Solidità difensiva, contropiedi velenosi e fortini inespugnabili la ricetta perfetta messa sul tavolo europeo dalle italiane che dominano le urne portando sei squadre ai quarti nelle tre competizioni


di Matteo Mongiello

ROMA. Solidità difensiva, contropiedi velenosi e fortini inespugnabili la ricetta perfetta messa sul tavolo europeo dalle italiane che dominano le urne portando sei squadre ai quarti nelle tre competizioni. La prima ad approdare nell’élite europea è stato il Milan di Stefano Pioli che, dopo aver vinto di misura l’andata in un infuocato San Siro grazie ad un gol di Brahim Diaz, è riuscita a domare le “bocche di fuoco” del ben più ricco Tottenham di Conte anche al New White Hart Lane, rischiando solamente negli istanti finali su un tentativo “alla disperata” di Harry Kane, annullato totalmente nel doppio confronto dall’ennesima scoperta targata Maldini-Massara Malick Thiaw, che si spegne tra i guantoni di un ritrovato Mike Maignan, fondamentale per innalzare nuovamente il muro sul quale il Milan ha fondato la base del successo dello scorso anno e che sembrava essere soltanto un lontano ricordo in questo inizio thriller di 2023.

A distanza di una settimana spetta all’altra squadra di Milano difendere con le unghie e con i denti il vantaggio minimo ,creatosi all’andata grazie al primo gol europeo dal ritorno in Italia di Romelu Lukaku ,arrivato in “zona cesarini” dopo un vero e proprio assalto durato per tutti i 90 minuti alla porta di Diogo Costa ,costretto a raccogliere la palla dalla rete nel finale in seguito alla ribattuta del belga ,più lesto di tutti a reagire al palo colpito sulla conclusione precedente. La partita dell’Inter al “do Dragao” è prettamente attendista -quasi ad emulare la prestazione dei cugini la settimana precedente- e proprio per non essere da meno al suo collega a salire in cattedra nel finale è l’estremo difensore Andre Onana , protagonista assoluto (insieme ai legni) con un miracolo al 94’ su un colpo di testa da posizione ravvicinata del bomber iraniano Taremi che strozza l’urlo dei 48000 portoghesi costretti a salutare la competizione e a pagare caro la sconfitta contro un italiana dopo i precedenti exploit con Milan e Juventus nelle passate stagioni.

Ad avere vita più facile -probabilmente sin dal sorteggio di Nyon- è stato sicuramente il Napoli, dominatrice della Serie A ,che continua a dimostrare il miglior calcio d’Europa (a detta del sicuramente più fornito Guardiola con il suo Manchester City) che ,dopo aver vinto a domicilio al Deutsch Bank Park di Francoforte grazie al suo bomber Osimhen e al suo capitano Di Lorenzo, è riuscita a replicare la prestazione fornita in terra tedesca anche al Maradona appesantendo il passivo sempre con “l’uomo mascherato”- protagonista con una doppietta- e con un rigore perfetto di Zielinski, nuovo rigorista degli azzurri dopo l’errore nella gara di andata di Khvicha Kvaratskhelia, fortunatamente ininfluente nel computo totale per la squadra di Luciano Spalletti che approda per la prima volta nella storia ai quarti e dopo diciassette anni riporta tre squadre italiane ai quarti della competizione.

Dopo la cocente eliminazione dalla Champions e la penalizzazione in campionato l’obiettivo principale della Juventus è diventata l’Europa League- unico corridoio percorribile per tornare nell’Europa che conta- e i bianconeri ,nonostante defezioni importanti come quella di Di Maria e con un Pogba alle prese con oramai regolari guai fisici , non deludono le aspettative riuscendo a battere anche in trasferta un ottimo Friburgo penalizzato, così come il Nantes nel turno precedente, dall’inferiorità numerica per la quasi totalità dell’incontro e troppo debole individualmente per impensierire Szczesny che con un altro Clean Sheet proietta la squadra di Allegri -ancor di più dopo l’eliminazione a sorpresa della più quotata Arsenal- come principale favorita insieme al Manchester United per alzare la coppa il 31 maggio nella finale della Puskas Arena .

Chi sogna di bissare un successo europeo dopo quello dello scorso anno in Conference League è la Roma dello “Special One” Jose Mourinho che non ferma la sua “campagna di conquista” eliminando gli spagnoli del Real Sociedad- in piena lotta per uno dei primi quattro posti in Liga così come i giallorossi in Serie A- rimasti a secco anche a San Sebastian grazie ad un pizzico di fortuna oltre alla solita maestria di un leader come Chris Smalling – abituato a questi palcoscenici e già possessore del trofeo con lo United – rinato a Roma dopo anni bui e sempre pericolo pubblico numero uno nell’area avversaria come ieri sera dove solo il Var ha negato la gioia all’inglese mantenendo inutilmente vive le flebili speranze del Sociedad, spente definitivamente al fischio finale del rumeno Kovacs.

Il bilancio nelle coppe della Fiorentina è sicuramente molto più positivo rispetto a quello che riguarda il campionato – solamente undicesimo posto per la viola – e ,dopo aver conquistato la semifinale di coppa Italia, prosegue anche il cammino in Conference League battendo i turchi del Sivasspor segnando altri quattro gol in trasferta dopo quelli realizzati ai sedicesimi al Braga grazie all’alternanza fondamentale tra Jovic – capocannoniere della competizione- e Cabral – rinato in questo 2023 con sette gol nelle ultime otto e secondo giocatore ad andare in doppia cifra di reti nella storia della competizione dopo Cyril Dessers -oltre ad un Barak versione “Verona 2021-2022”  che tiene vivo il sogno di una città intera di raccogliere lo scettro dalla Roma e mantenere il trofeo in Italia per il secondo anno consecutivo.

L’unica nota dolente di questi ottavi di finale è rappresentata dalla Lazio di Maurizio Sarri ,costretta ad abbondonare la competizione sconfitta per mano dell’AZ sia all’andata che al ritorno con lo stesso risultato (2-1) e oramai con la testa solamente al derby di domenica che può valere una stagione intera (dallo scontro dell’Olimpico uscirà probabilmente la quarta partecipante alla prossima coppa dalle grandi orecchie) ma che dovrà ovviare all’assenza del bomber Ciro Immobile, ai box per infortunio e mai sostituito a dovere da un vice in grado di non far sentire la mancanza dal punto di vista realizzativo.

Negli anni in cui è la disparità economica a fare da protagonista tra le maggiori potenze europee quella di questa stagione è probabilmente la più grande possibilità che ha il calcio italiano di dimostrare che le differenze si fermano solamente ai portafogli più “farciti” degli sceicchi rispetto ai nostri “modesti” magnati e che dal punto di vista tecnico il nostro movimento non ha nulla da invidiare- almeno nel presente- al “Guardiolismo” o all’ “El Dorado” del Real Madrid.