Isernia, auditorium stracolmo per ‘I colori del ritorno’ di Enzo Di Luozzo

Il concerto-evento per presentare il disco omonimo appena uscito, idealmente dedicato ai genitori: “Ho lasciato una scatola con dentro pezzi di ogni cosa”. GUARDA IL VIDEO


di Pietro Ranieri

ISERNIA. Una serata tra amici: così Enzo Di Luozzo definisce il clamoroso sold-out di ieri sera all’auditorium ‘Unità d’Italia’ di Isernia. La modestia dell’artista non fa trasparire ciò che è stato davvero: un concerto-evento, come in città se ne vedono pochi, per presentare il suo nuovo disco omonimo – come l’album del ’79 di Lucio Dalla – a raccordo di un percorso di vita e di musica costruito in tanti anni a suonare sui palchi e non solo.

Enzo, oltre a essere un affermato imprenditore locale, coltiva da sempre la passione della musica e della scrittura. Il suo album è una sorta di dichiarazione d’intenti, all’affacciarsi della maturità dei sessant’anni, un bilancio poetico delle sue esperienze, partendo dai primi concerti negli anni Settanta e passando per quella forse più nota, il Tratturo. “Anche se tracciare bilanci è qualcosa che si fa giorno per giorno, non solo quando si compiono sessant’anni”, ha raccontato l’artista a Giovanni Petta su Disisradio. “Si, è stata una bella serata. C’è gente che mi ha scritto perché non trovava parcheggio in zona e solo dopo ha scoperto che fosse ‘colpa’ mia…”. Il disco è idealmente dedicato ai suoi genitori: Enzo ha infatti perso il padre recentemente. “È un percorso partito cinque anni fa. Ci sono pezzi che fanno parte della mia vita da sempre. Ho lasciato una scatola con dentro pezzi di ogni cosa: quattro brani, insieme ad altri due incisi con Nicola Iorio ormai trentacinque anni fa e ad altri ancora, che rappresentano un po’ un mio lascito”.

Tanti amici e colleghi sul palco con lui, accompagnato da musicisti anche molto giovani. Tra gli altri, le guest star Carlo Fantini e Fabio Mancini, e la terza figlia di Enzo, che a inizio concerto, cantando, gli ha regalato un fiore. “La famiglia è tutto. È l’emozione. È il credere. È l’andare avanti”. Ma anche fuori dal palco: Enzo ricorda la fondamentale collaborazione con Marco Adami, arrangiatore de ‘I colori del ritorno’ e di altri brani presenti nel disco. E poi, il già citato Nicola Iorio. “Nicola è amico ancora prima del Tratturo. Abbiamo fatto un percorso vasto, complesso e anche completo. Sarebbe bello se i musicisti di oggi, i ragazzi, bravissimi anche sull’individualismo, riuscissero a mettersi insieme e a suonare qualcosa, partendo anche dal basso. Noi per suonare insieme facevamo anche i matrimoni, e poi il resto è venuto da sé”. L’amicizia, altro baluardo fondamentale: “Lavorare con Mauro Gioielli – co-autore di ‘Madonna che follia’ – è genio e sregolatezza. Non mi ha mai fatto mancare la sua presenza durante le sessioni di registrazione. Una volta abbiamo riscritto interamente il testo di una canzone, tra un take e l’altro, in mezz’ora. Erano tutti arrabbiati – ride – ma il risultato lo possono ascoltare tutti”. Spensieratezza e divertissement ma anche serietà e impegno. ‘Al mercato del piacere’, un brano scritto sempre con Gioielli che ricorda le sonorità del Baglioni di ‘Avrai’, è un racconto senza filtri sul tema della pedofilia, scritto negli anni Novanta ma che ancora oggi suona modernissimo e profondo. E poi l’amore in tutte le sue differenti tipologie, ascoltato, sviscerato, vissuto fino all’ultima goccia, con la musica che diventa importantissima come conforto, per far emergere certi sentimenti che altrimenti rimarrebbero chiusi in gola. Una terapia naturale, come raccontato in ‘Amore in apnea’. La solitudine, l’assenza, il dolore: “Condividere e ascoltare, tutti e con tutti, è fondamentale. Mio fratello mi diceva che dovremmo fare come un bambino che guarda sotto il tavolo: noi adulti non ci pensiamo mai, ma magari potremmo scoprire qualcosa di inaspettato”.

Un percorso musicale ampio, che va dalla musica classica, dai Pooh a Finardi, senza poter dimenticare i Genesis e il Banco del Mutuo Soccorso, perché con Vittorio Nocenzi Enzo condivide una grande amicizia: “Negli anni Settanta ero a Campobasso per un loro concerto e sognavo di poter essere come loro, di suonare con loro, essendo anche io tastierista. E oggi mi considerano un po’ il terzo fratello Nocenzi, lo dicono loro stessi, ed è un onore che ogni volta mi emoziona enormemente”. Un’amicizia che Enzo non ha mai mancato di condividere anche con Isernia e con il Molise. Come fa da tanti anni con la sua anima bella di poeta e artista, attraverso la sua musica unica.