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Regionali, i 12 ‘apostoli’ del centrodestra: ecco i primi nomi per la corsa a presidente

Soprattutto volti di Campobasso e Provincia. Tra di loro, ‘uomini’ di bandiera, sempreverdi e ambiziosi


di Giuliano Vacca

CAMPOBASSO/ISERNIA. Sono dodici i nomi attualmente in valutazione negli ambienti del centrodestra per quanto riguarda l’individuazione del candidato presidente della regione. Dopo il trionfo alle Politiche, nella coalizione molisana si respira già aria di nuova vittoria: i ‘capibastoni’ restano guardinghi per evitare crisi e rotture e, al tempo stesso, concordano nel voler affidare almeno per il momento la candidatura a una personalità della provincia di Campobasso, essendo più ricca di elettori. Tra di loro, uomini di bandiera, sempreverdi ed esponenti che hanno dichiarato la loro personale ambizione. Elencarli soltanto potrebbe sembrare banale, pertanto proviamo a tracciare l’identikit di ciascuno per tentare così di capire quali saranno i ragionamenti messi in campo dai leader dei partiti. 

CASA BERLUSCONI. Donato Toma, attuale governatore, non ha mai nascosto negli ultimi mesi la volontà di puntare ad un secondo mandato, affidandosi al brocardo del galateo partitico secondo cui un presidente che ha governato per 5 anni va ricandidato. Eppure, il commercialista non sarebbe gradito ai partiti alleati (Lega e Fratelli d’Italia soprattutto) e, secondo i beninformati, molte attuali quaglie del centrodestra potrebbero saltare nel centrosinistra qualora Toma dovesse venir riproposto. Per ‘tenerlo buono’, si potrebbe pure pensare di affidargli un incarico di importante, ancora da individuare. Sempre nel partito azzurro, circola il nome di Annaelsa Tartaglione. La coordinatrice regionale, attualmente senza cariche di prestigio, vorrebbe rifarsi candidandosi alla guida della regione e, mal che le vada, diventerebbe comunque consigliere d’opposizione. La donna, proprio come Toma, non sarebbe riconosciuta come leader sul territorio e anche Roma non sembra andar meglio, visto che i vertici di Forza Italia non sono riusciti a garantirle né la rielezione a deputato né la nomina a sottosegretario nel Governo Meloni. 

GIUNTA TOMA. Tre assessori del governatore potrebbero guidare la coalizione. Nicola Cavaliere, uomo forte di Forza Italia e da anni in giunta, avendo perso la partita da senatore, potrebbe chiedere il ‘risarcimento’. Vincenzo Niro, segretario regionale dei Popolari per l’Italia, da anni rivendica una posizione di rilievo per la sua area centrista che alle Comunali di Isernia, ma soprattutto Campobasso e Termoli, ha portato a casa eccelsi risultati superiori anche a quelli dei partiti tradizionali. Quintino Pallante è quello più in vantaggio dei tre: esponente storico di Fratelli d’Italia, ha guidato e vinto la campagna elettorale in Molise per le Politiche e, ora che il partito di Giorgia Meloni è il primo nel Paese, lui potrebbe essere l’uomo giusto al momento giusto. Per di più, quest’ultimo è tanto alleato di Toma quanto di Iorio, potrebbe quindi scaricarli e candidarsi autonomamente. 

I PRESIDENTI DELLE PROVINCE. L’attenzione, in questo momento, è puntata su Francesco Roberti e Alfredo Ricci. Presidente della provincia di Campobasso e sindaco di Termoli il primo, presidente della provincia di Isernia e sindaco di Venafro il secondo. Roberti avrebbe litigato con il suo partito, Forza Italia, in concomitanza delle Politiche. Eppure, nonostante questo strappo avrebbe dimostrato di essere comunque determinante, infatti, anche con l’aiuto dei voti garantiti da Roberti Costanzo Della Porta di Fratelli d’Italia è riuscito a diventare senatore. Ricci, invece, rappresenta il profilo giovane e moderato ma al tempo stesso di lunga esperienza che potrebbe dare un vento di innovazione alla coalizione. Ritenuto ‘troppo di Venafro’, potrebbe non venir sufficientemente votato soprattutto nell’hinterland di Termoli. Inoltre, c’è da chiedersi quanto Ricci piaccia a Patriciello: l’europarlamentare di Venafro, alle ultime Provinciali non aveva dato una mano a Ricci per darla invece al sindaco di Frosolone Felice Ianiro.

ALTRI DUE PRESIDENTI. Anche i nomi dell’attuale presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone e del già presidente della giunta Michele Iorio sono tra i papabili. Democristiani entrambi, il primo guida l’Udc mentre il secondo guida l’ala di Fratelli d’Italia contraria a Toma. Micone, secondo i rumors, avrebbe delle quotazioni stabili e potenzialmente in crescita: da un lato ha svolto il ruolo istituzionale di capo dell’assise di palazzo D’Aimmo ma dall’altro ha anche più volte bacchettato il governatore in carica. In aggiunta vive a Bojano, zona centrale del Molise ed equidistante da Venafro e da Termoli. Iorio merita un ragionamento più ampio: sicuramente non appoggerebbe un Toma bis o un nome a lui non gradito, in un caso simile potrebbe addirittura spaccare la coalizione come fatto alle comunali di Isernia; potrebbe però convergere su un nome in grado di unire la coalizione, a quel punto lui potrebbe supportarlo o candidandosi come consigliere regionale o facendo candidare qualche suo affiliato. Sua intenzione primaria è però correre direttamente come candidato presidente della Regione. Secondo quanto si apprende, starebbe gettando le basi cercando di convincere quante più persone, attraverso una modalità che potrebbe venir rivelata nelle prossime settimane.

SALVINI CHE DICE? A Michele Marone, avvocato, già assessore esterno in Regione in quota Lega e oggi consigliere giuridico del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, sicuramente non mancano i requisiti nel curriculum per una candidatura al vertice della Regione ma è pacifico ipotizzare che la Lega punterà il tutto per tutto sulla Lombardia e non sul Molise. 

DUE CIVICI. Nel 2018, prima di convergere sul nome di Toma, la sfida era tra Enzo di Giacomo, presidente del tribunale di Isernia, e Tecla Boccardo, segretario regionale della Uil. Il giudice, corteggiato da partiti e soprattutto da movimenti civici, rifiutò la corsa temendo di non vincere (in quell’anno infatti era forte la spinta dei 5 Stelle). La sindacalista, invece, ‘fino a un istante prima della decisione’ sembrava in pole position.  Per quanto entrambi siano ritenuti capaci e per quanto tutti e due abbiano ambizione, i due pagano lo scotto di non aver mai fatto politica e – in questo preciso momento storico in cui il centrodestra ha chiaramente la maggioranza parlamentare, senza larghe intese, e in cui vanta un premier politico – i partiti della Regione Molise vogliono imporre un presidente della Regione che non sia un tecnico ma che provenga dalla politica, anche interpretando i malumori dei cittadini che mal hanno sopportato Toma e Frattura.

Giuliano

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