ha chiesto forme di risarcimento. È sempre stata nostra premura solo ricordare Danilo nel modo più dolce che possa esistere. Resta l’assurdità di una sentenza incredibile, che toglie valore a chi non c’è più e speranza a chi rimane, soprattutto a chi, come i membri delle Associazioni e dei Comitati vittime, continua a parlare di prevenzione e di sicurezza. E facendolo parlano anche per tutti noi”.

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