Categories: CRONACA

Donna trucidata a martellate, il racconto shock del vicino che provò a fermare Padovani

Emergono nuovi dettagli sull’omicidio compiuto lo scorso mese di agosto dall’ex giocatore dell’Agnonese Calcio. Il 3 maggio la prima udienza del processo con rito immediato


BOLOGNA. È fissata per il 3 maggio prossimo, davanti alla Corte d’Assise a Bologna, il processo per omicidio nei confronti di Giovanni Padovani, l’ex giocatore dell’Agnonese Calcio in carcere da agosto per avere ucciso a martellate la ex compagna Alessandra Matteuzzi, 56 anni.

Lo ha stabilito il giudice per le indagini preliminari Andrea Salvatore Romito, dopo aver accolto la richiesta di giudizio immediato firmata dai pm Lucia Russo, Francesca Rago e Domenico Ambrosino.

In attesa dell’inizio del procedimento, emergono nuovi dettagli sull’assassinio della scorsa estate.

Come riporta Tgcom 24, un vicino della 56enne ha assistito al delitto e, sentito qualche giorno dopo dalla Squadra Mobile, ne ha descritto le fasi. “Non mi era mai capitato in vita mia di assistere direttamente a una scena così cruenta”, ha detto l’uomo, che intervenne per tentare di calmare il 27enne calciatore dilettante, quando però ormai era tardi, perché aveva già colpito Alessandra con un martello, con una panchina e con calci e pugni anche quando era già priva di sensi. Il vicino, che si frappose tra l’indagato e la vittima per impedirgli di infierire ulteriormente, ha riferito che Padovani a un certo punto raccolse da terra il telefono della donna, iniziò a scorrere le chat “aprendone alcune per farmi vedere il contenuto e aggiungendo: ‘Guarda, vedi che mi tradisce'”.

La testimonianza è agli atti dell’indagine della procura. “Per me le condotte che il ragazzo portava avanti erano quelle di una persona scossa, ma comunque centrata, presente e attenta a quello che stava facendo”. Un’altra vicina, anche lei intervenuta richiamata dalle urla, ha confermato che “la scena era tremenda”. “Lui – ha aggiunto – era lucido, freddo e dicendogli di smetterla ho afferrato la panchina riuscendo a distanziarla da loro, trascinandola, lontana dal corpo di lei”. Padovani avrebbe ripetuto a chi era lì: “Non ce l’ho con voi” e “Tanto in carcere ci vado”.

Deborah

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