HomeNotiziePOLITICA & ATTUALITA'Legge di Bilancio, Facciolla: “Dimentica il Sud. Si rischia un divario insanabile”

Legge di Bilancio, Facciolla: “Dimentica il Sud. Si rischia un divario insanabile”

L’intervento del segretario regionale del Pd


CAMPOBASSO. “Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana all’interno di una Legge di Bilancio non compaiono le parole Sud, Mezzogiorno e Meridione”. Lo evidenzia il segretario regionale del Partito Democratico Vittorino Facciolla.

“Qualcuno – afferma – potrebbe giustificare questa assenza dicendo che il Mezzogiorno va aiutato e rilanciato nell’ambito di politiche globali di sviluppo nazionali.

Questa affermazione potrebbe essere accolta se fossero state impostate strategie specifiche, ma in 71 pagine per 136 articoli non si scorge nulla di tutto ciò. 

Ad esempio non c’è traccia della proroga del credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali nelle Regioni meridionali e la misura in questo modo si esaurirà a fine 2022, così come si esaurirà a fine anno il credito di imposta in versione potenziata per le zone economiche speciali, anch’esso non pervenuto al momento. 

Qualche apertura sembra esserci per la decontribuzione sui contratti di lavoro.

Ma non basta.

Come opposizione Pd e  5 Stelle abbiamo giustamente denunciato la modifica del Reddito di Cittadinanza. Ma concentrandoci solo su questo e non alzando la voce sull’assenza di politiche di sviluppo per il Sud è come se stessimo sostenendo che il Reddito di Cittadinanza è l’unica misura vitale per il Mezzogiorno. 

In realtà il Sud dipende dal Pnrr che deve destinare il 40% degli investimenti al Mezzogiorno. La vera sfida è capire cosa accadrà nelle linee di politiche di sviluppo del Sud avendo il governo già dichiarato  che alcune opere saranno irrealizzabili entro giugno 2026, stimando 40 miliardi di investimenti ad altissimo rischio finanziati dal Pnrr e dal Fondo nazionale complementare”.

Ad avviso di Facciolla su questo terreno le opposizioni potrebbero lavorare congiuntamente “per indurre il governo – spiega – ad introdurre dei meccanismi di salvaguardia della quota mezzogiorno e non lasciare arbitrarietà agli enti titolari per la tutela del vincolo.

Se ciò non dovesse accadere si accentuerebbero  le differenze di sviluppo economico tra Nord e Sud, come  già attestato e denunciato recentemente da Bankitalia, con il rischio di disattendere uno degli obiettivi principali del Pnrr, quello di ridurre gli storici divari tra il meridione e il resto del paese.

In questo scenario l’autonomia differenziata diventerebbe la scossa perfetta che spezzerebbe definitivamente e insanabilmente il paese in due tronconi”.

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