Si chiude la vicenda finita in tribunale che vide protagonista l’ex consigliere comunale di Isernia
ISERNIA. Diffamazione: archiviate le accuse a carico di Stefano Testa.
I fatti risalgono all’estate del 2020, quando Testa, al tempo consigliere comunale di Isernia e capogruppo della Lega, era stato denunciato dalle titolari di una società cooperativa sociale che aveva in gestione un centro di accoglienza per cittadini stranieri nella città pentra.
“Secondo le denuncianti – si ricorda in una nota – l’indagato avrebbe offeso la loro reputazione riportando sul proprio profilo Facebook un articolo del quotidiano nazionale La Verità che riferiva di alcuni gravi episodi di fuga dal centro di accoglienza mentre le titolari del centro trascorrevano le proprie vacanze a bordo di un natante ormeggiato in una esclusiva località balneare”.
Accaduto che Testa stigmatizzò con la locuzione ‘comunisti col rolex’, enfatizzando il dato della militanza politica di una delle titolari della cooperativa in uno schieramento opposto al suo.
La Procura della Repubblica di Isernia dapprima formulò l’imputazione a carico dell’ex consigliere per il reato di diffamazione aggravata. Successivamente, accogliendo le argomentazioni difensive rese durante l’interrogatorio, propose richiesta di archiviazione riconoscendo come le espressioni denunciate, benché esposte “con l’uso di espressioni colorite”, fossero finalizzate a mettere in luce “il problema della gestione dell’immigrazione in Italia e degli utili conseguiti dalle cooperative”, dunque perfettamente lecite e contenute nel perimetro dell’esercizio del diritto di critica politica costituzionalmente sancito e tutelato dall’art. 21 della Costituzione.
Argomentazioni condivise dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Isernia, il quale ha disposto con decreto, l’archiviazione del procedimento affermando altresì come le esternazioni oggetto di denuncia non fossero lesive dell’altrui onore e decoro.
Stefano Testa è stato difeso dagli avvocati del foro di Campobasso Massimo Romano e Luca Di Carlo, i quali hanno espresso piena soddisfazione per l’esito del procedimento “che ha riaffermato la fondamentale rilevanza della libertà di espressione del proprio pensiero e del diritto di critica politica”.